Ho tra le mani un interessante volumericerca sulle “Chiese rupestri a Matera” e nel sottotitolo “Perle di bellezza e di cultura. Per una lettura della Cripta del “peccato originale” (Libreria Editrice Vaticana”), a firma di Maria Pina Rizzi, docente IRC (insegnamento della religione cattolica) dal 1997, attualmente in servizio presso il Liceo “Tommaso Stigliani” di Matera. Pur datato 2015 è un testo che non ha scadenza, altrettanto attuale è la motivazione che l’autrice ripropone: “l’amore per i giovani mi spinge a credere nella cultura e nella nostra arte perché Matera con le sue oltre 150 chiese rupestri e i suo affreschi – afferma – può indicare la strada e la carta vincente per un futuro lavorativo che qualificherebbe l’offerta turistica”, e l’amica non si riferisce alla semplice guida turistica, ma ad un impianto progettuale permanente capace di creare nuove opportunità di crescita. Ci siamo ritrovate nei mesi scorsi ed ho avuto modo di apprezzare la sua professionalità, competenza, cultura e passione, date anche dal suo background formativo: ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia presso il Pontificio Ateno Sant’Anselmo a Roma nel 1996 e la Laurea magistrale in Scienze religiose all’ISSR della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, nel 2011. Ha fatto parte dell’Assemblea del Centro di Azione liturgica di Roma ed ha partecipato alle Settimane liturgiche nazionali. Nel 2015 è stata Segretaria della Comunità del diaconato in Italia. Maria Pina Rizzi, il 3 ottobre p.v. soffierà su 60 candeline. Una vita pienamente vissuta tra lavoro, famiglia e presenza attiva nella Chiesa. È una donna che vive la Chiesa, nel senso più pieno, a partire dalla scelta dell’insegnamento della religione a scuola: “Mi sono ritrovata a riflettere sulla mia vita e – spiega –, oltre a provenire da una famiglia cattolica praticante mi sono formata nel MGM (Movimento giovanile missionario) frequentato fin dall’infanzia con mio fratello, spinta anche dall’invito del mio prof. di religione, e così è maturata la scelta degli studi orientati a questa professione”. Un’esperienza di fede che ha inciso nell’orientamento di vita e nelle scelte fatte, ma anche una vita pienamente realizzata “perché faccio quello che mi piace”, dice contenta. Ma nonostante i titoli di studio Maria Pina lavora come supplente precaria in attesa di una svolta, che auguriamo a breve. “La mia storia di precariato – commenta – non l’ho vissuta male perché sostenuta dalla mia famiglia ed anche per gli impegni-incarichi a servizio della Chiesa, e poi mi sono sentita unita ai tanti colleghi, anche di altre discipline, che vivono la mia stessa sorte. Diciamo – conclude – che ho guardato al bicchiere mezzo pieno”. Grande il supporto del marito Nicola (sposati dal 2001) e delle figliole poi, Antonella e Francesca. Maria Pia Rizzi è grata al suo compagno di vita che continua tuttora a sostenerla nei suoi impegni ecclesiali che assorbono tanto tempo. È socia, infatti, del CAL (Centro di azione liturgica), un’associazione voluta dalla CEI, di cultori di liturgia e operatori pastorali al servizio delle comunità cristiane. E in questo gran da fare, tra preparazione dei sussidi liturgici, convocazione dei ministri straordinari dell’Eucarestia, catechesi nelle parrocchie, giusto per fare qualche esempio, Maria Pina riesce a conciliare la vita familiare e il lavoro. Tra i sostenitori ci sono anche i suoi due fratelli, oggi in pensione, Angelo ed Emanuele, fieri della sorellina. “Una passione per la liturgia che ho coltivato da sempre”, dice Maria Pia lavorando “dietro le quinte” dell’Ufficio liturgico diocesano per essere nominata poi nel 2000 nella Commissione nazionale per il Congresso Eucaristico che si è tenuto a Matera nel 2022. Le sue doti e la sua particolare “vocazione” sono state riconosciute dal già Arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, conferendole l’incarico di vicedirettrice dell’Ufficio liturgico diocesano nel 2022. Un aspetto questo unico e raro, soprattutto per la nostra regione lucana, fortemente segnata da un certo modello culturale, “un incarico solitamente affidato ai sacerdoti – commenta Maria Pia –, sono grata all’Arcivescovo che ha saputo riconoscere il ruolo che la donna può avere nella Chiesa”. Un’apertura che si coglie negli ultimi tempi con papa Francesco, si pensi alla nomina di Simona Brambilla, prima donna prefetta di un Dicastero nella storia del Vaticano. Ma per la prof “siamo ancora molto indietro”. Anche se di passi sono stati fatti, nel 2021 sempre papa Francesco cambia il Codice di Diritto canonico aprendo alle donne i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Una presenza della donna nella Chiesa con incarichi “che non devono essere dei contentini – afferma Rizzi – ma la donna deve entrare nella ministerialità della Chiesa”. Forse allude al diaconato femminile? “Non siamo ancora pronti” afferma e su questa questione c’è un grande fermento da parte di un gruppo di teologhe che chiedono da anni una presenza sempre più corresponsabile della donna nella Chiesa. Ma tornando all’esperienza di fede di Maria Pina Rizzi quale il suo modello di riferimento? “È santa Teresa d’Avila – confessa – è stata una grande donna capace di riformare il Carmelo, donna umile e contemplativa. Ci invita a riscoprire l’importanza della preghiera, da cui tutto scaturisce”. Ma chissà se proprio da questa prima donna nella storia della Chiesa proclamata Dottore (nel 1970 da Paolo VI) si possa dare quel riconoscimento e spazio alle donne nella Chiesa dove, all’unisono -uomini e donne – professano quelle stesse parole della mistica: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace”.

Di Maria De Carlo

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