ACTA, FORZA ITALIA APRE LA CRISI
“Su talpa capi- gruppo” si chiama così il file con il quale il gruppo consiliare di Forza Italia smentisce la notizia riportate da noi circa l’imminente nomina di Napolitano quale AU di ACTA. Nel gergo giornalistico “la talpa” è colui il quale riferisce al pubblico o ai giornali un fatto che sarebbe dovuto rimanere segreto. Una talpa, per definizione, può raccontare solo ciò che è realmente accaduto. Freud lo chiamerebbe “lapsus calami” l’errore fatto nello scrivere con il quale il redattore descrive involontariamente ciò che nel suo inconscio sa di essere vero. Diciamo che Giovanni Salvia si è lasciato sfuggire nel nome del file un lapsus calami che smentisce quello che lui stesso scrive nel comunicato stampa.
LA CRISI DI FATTO
Al di là delle interpretazioni psicologiche e della discussione sulla veridicità del totonomi sull’ACTA, quello che emerge chiaramente è che Forza Italia di Potenza è insofferente verso pezzi della maggioranza che, a dire del capogruppo Giovanni Salvia agiscono «ad esclusivo uso personale e del suo gruppo». Ed è un attacco diretto alla tenuta della coalizione quello che compie Giovanni Salvia quando dice che «tutto ciò porta il nostro Partito a riflettere sulla comunione di intenti di questa maggioranza che evidentemente non è così coesa come auspicavamo e per tali motivi ci assenteremo dalle prossime Capigruppo». Nel tempo della politica seria e della azioni riflettute, una dichiarazione del genere avrebbe avuto l’effetto immediato di determinare la revoca degli assessori a Forza Italia e l’apertura della crisi istituzionale. Una maggioranza può e deve discutere della nomina dell’AU delle partecipate, una maggioranza può e deve confrontarsi su emendamenti di bilancio o su diverse azioni politiche ma quando una parte della stessa coalizione accusa i suoi alleati di agire soltanto per interesse personale e mette in dubbio la comunione di intenti della coalizione fino ad avviare un Aventino contro la sua stessa coalizione, significa che la maggioranza non c’è più. Salire sull’Aventino, infatti, è un’azione forte che denota non soltanto un malessere politico ma una vera e propria non condivisione di metodo, una presa di distanza talmente forte da impedire anche il dialogo. Può esistere una maggioranza i cui membri si accusano reciprocamente di muoversi per interesse personale e che non ha comunione di intenti? La logica dice di no. Se non si ha comunione di intenti non si può governare insieme.
LA POLTRONA COME UNICO COLLANTE?
Ci piacerebbe sapere a chi si riferisce nella sua velenosa ridda di sospetti il capogruppo Salvia quando parla di componente della capigruppo che si presta a fare da “talpa” e, soprattutto, se gli altri ca- pigruppo avranno la volontà di subire la mortificazione del sospetto di essere inaffidabili compagni di avventura. La politica non si fa né con sentimento né con risentimento ma la dignità e la coerenza non dovrebbero consentire di rimanere in- sieme in un clima di veleni e sospetti a meno che il collante non sia soltanto la poltrona. A meno che, pur di rimanere in sella ad un strapuntino di potere, si accetti di subire umiliazioni e di collaborare tra persone che si ritengono reciprocamente inaffidabili.Tanto più che il vero malessere da poltrona è contenuto nel medesimo comunicato stampa in cui Forza Italia rivendica la volontà di confermare l’uscente Naborre, nominato proprio in quota Forza Italia.