UN WEED END DA INCUBO PER LA F1 A IMOLA LUNGO 30 ANNI
Questa pista iconica ricorda ogni giorno la pericolosità del motorsport, portando ancora oggi i segni di quei giorni del 1994 in cui sorella morte è arrivata di prepotenza
È GIUSTO INFORMARE
1 maggio 1994 F1 ero ad IMOLA come i giorni precedenti, ho vissuto il dramma in diretta, con un PASS (PIT LANE) al collo, indelebile ricordo
Senna e il dramma di Ratzenberger, e la F1 non fu più la stessa
Weekend da incubo a Imola nel 1994, al via le celebrazioni all’autodromo
Un week end da incubo per la Formula 1 a Imola lungo 30 anni.
UN WEED END DA INCUBO PER LA F1 A IMOLA LUNGO 30 ANNI
Incidenti mortali di Formula 1
Qui di seguito vengono riportati tutti gli incidenti mortali di Formula 1. Sono citati i piloti deceduti a seguito di incidenti accaduti durante un fine settimana di gara, o comunque mentre erano alla guida di una vettura di Formula 1, e gli addetti di corsa rimasti vittime di episodi successi mentre prestavano servizio in tali manifestazioni.
Ayrton Senna, deceduto nel Gran Premio di San Marino 1994, è tra i piloti più noti ad avere trovato la morte in Formula 1
Considerazioni storico-statistiche
Dei quarantaquattro piloti di Formula 1 morti, trentadue hanno perso la vita in conseguenza di incidenti capitati nei weekend di campionato, quattro in quelli delle gare non titolate e otto nello svolgimento di test privati.
Alla fine della stagione 2023 l’indice di mortalità dei Gran Premi validi per il titolo mondiale, 1101 in totale (comprese le undici edizioni della 500 Miglia di Indianapolis dal 1950 al 1960 che da sole furono teatro di ben otto decessi), è dello 0,0291
Il britannico Cameron Earl, morto il 18 giugno 1952 durante un test drive a Nuneaton, nel Warwickshire, fu la prima vittima di un’auto di Formula 1.
Sedici piloti sono morti negli anni 1950, undici negli anni 1960, dieci negli anni 1970 – tra i quali l’austriaco Jochen Rindt nel 1970, unico campione del mondo postumo poiché deceduto nelle qualifiche del Gran Premio d’Italia a Monza –, quattro negli anni 1980, due negli anni 1990 e uno negli anni 2010. Undici di loro erano statunitensi, dieci britannici, sette italiani, quattro francesi, tre austriaci e uno per Belgio, Argentina, Germania, Messico, Paesi Bassi, Svizzera, Svezia, Canada e Brasile.
Il decesso dell’astro nascente francese François Cevert nelle prove del Gran Premio degli Stati Uniti d’America 1973 a Watkins Glen, in un’epoca in cui queste tragedie erano più frequenti, portò a un primo ripensamento sulla sicurezza dei piloti di Formula 1: scosso da quanto accaduto all’amico e compagno di squadra, Jackie Stewart fu uno dei primi a impegnarsi attivamente contribuendo, dagli anni 1970 in poi, a rendere più sicura la categoria.
