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RICICLAGGIO DI DENARO DAL NARCOTRAFFICO, SMANTELLATO UN GRUPPO INTERNAZIONALE

L’inchiesta internazionale della Procura di Trento arriva fino in Basilicata: 1 albanese in carcere e un suo connazionale destinatario di sequestro preventivo

Nell’ambito della Finanzieri della maxi operazione della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Trento con l’applicazione di un sostituto procuratore della Direzionale Nazionale Antimafia e Anti-terrorismo, in sinergia con il rappresentante italiano di Eurojust, in materia di riciclaggio internazionale, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trento, coadiuvati da personale dello Scico e da numerosi Reparti territoriali del Corpo sul territorio nazionale, insieme alla squadra di polizia giudiziaria della Procura Distrettuale di Trento con l’ausilio di funzionari dell’Agenzia Europol, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza che ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di 42 42 soggetti, di cui 5 all’estero, Colombia e Spagna, ed il sequestro di oltre 18,5 milioni di euro. Tra le misure cautelari, 2 riguardano la Basilicata e si riferiscono a 2 soggetti di origini albanesi: uno dei quali trasferito in carcere, mentre l’altro destinatario di un sequestro preventivo. L’esecuzione del provvedimento dell’Autorità giudiziaria, infatti, è avvenuta nelle province di Bologna, Brescia, Firenze, Matera, Milano, Napoli, Perugia, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Roma e Torino, nonché, grazie al supporto dell’organo di coopera- zione giudiziario europeo Eurojust e l’ausilio di funzionari dell’Agenzia Europol, anche in Colombia e Spagna, ed ha consentito di sottoporre a sequestro saldi attivi dei conti correnti, beni immobili ed automobili. Complessivamente, l’indagine vede il coinvolgimento di 47 soggetti, di cui 26 di nazionalità estera (Colombia, Marocco, Albania e Siria), ritenuti a vario titolo, salvo il principio di presunzione di innocenza, responsabili di aver partecipato o concorso ad un’articolata associazione per delinquere a carattere transazionale dedita al riciclaggio di denaro derivante dal traffico internazionale di sostanze stupefacente in favore dai cartelli Sud americani. Nel corso dell’operazione speciale, è stato impiegato un agente undercover, sotto copertura, allo scopo di infiltrarsi all’interno della fitta rete di broker internazionali serventi i cartelli Sud americani che, nel quadro di un accordo illecito preesistente che coinvolgeva i rappresentati della criminalità organizzata siciliana, calabrese e altre strutture criminali organizzate, grazie ad una ramificata rete di collaboratori e facilitatori, erano dediti al riciclaggio internazionale dei proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale. L’attività investigativa è stata avviata nel 2019 e si è avvalsa degli strumenti di cooperazione internazionale giudiziaria di 27 paesi esteri, tra i quali gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna e la Colombia. L’organizzazione per delinquere transazionale era suddivisa in 3 livelli organizzativi ed inquadrata in un network criminale operativo a livello mondiale dedito al riciclaggio internazionale e servente il traffico intercontinentale di cocaina dei cartelli Sud americani. Nel corso delle investigazioni è emerso che i clan colombiani e messicani, che cedevano a credito sostanze stupefacenti alle organizzazioni criminali nazionali, per far fronte alla necessità di far rientrare in Sud America il prezzo dello stupefacente, si avvalevano di una specifica “rete di broker” internazionali allo scopo di riciclare il denaro e convertirlo sotto forma di beni e servizi.

LA METODOLOGIA DEL RICICLAGGIO

La metodologia di riciclaggio scoperta può essere sintetizzata nelle seguenti fasi. I “cartelli sud-americani” cedevano a credito partite di cocaina a sodalizi criminali operanti in Italia, i quali, dopo l’attività di spaccio, incassavano denaro contante che veniva successivamente consegnato ai “money collectors”, detti anche “corrieri”. Questi ultimi, tramite una cosiddetta operazione di “money pick up” trasferivano, a loro volta, le somme ai “money mule”, detti anche “prelevatori”. Il denaro, dopo il deposito su dei conti correnti, veniva bonificato, in dollari, a favore di aziende, precedentemente individuate dalla “rete” di supporto dei cartelli, dislocate in diversi paesi del mondo, tra i quali Stati Uniti, Cina, Hong Kong e Turchia, operanti nel settore della commercializzazione di prodotti elettronici, specie di telefonia, e beni di lusso. Dette società procedevano quindi alla spedizione dei prodotti verso i clienti sudamericani, i quali pagavano, in pesos, il prezzo dei prodotti direttamente alla “rete dei broker” di supporto ai cartelli colombiani, così permettendo a questi ultimi, con la consegna delle somme alle consorterie criminali, di ottenere il denaro, oramai ripulito, in moneta locale. Sono stati monitorati 42 episodi di raccolta di denaro, operazioni di “money pick up”, per un totale di circa 18,5 milioni di euro, avvenuti, previ accordi su sistemi di messaggistica criptati, su tutto il territorio nazionale, spesso in località poco frequentate per non destare sospetti.

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