LUCANI ALL’ESTERO, RILEVATO UN INCREMENTO DI MILLE E 726 UNITÀ
Negli iscritti all’Aire tra i paesi nella graduatoria resta il primato di Castelgrande con una incidenza rispetto alla popolazione residente pari al 173,7% e 1421 iscritti
Un Incremento di 1.726 unità di lucani all’estero con una incidenza percentuale del 26,4% rispetto ad una popolazione residente scesa in maniera preoccupante a 536.659 con una perdita netta di 5677 abitanti. È questo il primo dato ufficiale che emerge dall’analisi dei dati presentati a Roma dalla Fondazione Migrantes «che conferma la tendenza emersa negli ultimi due anni – rileva Luigi Scaglione Presidente Cim Basilicata e Centro Studi Lucani nel Mondo – di una costante e continua partenza dei lucani, non solo giovani ma in gran parte, circa il 26% di loro laureati, dalla nostra regione verso l’estero a cui aggiungere quelli che vanno a cercare occasioni migliori al nord Italia. È la mobilità e la circolarità che definiscono il paradigma di un nuovo sentire della fuga e dello spopolamento delle aree interne ripreso prepotentemente, dopo gli anni del Covid». Negli iscritti all’Aire tra i paesi nella graduatoria resta il primato di Castelgrande con una incidenza rispetto alla popolazione residente pari al 173,7% e 1421 iscritti. A seguire Montemurro con il 160,8%, Sasso di Castalda 143,9 e poi Pescopagano, Calvera, San Fele. In termini assoluti gli iscritti Aire della Basilicata vengono da Marsico Nuovo (3389 iscritti), Potenza con 3.299 cittadini, Lauria (3.103), poi San Fele (3069), Oppido Lucano (2875), Satriano di Lucania (2310), Trecchina (2152) a seguire Grumento, Montemurro, Calvello, Ripacandida, Accettura. Sui paesi di approdo e residenza resta l’Argentina terra di lucani con 34.430 cittadini per il 24,3%, seguita da Germania con 18.991 iscritti pari al 13,4%, Svizzera con 18.035 unità pari al 12,7%. «Il dossier analitico storico culturale per la parte lucana, – aggiunge Scaglione – curato quest’anno da Carmine Cassino, guarda poi in maniera specifica ai casi di Lauria, Sant’Angelo Le Fratte e Irsina, con un comune denominatore: non bastano e aiutano sin qui poco al ripopolamento dei borghi, le politiche delle case ad 1 euro se non ad una transitorietà legata alla esigenza, soprattutto di coppie del Sudamerica, di ricercare le proprie origini per ottenere la cittadinanza. Cosa che è possibile in un comune qualsiasi d’Italia con la permanenza per un periodo più o meno limitato. Piuttosto bisogna spingere fino in fondo, a livello istituzionale, non solo con kermesse promozionali di natura generalista da agenzie di viaggio o con le stories montate ad arte che si inseguono sui social, ma sulla esigenza di accompagnare a livello regionale e nazionale con interventi diretti e decisi, i flussi di turisti delle radici che si potrebbero generare nel 2024, guardando ad una necessaria ripresa degli scambi e dei gemellaggi con i giovani lucani e quelli di origine o ancor più con una intesa diretta con l’Università lucana per corsi e borse di studio per i discendenti come accadeva qualche tempo fa. O ancor più con politiche anti spopolamento, mirate e dirette in favore dei giovani aiutandone la residenzialità e quindi il ritorno nel segno del lavoro nel proprio borgo. Il dato più preoccupante è che nonostante sia segnato un dato positivo nei rientri in Italia e politiche fiscali con il Dl Mezzogiorno, a goderne al Sud sono state altre regioni (Campania, Puglia e Sicilia appaiate) e non la Basilicata». «Presto, che è già tardi – ha concluso Scaglione – viste le esperienze attivate da altre regioni italiane, come mostrato qualche giorno fa in Toscana dati e cifre alla mano».