Un licenziamento che ha sconvolto la vita di un padre di famiglia, quello di un lavoratore che, pur avendo semplicemente rispettato il proprio contratto collettivo nazionale, ha trovato la porta chiusa dalla sua azienda: è questa la storia di Enzo Claps operatore di Acta Spa, la Municipalizzata che gestisce tra le altre cose il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti a Potenza. Claps insieme ad un altro suo collega sono stati licenziati lo scorso mese di agosto e da allora è iniziato l’incubo. Come racconta a Cronache lo stesso Claps, lui ha perso il lavoro per «motivi disciplinari, dopo aver preso una posizione ferma contro il sovraccarico dei mezzi aziendali», un problema che l’azienda, secondo la sua versione, non ha mai voluto risolvere. Dopo aver ricevuto un verbale per il sovraccarico, ha rifiutato di uscire con i mezzi in condizioni non sicure, ricordando che la legge e il contratto collettivo nazionale non gli consentivano di accettare carichi di lavoro eccessivi: «Mi attenevo alle mie mansioni specifiche come previsto dal contratto, ma sono stato punito per aver chiesto solo di rispettare la legge», ha dichiarato. «Ho presentato ricorso e ora devo aspettare che la giustizia faccia il suo corso», ha spiegato, mostrando speranza ma anche una grande delusione per come la vicenda è stata gestita. La situazione lavorativa, già difficile prima, ha avuto un impatto devastante sulla sua vita familiare. Con tre figli da mantenere e una situazione economica precaria, Claps racconta di aver visto la sua vita precipitare in un vortice di difficoltà personali che lo ha portato persino alla separazione da sua moglie: «Adesso la mia famiglia è distrutta, la mia vita è rovinata», ha concluso con un to- no carico di tristezza e frustrazione. Motivazioni diverse, stessa sorte per un altro operatore Acta licenziato sempre ad agosto scorso. La sua esperienza racconta la lotta di un uomo che, nonostante le sfide della vita e le difficoltà legate alla sua salute, ha cercato di continuare a lavorare con impegno e dedizione. Assunto nel 2000 grazie alla legge che tutela le categorie protette, ha ricoperto per anni il ruolo di operatore ecologico e successivamente di autista di terzo livello, fino al momento in cui la sua vita è stata sconvolta da un tremendo infarto che lo ha costretto a un lungo periodo di convalescenza. Quando è riuscito a rientrare al lavoro, ha dovuto farlo con delle limitazioni che gli hanno impedito di svolgere il suo lavoro come prima. «Non potevo più lavorare al 100%, avevo una invalidità pari a tre terzi», racconta, sottolineando come l’azienda non abbia preso in considerazione le sue difficoltà fisiche, e abbia iniziato a contestargli quotidianamente il suo operato. Prima le contestazioni, poi la sospensione dal la- voro ed infine il licenziamento: «Sono stato mandato a casa come se tutta la mia dedizione e il mio lavoro non contassero nulla», continua visibilmente rammaricato. «Dopo anni di lavoro, oggi mi ritrovo in mezzo alla strada» dice, evidenziando la delusione per il trattamento ricevuto. La situa- zione familiare è complicata con un figlio all’università fuori sede, un altro che frequenta le scuole medie e una moglie che non lavora. Le difficoltà sono reali e la disperazione pure: «All’età che ho, con le patologie che ho, è difficile trovare un altro lavoro. Sono davvero in difficoltà ma non mi arrendo credo nella giustizia e mi auguro che la situazione possa risolversi quanto prima» conclude