un opinionista di Ore 14 su Alberto Stasi: “(…) la personalità di un soggetto completamente sganciato dalla realtà (…) non mi meraviglia questa freddezza cioè non…. non è… non è fuori troppo dagli schemi criminologici questa condotta, cioè rientra proprio nella condotta di persone che probabilmente hanno uno SDOPPIAMENTO DI PERSONALITÀ e poi non hanno alcuna percezione o alcuna, alcun senso di pietà”
Ora via lo “sdoppiamento di personalità”!
Alberto Stasi coerente e sempre cosciente delle proprie azioni.
Disturbo dissociativo dell’identità o disturbo di personalità multipla
Criminologa Dott.ssa URSULA FRANCO
URSULA FRANCO: ADESSO VIA IL DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITÀ O DISTURBO DI PERSONALITÀ MULTIPLA
URSULA FRANCO
Nel disturbo dissociativo dell’identità, in passato definito disturbo di personalità multipla, due o più identità si alternano nel controllo della persona.
Queste identità possono avere schemi di linguaggio, temperamento e comportamento diversi da quelli normalmente associati al soggetto.
Inoltre, il soggetto non riesce a ricordare informazioni che normalmente possono essere facilmente ricordate, come gli eventi quotidiani, importanti informazioni personali e/o eventi traumatici o stressanti.
Uno stress estremo nel corso dell’infanzia può impedire ad alcuni bambini di integrare le esperienze vissute per formare un’unica identità coerente.
Il soggetto presenta due o più identità e vuoti di memoria rispetto a eventi quotidiani, importanti informazioni personali ed eventi traumatici o stressanti, così come numerosi altri sintomi, tra cui depressione e ansia.
Un colloquio psichiatrico approfondito e questionari speciali, talvolta facilitati dall’ipnosi o da sedativi, possono aiutare il medico nella diagnosi del disturbo.
La psicoterapia estensiva può aiutare il soggetto a integrare le diverse identità o per lo meno favorire la loro cooperazione.
Il disturbo dissociativo dell’identità è raro e si può presentare nelle forme di:
possessione
non possessione
Nella forma di possessione, le diverse identità del soggetto si manifestano come agenti esterni che ne hanno assunto il controllo.
L’agente esterno può essere descritto come un essere soprannaturale o uno spirito (spesso un demone o un dio, che può chiedere punizioni per azioni passate) ma talvolta è un’altra persona (spesso una persona deceduta, talvolta in modo drammatico).
In tutti i casi, il soggetto si esprime e si comporta in modo molto diverso da come si comporta normalmente.
Pertanto, le diverse identità sono evidenti alle altre persone. In molte culture, tali stati di possessione sono normali stati della cultura o della religione locale e non sono considerati patologici.
Diversamente, nel disturbo dissociativo dell’identità l’alternanza delle identità non è voluta e produce considerevole sofferenza e deficit, insorgendo in occasioni e luoghi inopportuni per la condizione sociale, culturale e/o religiosa del soggetto.
Le forme di non possessione tendono ad essere meno evidenti agli altri, anche se chi ne soffre può mostrare un improvviso cambiamento nell’affettività o nei comportamenti interpersonale.
Il soggetto può avvertire un’improvvisa alterazione del proprio senso di sé, oppure sentirsi come se fosse un osservatore esterno di ciò che dice, delle proprie emozioni e azioni, invece che il protagonista.
Cause del disturbo dissociativo dell’identità
Il disturbo dissociativo dell’identità solitamente insorge in soggetti che hanno sopportato uno stress o un trauma opprimente nel corso dell’infanzia.
Negli Stati Uniti, in Canada e in Europa circa il 90% dei soggetti affetti da questo disturbo ha subito gravi abusi (fisici, sessuali o emotivi) o incuria durante l’infanzia. Alcune persone non hanno subito abusi ma hanno vissuto una perdita precoce molto importante (come la morte di un genitore), una grave malattia o eventi estremamente stressanti.
Lo sviluppo umano richiede che un bambino apprenda a integrare informazioni ed esperienze diverse e complesse per formare un’identità personale complessa e coerente.
L’abuso sessuale e fisico che si verifica durante l’infanzia, quando l’identità personale è in fase di sviluppo, può avere effetti duraturi sulla capacità della persona di costruire un’identità singola e unitaria, soprattutto se l’autore dell’abuso è un genitore o un facente funzione.
Il bambino che ha subito un abuso può attraversare fasi in cui diverse percezioni, ricordi ed emozioni delle sue esperienze di vita vengono tenuti segregati.
