Il Tribunale di Potenza, in composizione monocratica, ha condannato Giusi Cavallo e Michele Finizio di Basilicata 24 alla pena di 600 euro di multa, oltre il pagamento delle spese processuali, nonché al risarcimento dei danni, in favore della costituita parte civile, da liquidarsi in separata sede, più alla rifusione delle spese di costituzione nel giudizio di primo grado sostenute dalla parte civile, liquidate, dal Giudice Giovanna Battista, complessivamente in 2mila e 120 euro per onorario oltre Iva, Cpa e spese forfettaria come per legge. Tema della controversia, la diffamazione a mezzo stampa relativa a un articolo di Basilicata 24, risalente al 2020, avente ad oggetto alcune questioni riguardanti il Consorzio industriale di Potenza e l’operato dell’allora Commissario Francesco Pagano. Cavallo e Finizio hanno fatto sapere: « Faremo appello». La redazione ha raggiunto l’ex Commissario straordinario del Consorzio industriale per alcune domande.
Avvocato Pagano, giustizia è stata fatta?
«Si, sono estremamente soddisfatto. Mi sono approcciato al ruolo di Commissario straordinario del Consorzio Industriale della Provincia di Potenza con grande determinazione, ma anche con prudenza e attenzione mettendo quotidianamente in pratica la diligenza del buon padre di famiglia, una bussola che ha orientato ogni mia azione. Le difficoltà finanziarie dell’Ente con alcuni pignoramenti in corso, erano note a tutti e con grande difficoltà ho provato a fronteggiare tutte le emergenze. Dal nulla mi sono ritrovato su tutti i social network come responsabile delle spese pazze. Una situazione davvero intollerabile»
Di cosa si tratta?
«Alcune ricostruzioni, fantasiose e prive di fondamento, hanno descritto la mia gestione poco trasparente definita come “la solita corsa all’incasso di alcuni amici, targati dalla politica, appena in tempo prima del crollo del palazzo”. Parole davvero pesanti»
Cosa resta di questa vicenda?
«Ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Chi mi conosce non ha mai dubitato della mia onestà, chi non mi conosce oggi potrà avere un quadro più preciso rispetto a quanto accaduto nel 2020. Da un punto di vista personale, il mio, è un nome pulito e la mia moralità non è messa in discussione. Da un punto di vista amministrativo durante quel periodo certamente complesso sono state poste le condizioni per arrivare ad Apibas e alla liquidazione del Consorzio. Avrei potuto nascondermi dietro questo incarico, avrei potuto continuare a chiedere alla Regione Basilicata ulteriori risorse contribuendo a procrastinare i problemi e ad alimentare un sistema consortile che ormai non aveva più possibilità di resistere. Non l’- ho fatto, proprio in virtù della diligenza del buon padre di famiglia. Ho palesato a più riprese al presidente Bardi e in Commissione consiliare la grave situazione del Consorzio che offriva servizi sottocosto maturando ingenti debiti. Ho contribuito a risolvere un grande problema ed ho sempre agito in piena ed indiscutibile trasparenza»