Dal 1994, anno della morte nel Gran Premio di San Marino a Imoladel brasiliano Ayrton Senna tre volte campione del mondo, al 2015, quando perì il francese Jules Bianchi dopo nove mesi di coma per l’incidente occorsogli l’anno prima nel Gran Premio del Giappone a Suzuka, la Formula 1 ha attraversato più di vent’anni senza lutti
Elenco
Piloti deceduti a seguito di incidenti avvenuti nel corso dei Gran Premi di Formula 1 validi per il titolo mondiale
Pilota |
Data dell’incidente |
Gara |
Circuito |
Sessione |
Scuderia |
15 maggio 1953 |
Prove |
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30 maggio 1953[6] |
Gara |
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31 luglio 1954 |
Prove |
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16 maggio 1955 |
Prove |
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30 maggio 1955 |
Gara |
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15 maggio 1957 |
Prove |
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30 maggio 1958 |
Gara |
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6 luglio 1958 |
Gara |
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3 agosto 1958[7] |
Gara |
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19 ottobre 1958[8] |
Gara |
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17 maggio 1959 |
Prove |
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19 maggio 1959 |
Prove |
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19 giugno 1960 |
Gara |
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19 giugno 1960 |
Gara |
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10 settembre 1961 |
Gara |
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1º agosto 1964 |
Prove |
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7 agosto 1966[10] |
Gara |
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7 maggio 1967[11] |
Gara |
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7 luglio 1968 |
Gara |
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21 giugno 1970 |
Gara |
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Jochen Rindt[12] |
5 settembre 1970 |
Qualifiche |
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29 luglio 1973 |
Gara |
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6 ottobre 1973 |
Qualifiche |
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6 ottobre 1974 |
Gara |
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17 agosto 1975[13] |
Prove |
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Tom Pryce[14] |
5 marzo 1977 |
Gara |
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10 settembre 1978[15] |
Gara |
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8 maggio 1982[16] |
Qualifiche |
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13 giugno 1982 |
Gara |
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30 aprile 1994 |
Qualifiche |
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1º maggio 1994[17] |
Gara |
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5 ottobre 2014[18] |
Gara |
Altri piloti della massima formula deceduti a seguito di incidenti avvenuti al di fuori delle gare titolate
Data dell’incidente |
Gara o luogo dei test |
Sessione |
Team |
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18 giugno 1952 |
Test |
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18 settembre 1953 |
Test |
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11 aprile 1955 |
Gara |
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14 marzo 1957 |
Test |
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13 maggio 1960 |
Qualifiche |
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17 febbraio 1961 |
Test |
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1º novembre 1962 |
Prove |
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14 agosto 1967 |
Test |
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24 ottobre 1971 |
Gara |
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22 marzo 1974 |
Test pre-gara |
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1º agosto 1980 |
Test |
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14 maggio 1986[20] |
Test |
1 maggio 1994 F1 ero ad IMOLA come i giorni precedenti, ho vissuto il dramma in diretta, con un PASS (PIT LANE) al collo, indelebile ricordo
Senna e il dramma di Ratzenberger, e la F1 non fu più la stessa
Weekend da incubo a Imola nel 1994, al via le celebrazioni all’autodromo
Un week end da incubo per la Formula 1 a Imola lungo 30 anni.
F1: 30 anni fa l’incidente e la morte di Ratzenberger a Imola
Alla curva Villeneuve lo schianto a oltre 300 Km/h
Imola, sabato 30 aprile 1994. Roland Ratzenberger ha 34 anni, non è uno dei “giovani” della Formula1
Lui nella massima serie è arrivato tardi, da sconosciuto ai più, con fatica e pochissimi soldi. Sta tentando di qualificare la Simtec motorizzata Ford, indubitabilmente una delle peggiori monoposto del Circus di quella stagione.
Già riuscire ad essere in griglia sarebbe un successo per lui che paga di tasca propria per essere lì, per correre, a gettone per ora, con i grandi della Formula 1.
In quell’assolato sabato pomeriggio qualcosa però va storto, drammaticamente storto nel momento peggiore e nel posto peggiore, dopo il Tamburello che a Imola fino al ’94 si fa in pieno per arrivare poi sempre a full gas nella picchiata della curva intitolata all’immortale Gilles Villenueve. Da quella curva la Simtec del pilota austriaco non riesce ad uscire, l’ala cede e la monoposto, ingovernabile, si schianta contro il muretto della pista a oltre 300 all’ora con un angolo di impatto impossibile.
Imola ’94: la morte è stata crudele con Ratzenberger
La morte è beffarda, ti porta con sè senza chiedere il permesso. Non puoi proporle di arrivare un altro giorno… Devi accettarla. Ed è proprio la morte a segnare la F1, che esattamente 30 anni fa visse il suo spartiacque.
