Dopo diverse storture, tra cui quella che ha dovuto sanare il Consiglio di Stato annullando la settimana scorsa una interdittiva prefettizia emessa da Campanaro ritenendola contraria alla Legge e alla Logica, altra batosta per il Prefetto dei record. Il Tar di Basilicata lo condanna ad esibire i documenti che aveva segretato e che riguardavano un’altra ipotetica interdittiva. Il dogma dell’infallibilità di Campanaro crolla come un castello di carta al vaglio dell’Autorità giudiziaria. “Servi legum sumus ut liberi esse possimus”, è una antica massima giuridica romana che ci ricorda che la libertà è nel rispetto delle leggi. Una massima che, incrociata con il principio di uguaglianza davanti alla Legge e con il diritto di ciascuno di potersi difendere dalle accuse, è l’essenza dello Stato di Diritto. Lo Stato di Diritto, infatti, si differenzia da quello dell’arbitrio anche perché sottopone alla Legge le azioni di chiunque, anche di chi ricopre importanti cariche amministrative. Questa lezione basilare di Diritto ha dovuto impararla anche il Prefetto di Potenza Campanaro.

IL VERBALE SEGRETO

Un’impresa impegnata nel terzo settore si è vista notificare l’avvio di un procedimento per un’interdittiva antimafia. Nell’avvio è specificato che era stato fatto un sopralluogo presso la sede dell’impresa e che non si era trovato nulla che fosse riconducibile all’attività svolta. Il difensore dell’imprenditore, per potersi difendere, aveva chiesto di avere accesso al verbale di accesso alla sede, tenuto conto che l’imprenditore non ricordava nessuna ispezione effettuata da nessuno. Il Prefetto Campanaro aveva vietato l’esibizione della documentazione allegando come motivazione generiche esigenze di ordine pubblico.

LA CONDANNA DEL TAR

Il difensore dell’impresa, non dandosi per vinto, ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di Basilicata affinché ordinasse l’esibizione della documentazione segretata da Campanaro. Il Tar ha ordinato a Campanaro di esibire la documentazione che aveva segretato. Le motivazioni su cui si fonda la decisione del TAR Basilicata sono importanti. Secondo la magistratura amministrativa, infatti, il cittadino deve avere il diritto di difendersi dalle accuse che gli vengono rivolte e deve essere messo in condizioni di sapere quali sono gli elementi su cui si fonda il sospetto. In pratica, il TAR ricorda a Campanaro che la prefettura non è legibus solutus e deve sottostare ai principi, allo spirito e alla lettera della Legge e che, quindi, deve fare all’accusato la possibilità di difendersi.

ANCORA SPESE PER LO STATO, BISOGNA RIPRISTINARE LA LEGALITÀ

Come sempre, a pagarne le conseguenze sono i cittadini, perché oltre ai danni spesso irreparabili per le aziende che incappano in questi provvedimenti, ci sono anche gli esborsi erariali a cui Campanaro sta costringendo il ministero degli interni. Come per la sentenza del Consiglio di Stato (che aveva condannato alle spese legali) anche per questa sentenza ultima del Tar c’è stata la condanna delle spese, questa volta per il contributo unificato al ricorrente. La legalità non è soltanto il susseguirsi di enunciati e di proclami, è un sistema complesso e articolato nel quale fare bilanciare diritto e doveri dei cittadini. La decisione del Tar, che fa coppia con quella del Consiglio di Stato che ha dichiarato dichiarato irrazionale l’interdittiva prefettizia emessa contro un altro imprenditore, ripristina lo Stato di Diritto in Basilicata anche sulle interdittive prefettizie e sui poteri di Campanaro. Non possiamo che essere grati, come cittadini amanti del- la libertà e delle garanzie di Legge, a questi coraggiosi imprenditori che non si sono lasciati intimorire dall’autoritarismo dell’autorità e hanno chiesto alla Giustizia di verificarne i presupposti legali. Ci piacerebbe che la politica iniziasse ad occuparsi delle anomalie della Prefettura di Potenza nella cui provincia, come già documentato in passato, si registrano un numero di interdittive superiori a qualsiasi altra provincia del Sud. La libertà è un bene prezioso, noi non abbiamo paura di difenderla, ci fa piacere che ci siano imprenditori che lo fanno con noi, ci piacerebbe lo facesse anche la politica.

Di Massimo Dellapenna

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