In Appello completamente riformata la sentenza di condanna con cui si era concluso a Potenza, nel 2021, il processo di primo grado: per l’imprenditore venosino Salvatore Prago assoluzione piena con la formula «perché il fatto non sussiste». La Corte di Appello di Potenza ha così concluso per l’infondatezza dell’accusa di usura. I fatti risalgono al 2013 e sono collegati alla vendita di un’automobile dal valore di circa 15 mila euro da parte di una concessionaria e tramite ricorso ad una finanziaria. Prago ha sostenuto due gradi di giudizio in qualità di gestore dell’autosalone. L’inchiesta prese avvio dalla denuncia dell’acquirente. Durante il dibattimento, decisive a dirimere la questione della sussistenza o meno del tasso usurario, come poi risultato in Appello, sia la perizia del consulente del Pubblico ministero che l’escussione testimoniale della stessa parte offesa, nonchè della coniuge. Appreso il verdetto assolutorio, così l’imprenditore ha commentato a Cronache: «Bisogna avere fiducia nella giustizia, sempre e nonostante tutto, nonostante anni di umiliazioni, persecuzioni». «Devo ringraziare in primis la mia famiglia che mi è stata sempre vicina e che mai mi ha abbandonato neanche nei momenti più bui e difficili – ha aggiunto Prago – e poi un ringraziamento speciale va all’amico ed avvocato Cassotta ed alla sua memoria. Giorgio ci hai lasciato troppo presto. Ringrazio anche i miei amici ed avvocati Rosario Marino del Foro di Foggia e Giuseppe Lomuti del Foro di Potenza. Grazie a questi tre amici ed avvocati e grazie alla mia determinazione e voglia di credere alla giustizia che dopo ben 13 anni e tanti processi sono stato assolto con formula piena per non aver commesso i fatti a me imputati. Ora grido la mia innocenza dopo tante lacrime versate».