È Imola ’94, il weekend nero, che visse il suo prologo con la morte di Roland Ratzenberger
30 Aprile ’94: schianto fatale per Roland Ratzenberger
Il 30 Aprile del 1994 è un sabato. Dopo aver assistito il venerdì ad un incidente importante di RUBENS BARRICHELLO per sua fortuna senza conseguenze,
il weekend di gara continua.
L’INCIDENTE DI BARRICHELLO
Rubens se la cava con una frattura al setto nasale, un braccio rotto, una costola incrinata e alcuni tagli alla bocca.
Si sta disputando la seconda sessione di prove libere. Tra i piloti in corsa quell’anno vi è Roland Ratzenberger. Più che 30enne, l’austriaco era in un team – la Simtek – di grandi speranze, ma piccoli mezzi. Era uno di quelli che probabilmente i più non si sarebbero ricordati, se non fosse per quella disattenzione/errore rivelatosi poi fatale.
Un passaggio aggressivo sul cordolo alle Acque Minerali l’ha portato fuori pista, generando una crepa sull’ala anteriore.
Una frattura sottile che alta velocità e curve ampliarono.
Poi un rumore. L’ala si stacca e si infila sotto la vettura, ormai ingovernabile. Da pilota, Roland divenne paradossalmente un passeggero che, inerme, andava incontro al suo destino.
La sua Simtek Ford va a una velocità folle: più di 300 km/h. Solo le barriere vicino alla Tosa la contengono in un violentissimo schianto
Un boato
Le immagini sono crude. La monoposto compie ben 6 testacoda fermandosi poi in mezzo alla pista, quasi come se tutti dovessero guardare bene, come se volesse prendersi la scena.
Ci fossero stati i social come ora, tutti sarebbero stati col telefono in mano per immortalare la storia. Quell’impatto infatti non ha causato solo l’arresto della vettura. Anche il cuore dell’austriaco si è fermato, come sarà accertato solo in seguito all’autopsia.
La testa dondola, la situazione è più grave di ciò che si pensi. Poi si ferma, china su un lato, in posizione innaturale.
È la resa o, vedendola in altro modo, l’accettazione
Destino crudele
Il destino con Roland è stato crudele anche dopo la morte. Bastano solo 24 ore per oscurarlo
Il sacrificio pagato per vivere il sogno di una vita accomuna gli avvenimenti del weekend di Imola ’94. Ma se il sabato perse la vita un pilota modesto, la domenica la F1 perse la sua leggenda, Ayrton Senna.
Nella notte il brasiliano ha pure pensato di non correre, provato da quanto successo a Ratzenberger.
Valeva la pena rischiare così per un sogno?
Sì, se quel sogno è la tua ragione di vita.
Ratzenberger e Senna
Questa pista iconica ricorda ogni giorno la pericolosità del motorsport, portando ancora oggi i segni di quei giorni del 1994 in cui sorella morte è arrivata di prepotenza
Si è tutti uguali di fronte a quest’ultima, nessuno può dirsi privilegiato o più importante
Lei ti prende e porta con sè, non dà scampo a nessuno
È la visione degli uomini a darle peso
Proprio per questo Roland Ratzenberger, se vogliamo, ha avuto la sfortuna di essere morto nel weekend sbagliato
Non esistono morti di serie A e B, ma solo morti. E Roland merita il rispetto e riconoscimento che non sempre gli viene concesso
Primo maggio 1994, una data che gli appassionati di Formula 1 non dimenticheranno mai
L’ultimo giorno di Ayrton Senna, il pilota più amato, morto in pista a Imola per le conseguenze di un drammatico incidente nel corso del Gran Premio di San Marino
Quel maledetto Gran Premio da sempre nella memoria di tutti per la morte del mito Ayrton Senna, che sarà ricordato con una serie di celebrazioni al via già da ieri sera sull’Autodromo Enzo e Dino Ferrari dove oggi saranno presenti ministri e personalità del Circus, cominciò proprio il 30 aprile del 1994, e con un altro dramma: la morte del 34enne Roland Ratzenberger. Quello sfortunato pilota austriaco che, pur di coronare il desiderio di correre in F1, accettò la Simtek Ford, scuderia esordiente sponsorizzata da Mtv. Non si qualificò in Brasile, giunse 11° ad Aida. Poi arrivò Imola dove le qualifiche, a poche ore da un altro grave incidente a Rubens Barrichello, gli furono fatali.
