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BASILICATA FAR WEST, CONQUISTA SENZA FINE

La riflessione di Giuseppe Domenico Nigro

In Basilicata succedono certi fenomeni strani. È una terra particolare, che reca con sé un vissuto geo-storico difficile e certamente lontano dalla normale condotta di sviluppo, che ha contrassegnato l’evoluzione di altri territori. Questa stranezza la possiamo notare in certi comportamenti che ci avvicinano a dinamiche, anche qui ancestrali, molto vicine a quella che dalla storia viene denominata la conquista del West. Soprattutto nelle zone montane spadroneggia la figura del Cowboy, il mandriano che si appropria di vasti territori, cacciando, naturalmente, i legittimi proprietari. Quindi oltre al “familismo amorale”, etichetta ingiusta e inappropriata che ci ha lasciato il nostro amico antropologo, sulla quale torneremo su “Cronache Lucane”, dobbiamo aggiungere questa nuova forma di libertinaggio: i cowboy si appropriano di vasti territori, cacciando gli indiani d’America. Noi lucani siamo diventati come indiani, chiusi in riserve, tra cinghiali e cowboy. L’agricoltura e la pastorizia, perle della nostra terra, sono state distrutte. Roma ha fatto le strade e dove arriva una strada si apre il mondo. Come si diceva: tutte le strade portano a Roma! A Roma! Roma! Potessi tornare! Se vi addentrate nei campi abbandonati dalle nuove generazioni fuggenti, trovate questi strani fili elettrici. Ormai è tutto chiuso: strade pubbliche, territori comunali, oltreché privati, sono circondati da questi fili arancioni, ciclamini, che racchiudono immense mandrie di mucche, pecore, cavalli. Oramai il pastore non si fa come una volta, ma col cellulare ed una buona macchina campagnola! Le vecchie panda 4×4, che erano come carri armati, sono diventate rare come le api di questi tempi. Si chiude tutto in un campo elettrico ed è fatta. Una Tutto è cominciato colla politica delle grandi praterie: la madre Europa paga per non coltivare, i famosi ritiri ventennali. Dopo venti anni, cari miei, tutte le aziende agrosilvopastorali, sono sparite nel nulla. Quello che volevano! Non più una massa di agricoltori rompiballe! Adesso anche l’operaio è sparito, perché faceva le rivoluzioni proletarie, ed era pericoloso. Siamo diventati una massa di “fessi” per dirlo alla paesana maniera. Il fenomeno delle recinzioni, di vasti territori, pubblici e privati con conseguente occupazione da parte dei cowboy, naturalmente è benvoluto dalla madre Europa, che a larghe mani sparge la sua celeste manna su questi poveri ebrei erranti nel deserto del Sinai, i quali si cibano del pane del cielo e delle quaglie, senza coltivare più grano, viti, olivi, frutti e compagnia bella. E gli sceriffi che fine hanno fatto? Perché non vigilano? Con le recinzioni si è venuta a creare una nuova nobiltà di campagna, che si è andata a sostituire a quella dei baroni. Questo è il fenomeno del neo-latifondismo agrario che sta in silenzio, come un cancro, divorando pian piano tutte le aree montane, quelle ossee, della Basilicata, nella più totale indifferenza degli Enti pubblici. Da tumore osseo, delle montagne, potrebbe però poi diffondersi in tutte le parti di carne molle, cioè nelle pianure ed uccidere la nostra regione, già col- pita da tanti malanni. Oltre ai petrolieri texani, i cinghiali, ci mancavano pure i cowboy, ma guarda un po’!

Di Giuseppe Domenico Nigro

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