La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna la Grecia per respingimenti illegali
Una sentenza che rappresenta un segnale diretto a tutti gli Stati dell’UE
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha emesso martedì 7 gennaio 2025 un importante sentenza nel caso A.R.E. c. Grecia (ricorso n. 15783/21), riguardante il respingimento illegale di una cittadina turca, A.R.E., dalle autorità greche verso la Turchia.
La cittadina, condannata nel suo paese per appartenenza al movimento “FETÖ/PDY 1“, sosteneva di essere stata respinta senza la possibilità di richiedere protezione internazionale. Una pratica sistematica della polizia greca sia lungo i confini terrestri e marittimi denunciata innumerevoli volte e che ha portato anche alla morte di diverse persone.
E questa volta la Corte è andata oltre al caso di specie sottolineando l’esistenza di prove che indicano una pratica sistematica di respingimenti da parte delle autorità greche nella regione di Evros, violando sia il diritto interno che quello internazionale.
La vicenda ricostruita nella sentenza
A.R.E., cittadina turca nata nel 1992, era stata condannata nel 2019 in Turchia a sei anni di carcere per presunta appartenenza al movimento “FETÖ/PDY”. La donna aveva attraversato il fiume Evros il 4 maggio 2019 per entrare in Grecia e chiedere asilo. Tuttavia, fu fermata vicino al confine, detenuta informalmente in una stazione di polizia vicina al valico di frontiera di Neo Cheimonio, prima di essere forzatamente respinta in Turchia.
La cittadina ha raccontato in modo preciso il modo in cui fu trattenuta e respinta: la polizia greca le sequestrò scarpe, denaro e cellulare e non le permise di chiedere asilo.
Fu messa su un camion insieme ad altre persone migranti e portata nei pressi del fiume Evros, dove fu consegnata ad un gruppo di uomini che indossavano dei passamontagna 2.
La caricarono insieme alle altre persone su un gommone, che fu poi inviato sulla sponda turca. Il 5 maggio 2019, A.R.E. fu nuovamente arrestata dalle autorità turche e incarcerata.
Successivamente, il Consiglio Greco per i Rifugiati presentò denuncia e un ricorso alla Corte d’appello della regione Tracia a suo nome, ma l’azione fu respinta per insufficienza di prove: i giudici sostennero che la polizia greca “non ha mai svolto” attività di questo tipo.
Conclusioni della CEDU
La Corte ha ritenuto sufficientemente dimostrato che A.R.E. fosse entrata in Grecia e fosse stata respinta senza un’adeguata valutazione del rischio.
Ha inoltre rilevato che la detenzione della donna costituiva una violazione dei suoi diritti fondamentali, essendo priva di base legale.
Le autorità greche hanno violato diversi articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: l’articolo 13, in combinato disposto con l’articolo 2 e 3, a causa del respingimento in Turchia, aggravato dal rischio per la vita e dai maltrattamenti subiti durante il respingimento); l’articolo 5, a causa della ingiusta detenzione.
Per questi motivi la Corte ha stabilito che la Grecia dovrà risarcire la donna con 20.000 euro per danni morali.
Una sentenza che nel contempo va oltre al singolo caso perché rappresenta un segnale diretto alle autorità greche e anche a tutti gli altri Stati membri dell’UE e alle istituzione europee, in un contesto in cui i respingimenti e le gravissime violazioni dei diritti delle persone migranti sono sistematici in diversi luoghi di frontiera esterni della “fortezza Europa”
Il giornalismo collaborativo di Lighthouse Reports lungo i confini europei
Il movimento di Fethullah Gülen, politico morto nell’ottobre del 2024, è considerato dal governo turco un’organizzazione terroristica. ↩︎
Migranti-schiavi al confine greco-turco: la nuova inchiesta di Lighthouse Reports ↩︎
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