In quell’assolato sabato pomeriggio qualcosa va drammaticamente storto nel momento peggiore e nel posto peggiore, dopo il Tamburello che a Imola fino al ’94 si fa in pieno per arrivare poi sempre a full gas nella picchiata della curva intitolata a Gilles Villenueve. Da quella curva la Simtec del pilota austriaco non riesce ad uscire, l’ala cede e la monoposto, ingovernabile, si schianta contro il muretto della pista a oltre 300 all’ora con un angolo di impatto impossibile.
Una tragedia seguita il giorno dopo da quella ancora piu’ eclatante – un vero choc per tutto il mondo – quella in cui perse la vita l’icona Ayrton e che contribuì ad un aumento drastico della sicurezza in Formula 1; di lì, una lunga era senza incidenti fatali.
La Formula 1, dopo quella due giorni tragica di Imola, non fu piu’ la stessa, in tutti i sensi. Non c’era più il mito di Senna. Ma non fu piu’ accettato che il rischio valesse la vita.
Il tutto grazie soprattutto all’opera del vecchio patron Bernie Ecclestone, della Fia e del suo ex presidente Max Mosley che istituisce la FIA Expert Advisory Safety Committee (comitato di sorveglianza sulla sicurezza). In quel periodo si capì, anche grazie a una leadership forte e incontrastata (Max Mosley e Bernie Ecclestone su tutti) che eventi simili avevano il potenziale di decretare la fine della Formula 1 per come si era abituati a concepirla, in termini economici e umani. Una presa di coscienza tradotta in azioni concrete che porterà ad avere una Formula 1 senza decessi per 20 anni.
Negli anni, poi, si è registrato un fiorire di innovazioni estremamente importanti, dalle cellule di sopravvivenza migliorate, al largo uso delle safety-car, fino al sistema Halo, che hanno rappresentato una profonda differenza.
Dal 1994 ad oggi, si è registrato un solo incidente mortale in 28 anni di sport ai massimi livelli: il francese Jules Bianchi in Giappone nel 2014 morto per una serie di eventi, come la presenza in pista di un trattore adibito alla rimozione delle monoposto. Ma non è tutto: nel 1996 la FIA contribuisce alla creazione dei protocolli di sicurezza Euro NCAP, ancora oggi fondamentali per valutare il livello di protezione delle automobili in commercio.
Chi ha ucciso Ayrton Senna?
Ayrton è stato trafitto alla testa dalla punta del braccetto della sospensione anteriore destra della sua Williams FW16-Renault, scuderia nella quale era appena arrivato lasciando la McLaren. Quella lama si è infilata fra la calotta del casco e la guarnizione di gomma, nell’unico punto vulnerabile, e ha ucciso Senna
Il 1° maggio 1994 il tragico incidente alla curva del Tamburello di Imola
Trent’anni senza Ayrton Senna, il cuore impavido che sognava di cambiare la Formula 1.
1° maggio 1994-2024
Trent’anni senza Ayrton Senna, il cuore impavido che sognava di cambiare la Formula 1
Il pilota brasiliano resta un simbolo non solo per la sua tragica morte, ma soprattutto per la passione con cui dopo avere vinto il terzo titolo iridato diceva:
“Volevo solo dimostrare che è possibile un campionato pulito, sportivo e tecnico”
Per chi quel giorno era davanti alla tv, 30 anni sono sfrecciati via alla velocità della luce.
La stessa velocità con cui Ayrton Senna affrontava le curve anche quando l’asfalto era bagnato dalla pioggia, o con cui ritrovava l’assetto dopo essere uscito di pista per ributtarsi subito in corsa.
