È GIUSTO INFORMARE
Elkann in audizione in Parlamento: «Il nuovo ceo di Stellantis sarà annunciato entro la prima metà dell’anno»
Dice John Elkann, intervenendo in audizione in Parlamento:
«Ci siamo preparati all’audizione di oggi con grande attenzione; perché per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale. Di questa nostra lunga storia, la storia della Fiat che ora è diventata Stellantis, noi siamo, io personalmente lo sono, molto orgoglioso»
«Intervengo come responsabile della gestione operativa di Stellantis, incarico che ho ricevuto dal cda lo scorso 2 dicembre 2024 a seguito delle dimissioni di Carlos Tavares. La sua successione sta procedendo secondo i tempi stabiliti: il nuovo ceo di Stellantis sarà annunciato entro la prima metà dell’anno», prosegue il presidente del gruppo automobilistico italo-francese.
19.03.2025 di CARLO TERZANO

Stellantis, cosa ha detto John Elkann in parlamento
Alla fine John Elkann a Roma ci è arrivato.
Mercoledì 19 marzo, in Aula per presentare il Piano Italia di Stellantis e rassicurare il mondo della politica che il gruppo italo-francese non ha alcuna intenzione di abbandonare la Penisola.
Anche se i freddi numeri della produzione raccontano tutt’altra storia: nel 2024 gli stabilimenti italiani hanno sfornato 475.090 vetture e veicoli commerciali, un numero ben distante dal milione richiesto dal governo
Storia allarmante soprattutto per i sindacati, secondo i quali i livelli produttivi sono tornati di colpo a quelli del 1956
Ma, soprattutto, in Aula per ricucire lo strappo con l’esecutivo tricolore che si era registrato nella fase ormai calante dell’era Tavares, quando l’allora amministratore delegato aveva avviato una prova muscolare con Roma che era sfociata perfino in una inedita querelle sul nome dell’Alfa Romeo Milano e sui tricolori presenti sulle carrozzerie della microcar Fiat Topolino (realizzata in Marocco) e della 600 (assemblata in Polonia).
Un rapporto da ricucire
Ma cosa ha detto? Defenestrato il top manager portoghese Carlos Tavares ora John Elkann sembra intenzionato a tendere la mano alle istituzioni.
E lo ha fatto presentandosi davanti alle Commissioni riunite Attività produttive della Camera e Industria del Senato dopo aver rifiutato lo scorso autunno l’invito del parlamento a spiegare le ragioni del gruppo. Un rifiuto che non era piaciuto affatto né alle Camere (con maggioranza e opposizioni una volta tanto compatte nel biasimare tale scelta) né a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ospite di Bruno Vespa aveva sibilato:
“Temo che a John Elkann sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana”, aggiungendo: “Siamo una repubblica parlamentare, questa mancanza di rispetto verso il Parlamento me la sarei evitata”
Il governo disponibile a riappacificarsi con Stellantis
Ma il nuovo corso auspicato da Elkann ha subito trovato sponda nell’esecutivo che è del resto consapevole che senza Stellantis l’Italia perderebbe ogni possibilità di toccare palla nel settore dell’auto, non essendo ancora riuscita ad attrarre investimenti di marchi esteri per aprire sul territorio nazionale hub e gigafactory (il governo corteggia da tempo tanto i marchi cinesi quanto Tesla ma con scarsi risultati). Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, poco prima dell’audizione ha detto di essere sollevato dal fatto che il gruppo “abbia deciso di preservare gli stabilimenti italiani, garantendo i livelli occupazionali con investimenti di due miliardi per nuove piattaforme e nuovi modelli oltre a contratti di fornitura per sei miliardi di euro”.
Elkann: “Senza Stellantis non ci sarebbe l’auto italiana”
Questa volta Elkann non si è presentato davanti ai parlamentari “solo” in qualità di presidente e azionista del Gruppo, ma nelle nuove vesti di amministratore delegato ad interim e pro tempore di Stellantis in attesa della nomina del nuovo ad che dovrebbe arrivare entro giugno, come ribadito proprio quest’oggi dallo stesso numero uno di Stellantis.
“L’Italia per Fiat e Fiat per l’Italia – ha detto Elkann – hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora molto: industria, lavoro, sviluppo, innovazione ma anche solidarietà, cultura, responsabilità e progresso sociale”. “Se non ci fosse Stellantis non ci sarebbe l’auto italiana – ha avvertito –, come l’informatica italiana è scomparsa dopo l’Olivetti o la chimica con la Montedison”, rivendicando che l’azienda, spesso accusata dai detrattori di aver usufruito di abbondanti contributi pubblici, ha difeso l’occupazione (con buona pace del fatto che il gruppo a fine 2023 contava 42.700 dipendenti contro i 52.740 del 2021, per un dimagrimento dell’organico del 20% in soli tre anni).