Tale segregazione delle esperienze viene intensificata dai genitori o da altre persone che si prendono cura del bambino che si comportano in modo incoerente nel corso del tempo (per esempio, essendo di volta in volta affettuosi o abusivi), un comportamento che viene definito trauma da tradimento.
Nel tempo, questi bambini possono sviluppare una crescente capacità di sfuggire all’abuso “andando via”, separandosi dal difficile contesto fisico o rifugiandosi nella propria mente.
Ogni fase o esperienza traumatica può essere utilizzata per produrre un’identità diversa.
Tuttavia, se questi bambini vulnerabili sono sufficientemente protetti e rassicurati da adulti effettivamente adempienti, il disturbo dissociativo dell’identità ha minori probabilità di svilupparsi.
Sintomi del disturbo dissociativo dell’identità
Il disturbo dissociativo dell’identità è cronico e potenzialmente invalidante, sebbene molti soggetti che ne sono affetti conducano una vita produttiva e positiva.
Diversi sintomi sono tipici del disturbo dissociativo dell’identità.
Amnesia
L’amnesia può includere:
Vuoti di memoria rispetto a eventi personali del passato: ad esempio, il soggetto può non ricordare alcuni periodi della sua infanzia o dell’adolescenza.
Non ricordare fatti della vita quotidiana e abilità acquisite: ad esempio, il soggetto può temporaneamente dimenticare come si usa il computer.
Scoprire le prove di cose fatte che non ricorda di aver fatto.
Avere la sensazione di non ricordare, o di aver perso, un periodo della propria vita.
Dopo un episodio di amnesia, il soggetto può scoprire oggetti o appunti scritti che non può giustificare o non riconosce.
Può anche ritrovarsi in posti diversi da quelli ricordati per ultimi e non sapere come vi sia arrivato e il motivo per cui vi si trova.
Può non ricordare le cose fatte o non poter giustificare i cambiamenti nel proprio comportamento.
Può sentirsi dire di aver pronunciato o fatto cose di cui non si ricorda.
Identità multiple
Nella forma di possessione, le diverse identità sono immediatamente riconosciute da familiari e altri osservatori.
La persona parla e agisce in modo chiaramente diverso, come se un’altra persona o essere avesse preso il suo posto.
Nella forma di non possessione, le diverse identità spesso non sono così evidenti per gli osservatori, sebbene il soggetto possa mostrare un improvviso cambiamento nel modo in cui si comporta e si relaziona con gli altri.
Invece di agire come se un altro abbia preso il suo posto, il soggetto affetto da questa forma di disturbo dissociativo dell’identità può sentirsi distaccato da alcuni aspetti di sé (una condizione chiamata depersonalizzazione), come se stesse osservando se stesso in un film o stesse guardando un’altra persona.
Può improvvisamente trovarsi a pensare, percepire, dire o fare cose che non riesce a controllare e che non sembrano appartenergli.
Le sue attitudini, opinioni e preferenze (ad esempio relative al cibo, all’abbigliamento o ai suoi interessi) possono improvvisamente cambiare, per poi ritornare come erano in origine.
Alcuni di questi sintomi, come cambiamenti nelle preferenze alimentari, sono percepiti dagli altri.
Può pensare di avere una diversa sensibilità (ad esempio, simile a quella di un bambino piccolo o di una persona dell’altro sesso) e che il suo corpo non gli appartenga.
Può parlare di se stesso al plurale maiestatis (noi) o in terza persona (lui, lei), talvolta senza saperne il perché.
Alcune personalità del soggetto sono a conoscenza di informazioni personali importanti delle quali le altre sono inconsapevoli.
Alcune personalità sembrano essere a conoscenza l’una dell’altra e interagire tra loro in un intricato mondo interiore.
Ad esempio, la personalità A può essere consapevole della personalità B e sapere cosa fa la personalità B, come se osservasse il comportamento di B. La personalità B può essere o meno consapevole della personalità A e lo stesso vale per le altre personalità presenti.
L’interscambio tra personalità, e la mancanza di consapevolezza del comportamento delle altre personalità, spesso rende la vita caotica.
Poiché le identità interagiscono tra di loro, il soggetto colpito da questo disturbo può riferire di sentire delle voci, sotto forma di conversazioni interiori tra le diverse identità oppure di richiamo diretto alla persona, talvolta di commento al suo comportamento.
Può capitare che diverse voci parlino simultaneamente, generando un grave stato confusionale.
Il soggetto affetto da disturbo dissociativo dell’identità può anche essere soggetto a intrusioni da parte di identità, voci o ricordi nelle proprie attività quotidiane; sul lavoro, ad esempio, un’identità arrabbiata può improvvisamente inveire contro un collega o un superiore.
