AI DOMICILIARI IL GIUDICE ERREDE
Nomine e favori, l’inchiesta della Procura di Potenza fa tremare il Tribunale fallimentare di Lecce: 5 arresti
Un giudice, attualmente in servizio al tribunale di Bologna, un avvocato e tre commercialisti sono stati arrestati e posti ai domiciliari dalla Guardia di Finanza di Lecce nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza. Le accuse contestate a vario titolo nel provvedimento cautelare emesso dal gip del tribunale di Potenza sono concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione: 5 misure cautelari personali e reali, sequestri preventini diretti e per equivalente.
NOMI E RUOLI
Raggiunti dalla misura cautelare sono Pietro Errede attualmente Giudice al Tribunale di Bologna, all’epoca dei fatti in servizio nelle sezioni Fallimentare ed Esecuzioni Immobiliari, nonché Misure di Prevenzione del Tribunale di Lecce, ed i professionisti salentini, a vario titolo titolari di incarichi giudiziari ovvero di incarichi professionali ottenuti nel contesto di procedure giudiziarie, quali curatele, amministrazioni giudiziarie in sede di Misure di Prevenzione, procedure esecutive immobiliari e liquidazioni giudiziarie, Massimo Bellantone, Alberto Russi, già consigliere comunale nel capoluogo salentino. Marcello Paglialunga e Emanuele Liaci. Tra gli altri indagati, in tutto sono una decina, ma il numero sarebbe maggiore, cui si fa riferimento nell’ordinanza di custodia cautelare, ci sono quelli degli avvocati Antonio Casilli, 60 anni, di Lecce, Giuseppe Evangelista, 58, di Lecce, il geometra Antonio Fasiello, di 68 anni, residente a Vernole e un imprenditore di Surbo, Eusebio Giovanni Mariano, di 51 anni.
LE INDAGINI: INTERCETTAZIONI E REGALI
Le indagini, avviate nel settembre 2021 sulla base di denunce circostanziate, si sono sviluppate grazie all’indispensabile supporto del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce attraverso escussioni testimoniali, intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di copiosa documentazione, studio di tabulati telefonici, messaggistica ed atti giudiziari, attività svolte con dalle fiamme gialle anche con il diretto coinvolgimento di magistrati della Procura potentina. Essenziali, come sottolineato dal Procuratore distrettuale presso la Procura di Potenza, Francesco Curcio, l’apporto delle attività di intercettazione delle investigazioni informatiche e bancarie e le dichiarazioni di alcuni testi e parti offese, «scrupolosamente verificate e riscontrate », che hanno dato un decisivo contributo consentendo di acquisire un quadro indiziario, ritenuto grave dal Gip, dimostrativo di un uso strumentale dell’attività giudiziaria utilizzata per procacciare utilità personali non solo al magistrato, vacanze, preziosi, device, feste, e alto ancora, ma anche ai professionisti che ruotavano intorno a lui che «beneficiavano degli incarichi dati dal magistrato e che per questo lo ricambiavano».
IL ROLEX DA 20MILA €
In questo contesto, per gli inquirenti, accertato, sempre a livello di gravità indiziaria, che presunti intermediari del Giudice Errede, in questa vicenda estraneo ai fatti, in particolare gli indagati Massimo Bellantone, in relazione al quale il Gip ha ritenuto sussistente la contestata forma consumata, ed il compagno del dottor Errede, l’avvocato Alberto Russi, in relazione al quale il Gip ha ritenuto dimostrata l’estorsione tentata e non consumata, costringevano, all’insaputa di Errede, soggetti privati le cui aziende erano sottoposte ad amministrazione giudiziaria a pagare loro il corrispettivo di 20mila euro per un Rolex, in realtà già pagato realmente, anche se ad un prezzo vantaggioso, da Errede, somma che, in realtà, non risultava, poi, corrisposta dai predetti al Giudice Errede.
ABUSO DELLE PUBBLICHE FUNZIONI
Le dinamiche oggetto delle indagini, per gli inquirenti, hanno complessivamente disvelato, a livello di gravita indiziaria e ferma restando la doverosa verifica nelle successive fasi processuali, «non solo un abuso delle pubbliche funzioni da parte del Giudice Errede, non solo l’approfittamento della condizione di vulnerabilità di soggetti sottoposti ad Amministrazione Giudiziaria in sede di Misure dì Prevenzione, ma, anche, un meccanismo di reciproco scambio, fondato, da una parte, sulla assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del Giudice a vari professionisti, curatori, amministratori-controllori giudiziari ed o coadiutori, e, dall’altra, sull’ottenimento da parte del Giudice di regalie ed altre utilità». Il Gip di Potenza, che ha adottato provvedimenti di sequestro preventivo nella forma diretta o per equivalente pari al prezzo del reato ovvero al profitto illecito conseguito, in relazione ad ulteriori episodi di corruzione in atti giudiziari e tentata concussione contestati dalla Procura di Potenza, ha ritenuto, per ragioni di carattere giuridico o probatorio, di non condividere l’impostazione accusatoria. Respinto l’arresto del giudice Alessandro Silvestrini che risulterebbe indagato, ma a piede libero. Per tali aspetti, la Procura è intenzionata a ricorrere in appello davanti al Tribunale del Riesame di Potenza.