Il 1° maggio 1994 il pilota brasiliano tira dritto alla curva del Tamburello e muore poche ore dopo all’Ospedale Maggiore di Bologna.
Come lo celebra Lucio Dalla in una canzone,
“il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota, e corro veloce per la mia strada, anche se non è più la stessa strada, anche se non è più la stessa cosa”
E come continua sempre il cantautore,
“ho capito che la gente amava me, potevo fare qualcosa, dovevo cambiare qualche cosa”
per poi concludere:
“Anche se forse non è servito a niente”
LE CRITICHE DEGLI ESORDI
Due generalizzazioni in una sola canzone a ben vedere, perché se è tutto da dimostrare che nella Formula 1 Senna non abbia cambiato nulla, sicuramente non è vero che al suo esordio in carriera sia stato subito amato.
Nigel Mansell, dopo essersi scontrato con lui in avvio del GP d’Australia il 3 novembre 1985, definisce il rivale
“un idiota pericoloso”
Senna incassa in silenzio e, dopo la vittoria del suo terzo campionato mondiale nel 1991, gli risponde con sei anni di ritardo:
“Io volevo solo dimostrare che è possibile avere un campionato pulito, un campionato sportivo e tecnico. Certo, correre vuol dire spingere al massimo e tante volte oltre il limite, e si può sempre sbagliare. Però il mio desiderio era dimostrare che si può fare, e credo di avere dato il mio piccolo contributo. Se io avessi spinto un po’ di più, il campionato sarebbe già finito in Portogallo e Spagna. Ma in quei momenti, quando Nigel (Mansell, Ndr) è andato oltre il limite, io ho compensato per non scontrarmi con lui. Volevo concludere in modo pulito, senza problemi per nessuno, e così è stato. È stato un campionato indiscutibile, un campionato pieno di emozioni, una grande sfida per tutti noi”
AYRTON COME GILLES?
Quando nel 1984 Senna debutta in Formula 1 con la Toleman, a 24 anni, per passare l’anno successivo alla Lotus, è descritto dai giornalisti come il nuovo Gilles Villeneuve
Il pilota canadese impulsivo e sprezzante del pericolo era morto nel 1982, schiantandosi a bordo di una Ferrari durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio
È Clay Regazzoni, ex pilota del Cavallino Rampante, a spiegare che in realtà Villeneuve e Senna sono diversi e che Ayrton,
“pur guidando in maniera simile per la forte irruenza, riesce a controllare di più la vettura e quest’anno (il 1985, Ndr) ha avuto una maturazione veloce. Sicuramente l’anno prossimo Senna sarà l’uomo da battere”
Il 21 aprile 1985, sotto una pioggia torrenziale, Ayrton vince il suo primo Gran Premio sul circuito di Estoril, in Portogallo.
“Il mio Gran Premio più bello”
lo ricorderà a lungo il pilota
Nei tre anni alla Lotus (1985-1987) l’astro nascente brasiliano ottiene 16 pole position ma, gareggiando su una vettura che non può competere con McLaren, Williams e Ferrari, vince soltanto sei Gran Premi.
UN ’88 DI FUOCO
Nel 1988 Senna passa dalla Lotus alla McLaren, dove trova come compagno di squadra il francese Alain Prost, più anziano di lui di cinque anni e che all’epoca ha già vinto due campionati iridati.
A sorpresa però è il brasiliano a conquistare il titolo.
Una vittoria tutt’altro che scontata, fatta di alti e bassi.
Il 15 maggio sul circuito di Monte Carlo Ayrton ha un vantaggio di un minuto su Prost, ma va a sbattere contro una barriera e si ritira.
Sempre riservato sui dettagli della sua vita personale, nell’agosto 1990 Senna si confida con la giornalista brasiliana Mônica Bergamo raccontando così quella giornata di due anni prima:
“Non è stato soltanto un errore di guida. Ho vissuto un grande conflitto interiore che mi ha paralizzato e reso vulnerabile. Ero aperto a Dio, ma anche al Diavolo. Quell’incidente mi ha fatto comprendere che Dio mi stava aspettando per darmi una mano. Tutto quello che dovevo fare era dire che lo volevo”
Cattolico, pur essendo nato da madre evangelica, Senna rivela di leggere spesso la Bibbia, in alcuni casi anche più volte al giorno.