Altri sintomi
Il soggetto affetto da disturbo dissociativo dell’identità manifesta spesso una serie di sintomi che somigliano a quelli di altre malattie mentali e a molte patologie mediche generali.
Ad esempio, tende a sviluppare gravi cefalee o altri dolori fisici.
Gruppi di sintomi differenti insorgono in tempi diversi.
Alcuni di questi sintomi possono indicare la presenza di un’altra patologia, ma altri possono riflettere gli effetti intrusivi di esperienze passate nel presente.
Ad esempio, la tristezza può riflettere uno stato depressivo coesistente, ma può anche indicare che una delle personalità sta rievocando emozioni associate a eventi tristi del passato.
Molti soggetti affetti da disturbo dissociativo dell’identità sono depressi e ansiosi.
Il soggetto è incline all’autolesionismo e sono comuni i disturbi da uso di sostanze, gli episodi di automutilazione e il comportamento suicidario (pensieri e tentativi), così come la disfunzione sessuale (vedere Disfunzione sessuale negli uomini e Disfunzione sessuale nelle donne).
Analogamente a molte persone con trascorsi di abuso, può ricercare o intrattenersi in situazioni di pericolo ed è a rischio di reiterare il trauma.
Oltre a sentire la voce di altre identità, il soggetto può avere altri tipi di allucinazioni (visive, tattili, olfattive o gustative), che possono presentarsi durante un flashback.
Per questo, il disturbo dissociativo dell’identità può essere erroneamente diagnosticato come un altro disturbo psichiatrico, come la schizofrenia.
Tuttavia, questi sintomi allucinatori sono diversi dalle allucinazioni tipiche dei disturbi psichiatrici.
Il soggetto affetto dal disturbo dissociativo dell’identità vive questi sintomi come se provenissero da un’identità alternativa, dall’interno della propria testa.
Ad esempio, può sentirsi come se qualcun altro volesse piangere usando i suoi occhi.
I malati di schizofrenia solitamente pensano che la fonte sia esterna a loro.
Spesso, il soggetto cerca di nascondere o di minimizzare i propri sintomi e il loro effetto sugli altri
IL PARERE DI FULVIO GIULIANI
{Giornalista, direttore quotidiano La Ragione, appassionato di comunicazione, sport, viaggi, attualità. Commentatore}
Non ho mai amato la cronaca nera, sin dall’inizio della mia trascurabile carriera. Ricordo benissimo quando sul finire degli anni ‘80 cominciai a curare Il Giornale radio di Radio Kiss Kiss a Napoli: pur appena diciottenne mi veniva naturale scrivere di politica estera, confrontarmi (studiando, come ovvio) con l’economia o temi oggettivamente complessi – oltre l’amatissimo sport – ma se si trattava di cronaca, vivevo nel terrore di sbagliare terminologia, usare troppi aggettivi, lasciarmi trascinare pur con le migliori intenzioni dalle emozioni.
Come è naturale e giusto che sia, con il passare degli anni mi è capitato innumerevoli volte di dover seguire professionalmente casi di cronaca nera, a cominciare dai più clamorosi e dibattuti a livello pubblico. Ho imparato come si fa, per dirla facile, eppure quella diffidenza naturale non mi è mai passata.
E quando arriva una notizia come quella di un’ipotetica svolta – vent’anni dopo – nel giallo di Garlasco, mi manca per un attimo il fiato
Nessuno di noi, con l’esclusione di inquirenti, giudici, avvocati e coinvolti a vario titolo sa nulla più di ciò che è pubblicamente confluito nella condanna definitiva di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi. Nessuno di noi sa più di quello che è emerso e che ha riacceso all’istante il derby fra innocentisti e colpevolisti.
Per scrivere di cronaca nera e di cronaca in generale ci vogliono quelli veramente bravi, perché non c’è niente come queste notizie in grado di scatenare la curiosità morbosa, l’iper dilettante Sherlock Holmes che alberga in ognuno di noi e – in troppi – un’insana voglia di giudicare, di puntare il dito, di sapere tutto. A carico di persone di cui non sappiamo niente, ma proprio niente.
Se in vicende come il giallo di Garlasco ci sono delle vittime che si accompagnano a chi ha tragicamente perso la vita quelle sono il garantismo, la prudenza e l’equilibrio. Fateci aggiungere quel minimo di decenza, che tante volte eviterebbe di piazzare un microfono lì dove non andrebbe piazzato o di porre domande di cui ci vergogniamo come esseri umani, molto prima che da giornalisti.
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti ImpostazioniACCETTO
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.