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SPESE OBBLIGATE, PER LE FAMIGLIE LUCANE L’INCIDENZA È DEL 60,2%

Secondo la Cgia, la Basilicata in cima dopo la Calabria e la Campania

In Italia, a livello generico, le spese “obbligate” sostenute mensilmente nel 2023 dalle famiglie, cioè quelle che riguardano indicativamente l’acquisto di cibo, carburante e bollette, hanno raggiunto i mille e 191 euro, pari al 56 per cento della spesa totale che, invece, in valore assoluto si è attestata a 2 mila e 128 euro: un’incidenza in calo rispetto al dato del 2022 (57,1 per cento), ma decisamente superiore alle quote che registravamo prima dell’avvento della pandemia. Sono questi alcuni dei dati del report sui consumi delle famiglie redatto dall’Ufficio studi dell’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia Mestre. Al Sud, l’incidenza delle spese fisse sfiora il 60%. Prima di riportare i dati della Cgia, da ricordare anche che nel corso del 2023 i debiti delle fami- glie consumatrici lucane in rapporto al reddito disponibile si erano ridotti rispetto al 2022, attestandosi al 34,4 per cento (48,9 in Italia), per effetto della maggiore crescita del reddito nominale rispetto a quella dell’indebitamento. Così come già emerso in relazione agli squilibri retributivi presenti in particolare tra Nord e Sud, «al Nord stipendi più alti del 35%», riscontrate «forti differenze di spesa tra il Nord e il Sud del Paese». Se in termini monetari la spesa mensile media più importante nel 2023 per cibo, bollette e carburante è stata registrata dalle famiglie del Nord, in Trentino Alto Adige con 1.462 euro, in Lombardia con 1.334 euro e in Friuli Venezia Giulia con 1.312 euro, l’incidenza delle spese obbligate sul totale è risultata più elevata nel- le regioni meridionali: Calabria con il 63,4 per cento, Campania con il 60,8 e Basilicata con il 60,2. La spesa media mensile delle famiglie è stata calcolata al netto dei fitti figurativi che rappresentano solamente una componente non monetaria ovvero il costo che le famiglie che vivono in una abitazione di proprietà, oppure usufrutto-uso gratuito, dovrebbero sostenere per prendere in affitto una unità abitativa con le stesse caratteristiche. Di conseguenza, i fitti figurativi non sono stati considerati sia nell’aggregato relativo all’abitazione di cui fanno parte sia nell’aggregato della spesa totale. Se a Nordovest la spesa complessiva mensile nel 2023 è stata pari a 2.337 euro, nel Mezzogiorno ha toccato i 1.758 euro (-24,7 per cento). Per quanto riguarda le spese “obbligate”, invece, come anticipato, è il Mezzogiorno a registrare un’incidenza di queste ul- time sulla spesa totale più elevata d’Italia. Se nel Nordovest e nel Nordest la quota sul totale è del 55 per cento circa, al Sud sale al 59,4 per cento e anche oltre. «Questo risultato – secondo l’Ufficio studi dell’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia Mestre – è riconducibile al fatto che, in particolar modo, la spesa media per i beni alimentari del Mezzogiorno non ha eguali tra le altre ripartizioni geografiche». Scomponendo i mille e 191 euro medi di spesa mensile obbligata, si constata che 526 euro sono riconducibili all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche, 374 per la manutenzione della casa, bollette e spese condominiali e 291 per i trasporti, ovvero per il pieno dell’auto e per gli abbonamenti su bus, tram, metro ed o treni. A questi mille e 191 euro vanno sommati 937 euro che, invece, sono ascrivibili alla cosiddetta spesa complementare, che fa salire la spesa complessiva media nazionale a 2.128 euro. Per spese complementare, si intende, a titolo esemplificativo, quella per bevande alcoliche, abbigliamento-calzature, mobili ed o articoli-servizi per la casa, servizi sanitari, attività ricreative, istruzione, servizi ricettivi-ristorazione, servizi assicurativi-finanziari ed altro ancora.

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