AttualitàBasilicata

NUOVI ALLOGGI POPOLARI A BALVANO

«Si tratta di 16 appartamenti divisi in due corpi: i primi 8 sono quasi pronti per essere consegnati»

Il Comune di Balvano annuncia che «sono in fase di completamento i lavori per la realizzazione dei nuovi alloggi popolari, situati in Contrada Frontone Alto – spiega l’Amministrazione comunale- si tratta di16 appartamenti divisi in due corpi, i primi 8 sono quasi pronti per essere consegnati. L’Amministrazione comunale sta cercando di ottenere nuovi finanziamenti per pulire e sistemare anche le aree limitrofe».

Si tratta di lavori iniziati da tempo. Facendo un passo a ritroso, già nell’agosto 2023 dalle nostre colonne si riportava da Balvano la «demolizione e l’inizio dei lavori per la ricostruzione».
Ed ancor prima l’incipit dei lavori, nel mese di giugno dello stesso anno, quando il Sindaco Ezio Di Carlo aveva spiegato che «si tratta di abitazioni di cosiddetta “costruzione diretta”, post sisma dell’80. All’epoca era una cosa importantissima, se pensiamo che a L’Aquila fece tanto clamore il passaggio diretto dalle tendopoli alla ricostruzione, ma noi l’abbiamo fatto nel lontanissimo 1982/’83, con prefabbricati in cemento armato precompresso. Fu realizzata dunque una vera e propria ricostruzione e successivamente queste abitazioni ebbero dal Provveditorato l’attestazione di equiparazione ad edifici di Edilizia popolare».

Ora, a demolizione conclusa «sorgono le nuove abitazioni. I nuovi fabbricati avranno dimensioni maggiori e varianti, in base alle esigenze abitative, anche se oggigiorno non ci sono più famiglie numerose purtroppo» sottolinea il Sindaco. La località Frontone è un’area che «all’epoca del sisma fu utilizzata per l’insediamento di prefabbricati leggeri donati dalla provincia di Catanzaro, prima di passare alla costruzione di edifici di cemento armato vibrato precompresso. Era un quartiere che ospitava 30 alloggi». La situazione cambiò però col passare degli anni, e le case «furono abitate fino all’assegnazione o l’acquisto di nuove abitazioni, e fino al trasferimento per altri motivi, e pertanto le palazzine furono man mano abbandonate. Per circa 15 anni nessuno si è preoccupato di averne cura, restando abbandonate e finendo in pessime condizioni».

Una situazione che non è piaciuta all’Amministrazione attuale che è riuscita «ad ottenere un cospicuo finanziamento per la ricostruzione, previo abbattimento e smantellamento in quanto rimetterli in uso sarebbe costato di più che farli ex novo. Oggi tutti i principi per la ricostruzione sono cambiati, a partire dall’indice sismico, così come altri fattori che ora non soddisfano più gli standard e non rispondono ai requisiti di Legge per essere recuperati».

Il Primo cittadino Ezio Di Carlo indossò già la fascia nell’80, divenendo uno dei “Sindaci del Terremoto” come si suol dire quando si parla di coloro che si trovarono a fronteggiare l’immediato post terremoto: «Avendo vissuto l’emergenza, avevamo l’impellenza di agire e togliere dalle roulotte, dalle tende, dai prefabbricati in legno, i nostri concittadini che vivevano in situazioni assolutamente non procrastinabili, finché poi passammo alla ricostruzione diretta attraverso i fondi “Zamberletti” e realizzammo oltre 80 alloggi».

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