Il 30 ottobre 1988, sul circuito di Suzuka, si disputa il Gran Premio del Giappone.
Dopo 14 Gran Premi, con Prost sempre alle costole, Senna si fa prendere dall’ansia e va nel panico.
Appena arriva il segnale del via, il pilota della McLaren invece di accelerare spegne il motore. Alain parte a razzo, il brasiliano riesce miracolosamente a rimettersi in moto ma è ottavo.
dirà Senna a fine gara :
“Ho cercato di raffreddare la testa e poi andare, il più veloce possibile”
Per lui inizia una rimonta quasi impossibile, battendo Prost, Boutsen, Berger, Nannini e Patrese.
A 28 anni conquista il primo titolo mondiale.
LA RIVALITÀ CON PROST
Nel 1989 è il compagno di squadra Prost a trionfare, ottenendo il titolo iridato davanti a Senna secondo e a Riccardo Patrese terzo.
L’anno successivo Alain passa alla Ferrari e il duello infinito con il brasiliano assume contorni epici, con colpi bassi in pista da entrambe le parti e dichiarazioni al vetriolo a gara conclusa.
Stavolta è Senna a conquistare il campionato mondiale, tamponando il francese in una curva di Suzuka e buttandolo fuori per vendicarsi di una simile scorrettezza messa in atto dal rivale un anno prima, sempre in Giappone.
Nel 1991 il brasiliano vince il terzo titolo davanti a Mansell, mentre Prost è solo quinto. Ayrton è sul tetto del mondo, ma da quel momento per lui iniziano gli anni più difficili.
Nel 1992 a fine stagione è quarto, mentre splende già la stella di un giovanissimo Michael Schumacher.
Nel 1993 è Prost a tornare primo. L’anno dopo Ayrton cambia scuderia e passa alla Williams, sperando di tornare al successo. Nei primi due appuntamenti stagionali, in Brasile e a Okayama in Giappone, Senna parte in pole ma è poi costretto a ritirarsi, e ad approfittarne è proprio Schumacher.
LA MORTE AL TAMBURELLO
Il Gran Premio di San Marino, terzo appuntamento del 1994 sul circuito di Imola, è funestato fin dall’inizio.
Durante le prove libere Rubens Barrichello finisce contro le reti di protezione e la sua Jordan si ribalta.
Il pilota è estratto dall’abitacolo privo di sensi e portato in ospedale, mentre le prove sono interrotte.
Il giorno seguente, durante le prove ufficiali, è l’austriaco Roland Ratzenberger a finire contro un muro.
Trasportato in elisoccorso morirà sette minuti dopo l’arrivo in ospedale
Alla partenza della gara vera e propria un altro terribile incidente, quello tra la Benetton di JJ Lehto e la Lotus di Pedro Lamy
Entra in pista la safety car, ma poco dopo la ripresa della corsa la Williams di Senna affronta la curva del Tamburello e, a causa di un guasto allo sterzo, va dritta e si schiantacontro il muretto a bordo pista
Senna è portato via con l’elisoccorso in coma cerebrale: alle ore 18.40 di quello stesso giorno il suo cuore cessa di battere.
“Nada pode me separar do amor de Deus”
è la citazione dalla lettera ai Romani scolpita sulla sua tomba a San Paolo del Brasile:
“Niente può separarmi dall’amore di Dio”
GALLERIA FOTOGRAFICA
1️⃣ Ayrton Senna con la Lotus nel 1987
2️⃣ La McLaren di Ayrton Senna
3️⃣ Ayrton Senna sul circuito di Monte Carlo il 15 maggio 1988
4️⃣ Ayrton Senna al GP del Belgio nel 1989
5️⃣ Senna si ritira dal GP di Spagna del 1990 per un guasto al motore
6️⃣ Ayrton Senna
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