A San Pietro saranno celebrati i funerali di Papa Franceco, morto lunedì scorso all’età di 88 anni. Tanti sono i fedeli che hanno visitato salutando per l’ultima volta il Pontefice argentino e ne hanno ricordato le doti umane, la missione pastorale e evangelica al servizio degli umili, degli ultimi e dei bisognosi. Un Pontefice amato da tutti che ha lasciato un ricordo davvero indelebile per la sua semplicità nei gesti, il suo linguaggio universale e legato ai valori dell’amicizia, del rapporto fraterno con tutti. Un Papa, che passerà alla storia per l’uscita durante la pandemia quando decise di dirigersi verso la Chiesa di San Marcello al Corso e pregare nella speranza che la pandemia fosse debellata al più presto.

Il mondo guarda a San Pietro con aria preoccupata e tra i tanti argentini, italo-argentini il ricordo di Jorge Mario Bergoglio resta davvero indelebile. Tra questi c’è sicuramente Vittorio Noviello, ha lavorato in un centro di aggregazione per emigrati, nato in Italia a Rivello il 27 giugno 1951, italo-argentino, che ha vissuto tutta la vita in Argentina trasferendosi a Potenza nel 2018.

Noviello ha vissuto in Argentina, i suoi genitori si sono trasferiti nel Paese sudamericano, a Rosario nel 1953. Come vive la morte di Papa Francesco?

«Con molta tristezza perché è un Papa che ha dato molto alla Chiesa, sempre con il pensiero ai poveri, alla guerra, voleva che il conflitto finisse. Questo è un Papa diverso dagli altri Pontefici, mancherà molto la sua presenza e principalmente i suoi messaggi, saggi, pieni di speranza. Ogni volta che lo ascoltavo, era un messaggio di amore, di fraternità e voglia di fare bene sempre all’umanità».

Francesco con gesti semplici e le sue frasi, ha fatto breccia nel cuore di tutti, cosa pensa?

«Si, tanti messaggi che adesso che manca, sicuramente avranno un importanza mondiale, arriverà ad ogni confine della terra, erano messaggi che facevano bene all’umanità».

Come vivono i suoi parenti in Argentina la morte di Bergoglio?

«I miei parenti, la mia famiglia sono dispiaciuti perché era un Papa molto amato. Era un Pontefice argentino, nato in Argentina ma che faceva parte dell’umanità, adesso è nel cuore di tutta l’umanità».

Francesco ha dato vita a momenti di integrazione sportiva, appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, ex portiere del San Lorenzo, appassionato di Maradona, amava il tango era sanguigno, cosa pensa?

«Certo il tango era la sua passione ma anche il calcio, tifoso del San Lorenzo, e sui social ha dato un messaggio ai giovani, gli piaceva parlare dei giovani, erano la sua preoccupazione. Era un Pontefice che faceva molto, con i suoi propositi per fare bene ad ogni settore».

Con la morte di Francesco, le guerre di Gaza e Ucraina possono rallentare il processo di pace soprattutto in Medio Oriente?

«Certamente si, era un Papa che cercava in tutti i modi di finire queste due guerre. La pace arriverà prima o poi».

Il suo desiderio per il prossimo Pontefice?

«Non sarà facile trovare una figura con il carisma di Francesco, penso si debba continuare con il profilo che ha caratterizzato Bergoglio, vediamo, ho fiducia che sarà un Papa come Bergoglio».

Il Papa ha parlato ai giovani, cosa pensa?

«Sempre si avvicinava alla gente, gli piaceva stare con la gente, non soltanto i giovani, i bambini, gli anziani, i carcerati, era una persona umile e si avvicinava al cuore della gente, arrivava profondamente ai desideri della gente e alle persone che gli volevano bene».

 

di Francesco Menonna

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