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VIAGGI EMOZIONALI CON “LUCANI PER SEMPRE”

Lucani per sempre. A Matera si presenta il volume scritto da Lucani sulla lucanità

Il 7 Giugno alle ore 18, presso l’open space dell’APT a Matera, sarà presentato il volume “Lucani per sempre” uscito per i tipi Edizioni della Sera! nel 2022. Trattasi di un volume corale curato da Federico e Ida Valicenti sul quale hanno scritto 20 autori provenienti da estrazioni culturali e di vita molto differenti come si può leggere nei curri- cula pubblicati nelle pagine finali. Il sottotitolo recita “Viaggio emozionale nel cuore della Basilicata” e, in effetti è un vero viaggio…di solo ritorno! E mi spiego meglio: l’80% dei contributi pubblicati han- no un tema comune, il ritorno. Nel- l’altro 20%, dove c’è anche il mio contributo, ci sono autori Lucani che non hanno da raccontare storie di ritorno ma solo di stabilità in questo territorio, da sempre. Eh sì per- ché i 20 autori sono tutti Lucani nati in Lucania tranne pochissime eccezioni di autori che sono arrivati in Basilicata moltissimi anni fa e, dopo tanto tempo, si possono considerare più Lucani di molti Lucani nativi originari in terra lucana. Il tema del ritorno è un tema molto sentito in questo periodo: non è un caso che si stiano elaborando teorie e nuove promozioni per valorizza- re il turismo definito delle origini. Questo libro potrebbe essere un vademecum per il turismo delle origini: vi sono storie che raccontano chi torna per brevi periodi perché emigrato in altri luoghi in cerca di lavoro, chi torna dall’Argentina per festeggiare Matera che viene proclamata Capitale Europea della cultura, chi torna perché scopre che la Basilicata è una riserva naturale del tempo, chi è tornato in Basilicata anche nel lontano Medioevo per rivedere la propri città dopo una Crociata o incontra la contessa Porzia Tolomei che è un personaggio in cerca dell’autore (e non è un refuso), chi si dichiara viaggiatore per sempre in terra di Lucania, chi trova nel cibo la possibilità di riconoscersi e tornare nel- l’identità lucana, chi passeggiando in riva ai fiumi ritrova le origini e chi nel Bradano che trasporta le acque nello Ionio ritrova la memoria nell’acqua e dell’acqua, chi torna per fare l’imprenditrice dopo aver imparato e scoperto i trucchi del mestiere a Londra, chi descrive il dio Eolo che, pur conoscendo tutto il mondo, cerca di fermarsi il più possibile in Basilicata per la sua bellezza, chi si trasferisce dal Nord in Lucania perché colto dal mal di Lucania chiedendosi se questo male ammala o ammalia, chi, molto noto per i suoi studi e le sue ricerche, torna per abitare per sempre in Basilicata come Dinu Adamesteanu. Poi ci sono degli scritti di chi, pur avendo viaggiato molto e vissuto per brevi periodi altrove, è esempio luminoso di pazienza e di restanza. A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che ci troviamo di fronte a un libro autocelebrativo e autoreferenziale. Invece non è così!. Le storie che si raccontano sono piene di pathos e di scelte difficili, di coraggio e di profonde crisi di crescita e di vita. Gli autori escluso qualche caso, non raccontano la propria vita e la propria storia: inventano nuove storie o raccontano storie di cui sono a conoscenza e che hanno ritenuto opportuno farle conoscere a tutti. Leggendo queste storie particolari a me è tornato subito alla memoria il viaggio di ritorno più antico che conosco riguardante la Basilicata, quello di Orazio Flacco che nel 37 a. C. Orazio parte da Roma e rag- giunge Brindisi per un viaggio diplomatico insieme a Mecenate: ave- vano il compito di far riconciliare Augusto con il cognato Antonio per scongiurare una guerra civile ma, purtroppo, l’esito fu negativo. Orazio che era in compagnia di Mecenate e di Virgilio pensò di scrivere un diario di viaggio che ci è arrivato fra i suoi scritti. Percorrendo la via Appia, regina viarum, per 580 km., nei pressi di Venosa e al confine con la Puglia scrive osservando il monte Vulture a distanza “ A quel punto cominciano a mostrarsi/i monti a me ben noti dell’Apulia”. Queste scarne e semplici parole sono più che sufficienti a delineare da dove nasce la nostomania dei Lucani: Orazio non aveva dimenticato i panorami e i paesaggi, riconosceva l’aria di casa, aveva ben chiaro l’unico vero segnale che regala la certezza di essere nella nostra terra natia: la consapevolezza dei confini e di appartenere a quegli spazi, il capire con pochi sguardi se siamo nel nostro territorio di nascita. I venti autori che sono, in rigido ordine cronologico, Salvatore Adduce, Paolo Albano, Anna Maria Basso, Gianfranco Blasi, Simona Bonito, Lorenza Colicigno, Giampiero d’Ecclesiis, Donato di Capua, Claudio Elliott, Nunzio Festa, Gianrocco Guerriero, Maurizio Lazzari, Carmen Lucia, Giuseppe Melillo, Antonella Pellettieri, Giulia Sponza, Pino Suriano, Federico Valicenti, Ida Libera Valicenti e Salvatore Verde sono i lucani per sempre che hanno riempito di lucanità le pagine bianche di questo libro da sfogliare, accarezzare con le mani e con lo sguardo e, se mai, leggere con molta calma e concentrazione. Nelle parole, nelle frasi che si susseguono si scopre perché continuiamo a cercare i 560.000 Lucani sparsi per il mondo che vanno ad aggiungersi ai circa 560.000 Lucani che risiedono un Basilicata. In queste narrazioni non usuali della Lucania viene fuori un archetipo di lucano finora mai descritto con tale puntualità e precisione: i Lucani nati in Lucania o diventati Lucani soffrono di nostomania, sentono il bisogno di ritornare in qualsiasi modo perché la nostalgia del luogo natio è tanto morbosa da non riuscire ad adattarsi in alcun altro ambiente. Come è ovvio, esistono le eccezioni che confermano la regola!

Di Antonella Pellettieri

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