Se fossero esistite le quote Snai sul fatto che Pinto sarebbe fuggito dalla competizione elettorale di Matera sarebbero state bassissime. Così come bassissime sarebbero state le quote sulle sue motivazioni che avrebbero accusato la politica di non essere all’altezza, i cittadini di essere collusi e la città di essere impreparata. Conosciamo bene l’arroganza dei moralisti, il loro immotivato senso di superiorità e la loro capacità di tirare i remi in barca quando la partita diventa seria e ci si deve misurare con il consenso reale e non si può più fare finta che la volontà popolare è da tutt’altra parte e non bastano più i like su facebook e le condivisioni dei post.
LA CARICA FRANCESE
Era il 21 febbraio quando L’Avv.Pinto pubblicava un post su facebook con il quale annunciava di voler cambiare la storia di Matera e della politica. “Matera laboriosa, che produce beni e servizi, onora impegni, opera tra mille difficoltà, estranea alle alchimie elettorali, che ha una visione realistica del presente e del futuro della Città e della regione, ha deciso di far sentire la sua voce con il progetto “Matera protagonista” in Lucania”, queste le parole scritte con il fuoco su Facebook. Mancava solo il riferimento alle demoplutocrazie che governano il mondo e che vogliono affamare il Popolo e sarebbe stata la dichiarazione di guerra perfetta. L’appuntamento per la fondazione del movimento rivoluzionario era fissato per il 15 marzo al San Domenico con «l’obiettivo immediato, in linea con tale impostazione di affidare l’Amministrazione civica a persone competenti, fedeli all’Istituzione, che siano responsabili del loro operato». Tracciando anche l’identikit dei «nuovi amministratori che dovranno essere in grado di non subire inefficienze della burocrazia comunale, indirizzandola proficuamente per una buona erogazione di servizi». A leggere le parole di Pinto la Città non attendeva altro che il suo intervento per essere salvata. Come un novello Don Chisciotte della Mancia partiva lancia in resta contro i mulini a vento della sua fantasia, sperando di finire tra le stelle ma con l’effetto finale di essere scagliato nel fango.
LA RITIRATA SPAGNOLA
Per non annoiare il lettore su un fatto politico marginale fino all’irrilevanza evitiamo tutta lunga tiritera di dichiarazioni con le quali il nostro intemerato Pinto denunciava «l’opera dei soliti noti, appassionatamente insieme, che ora parlano di buona politica cui si è aggiunto il beato angelico da Senise» a causa dei quali «stiamo vivendo un periodo di normalizzazione di inefficienze e carenze di servizi pubblici essenziali, scempi del territorio, pessima gestione delle ricchezze e risorse paesaggistiche e naturali lucani, ad iniziare all’acqua, dagli idrocarburi ecc…». Il finale della storia era già scritto all’inizio e non poteva che essere la rancorosa e brontolante ritirata dalla competizione anche questa annunciata a mezzo social dai maestri del virtuale troppo distanti dalla concretezza del reale per poterne avere il contatto. Il preambolo della dichiarazione di resa non poteva che denunciare il malaffare che inquina la politica, la condizione di cattiva politica che costringerà i cittadini a votare il meno peggio, gli inciuci ed il trasformismo che non fanno il bene della città e tante altre cose ancora di cui sono piene le retoriche inconcludenti dei moralisti. La conclusione, prevedibile come il sorgere e il tramontare del sole, non poteva non contemplare la “decisione di non partecipare alle prossime elezioni comunali, con il proposito e la consapevolezza di voler proseguire, senza condizionamenti e con maggiore determinazione e incisività, il percorso intrapreso per la tutela del “bene comune” dei Materani e dei Lucani”. In pratica siccome “la politica è altra cosa”, pur sapendo di essere il meglio possibile l’Avv. Pinto e Matera Protagonista decidono di non partecipare alla competizione elettorale. Nulla di trascendentale, è un modo come l’altro per non ammettere di non avere seguito, di non essere in grado di presentare le liste e di competere. Una dichiarazione che contiene in nuce l’arroganza di chi non ha neanche l’onestà di prendere atto della realtà e, quindi, si riserva il diritto di continuare a brontolare puntando il dito contro chi, a volte anche sbagliando, decide di provare a mettersi davvero al servizio della propria comunità verificando la presenza e l’entità del consenso rispetto alle proprie proposte.
UNA LEZIONE PER TUTTI
La nostra regione è funestata dalla presenza di questi “professionisti” del moralismo. Persone che dietro i computer, utilizzando social e comunicati stampa immaginano per loro stessi il ruolo di grandi paladini. Li leggiamo ogni giorno nei loro scritti, li vediamo quotidianamente mentre dicono che nessuno di quelli che governa o prova a governare è capace di fare alcunchè, pronti ad additare al pubblico ludibrio chiunque e sempre con il petto gonfio di chi ha la soluzione a tutti i problemi. Alla prova dei fatti si rivelano per quello che sono, interpreti non brillanti del quotidiano Miles Gloriosus che impongono a tutti noi. Nella nostra linea editoriale non abbiamo mai avuto paura a qualificarli per quello che sono. Loro non ne prenderanno mai atto della siderale distanza che c’è tra le loro idee e le esigenze del popolo. La speranza è che la parabola discendente del Pirgopolinice di Matera serva per far comprendere a tutti il vero valore di chi dice di voler cambiare il mondo ma non ha la forza e il coraggio di rischiare la prova del consenso. Chi vuole cambiare la società facendo politica deve dedicarsi ad essa, concentrare su quella le sue energie, sforzarsi di comprendere la complessità della società, avere l’umiltà di incrociare le esigenze della gente ed evitare lo sguardo altero di chi ha le mani pulite per il semplice fatto di non averle mai usate per fare alcunchè. La politica è bella, troppo bella per essere banalizzata dal rancore di chi crede di essere migliore di tutti.
Di Massimo Dellapenna