Che la filosofia d’incasso, a bulimia socialisteggiante, del presidente del consiglio Marcello Pittella d’indignarsi facilmente su sanità e sviluppo pur d’occupare tutti gli strapuntini della Regione, comprese quelle promesse ai trombati d’Azione, sia già troppo indigesta ai partner di maggioranza è cosa nota, ma che si faccia volteggiare la politica solo a convenienza personale è davvero la sconfitta dell’etica pubblica, soprattutto per chi pretendeva di pontificare il meglio al centrodestra ed è finito invece per complicarlo ancor di più. Ora dopo la figuraccia beccata a Potenza senza prendere nemmeno un misero consigliere comunale Pittella ci riprova con la partita comunale di Matera e dopo aver chiamato alla fronda civica e centrista Casino padre e figlio, peraltro subito richiamati all’obbedienza forzista dalla Casellati, come se niente fosse e con la solita tecnica doppiogiochista, il gladiatore di Lauria strizza un occhio al centrosinistra, illudendolo su future alleanze ed al contrario l’altro lo butta nel campo del centrodestra, rimarcando la sua fedeltà alla benemerita coalizione dispensatrice di grazia, potere e poltrone. Canta Diodato:“Che bello quel casino, lo sai sono un casino…”

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