Allo stesso modo Elkann ha ricordato il ruolo di contribuente di primaria importanza per il fisco (“Negli ultimi 20 anni il gruppo ha pagato 14 miliardi di imposte all’erario”). Nel medesimo periodo gli investimenti sono stati pari a 53 miliardi “a fronte di contributi pubblici pari a un miliardo”, ha sottolineato il presidente di Stellantis.
Quanto agli impegni assunti al tavolo del ministero del Made in Italy occorre fare i conti col periodo contingente: “Il 2025 – evidenzia Elkann – sarà un altro anno difficile: il mercato Italia nei primi due mesi è in contrazione del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; dal 2026 si prevede un aumento della produzione grazie al lancio di 10 nuovi aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi”.
Mancate risposte sul futuro di Maserati e di Termoli
Il presidente di Stellantis sgrana numeri come un rosario (“Dalla sua nascita il gruppo ha acquistato servizi e componenti dalla filiera italiana dell’auto per un valore di 24 miliardi di euro, che diventeranno 30 alla fine del 2025”) ma evita di dare risposta ai quesiti impellenti, per esempio quelli sul destino dei marchi italiani oggi in crisi.
Laconico il commento sulla situazione in cui versa la scuderia del Tridente: “Stiamo lavorando al futuro di Maserati che è indissolubilmente legato all’Italia, a Modena e alla Motor Valley”, mentre chi attendeva news sulla gigafactory di Termoli è rimasto ugualmente deluso dato che Elkann rinvia tutto a ciò che farà la Automotive Cells Company, la joint venture tra Mercedes-Benz e TotalEnergies di cui però fa anche parte la stessa Stellantis, spiegando di essere “in attesa che ACC renda noto il suo piano”.
La giornata di oggi comunque è servita per avere ufficializzazione che il gruppo conferma gli impegni presi con il dicastero del Made in Italy lo scorso 17 dicembre. Non è dato sapere se con il piano per l’Italia ripartirà davvero l’automotive italiana, ma quel che è certo è che oggi è ripartito il dialogo tra Stellantis e governo.
COMUNICATO STAMPA UIL UILM
Audizione Elkann in Parlamento: Tortorelli (Uil) e Lomio (Uilm), servono garanzie concrete sul futuro di Melfi e del suo indotto
Prendiamo atto delle dichiarazioni del presidente di Stellantis, John Elkann, in audizione alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato che confermano il ruolo centrale dell’Italia nella strategia di Stellantis, ma al tempo stesso evidenziamo le sfide che il settore sta affrontando. Il programma confermato da Elkann per Melfi è quello per il quale sindacati e lavoratori si sono spesi e che è atteso alla prova dei fatti. A Mellfi, è già installata la piattaforma STLA Medium, è in fase di lancio la nuova DS N°8. Parallelamente sono iniziate le attività preliminari per la produzione della nuova Jeep Compass (sia elettrica che ibrida) che sarà ordinabile tra poco. Inoltre, dallo stabilimento lucano nel 2026 usciranno anche la nuova Lancia Gamma e la nuova DS N°7. Tutti questi modelli (tranne la DS N°8) saranno anche ibridi.
Nelle parole del presidente Stellantis c’è un chiaro messaggio di orgoglio per i risultati raggiunti, ma anche una narrazione che sembra giustificare certe scelte aziendali, come l’orientamento globale della produzione. Dal punto di vista sindacale, come UIL e UILM Basilicata, sottolineiamo che, se da un lato è positivo il riconoscimento del valore della produzione italiana, dall’altro servono garanzie concrete sul futuro di Melfi e del suo indotto. La conferma della produzione di modelli ibridi è un passo avanti, ma senza un’accelerazione del cronoprogramma e senza una strategia chiara per le aziende della filiera, il rischio di perdere posti di lavoro resta alto. Di qui l’urgenza di attuare misure concrete per l’area di crisi complessa, riconoscendo le difficoltà strutturali del territorio e promuovendo politiche di riqualificazione delle competenze per i lavoratori della filiera, che devono essere accompagnati nella transizione industriale con percorsi formativi adeguati. In questo contesto, è fondamentale anche una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, affinché possa garantire una reale tutela ai lavoratori senza gravare in modo eccessivo sulle aziende. Per questo chiediamo l’anticipo degli oneri legati agli sgravi sugli ammortizzatori sociali per sostenere i lavoratori in questa fase critica.