LA SANITÀ IN SMART WORKING
TACCO&SPILLO
Non è la prima volta che critichiamo l’estro con cui il governatore Bardi provvede alle nomine spaziando con la fantasia geografica dove più lo porta il cuore, ma con quella di Francesco Bortolan a capo del Dipartimento regionale di Sanità s’è davvero superato per aver beccato un dg costantemente affascinato dallo smart working, come se gli ospedali non avessero bisogno d’avere sopralluoghi e ispezioni e come se il lavoro congiunto delle commissioni consiliari sui conti ballerini della sanità meritassero lo supponenza da remoto, aggravata peraltro dall’esibizione fatua d’una domestica t-shirt al posto d’un obbligato dress code istituzionale. Ora qui ci sono due questioni che pesano come un macigno e su cui vale la pena dire qualcosa. La prima riguarda la solitudine al comando di Bardi, senza avere un controcanto che lo aiuti e lo freni, che lo provochi in meglio e gli eviti errori e che naturalmente non può essere impersonato dal vicepresidente Fanelli, vista la sua palese mancanza d’autorevolezza e perfino di polso politico. La seconda è nel profilo di qualità, di requisiti, d’etica pubblica di molti nominati la cui fotogallery dovrebbe far venire crampi continui a Bardi proprio per il suo trascorso ai vertici della GdF. Così capita l’indicibile come nel caso del manager veneto Bortolan. Lo si sceglie a 125 mila euro perché ci si aspetta che dorma anche sui treni pur di garantire presenza e capacità operativa in Basilicata ed invece arrivano call e smart working. Canta il gruppo musicale Il Pagante: “Io vorrei passare i miei giorni easy. Come quando sono in smart working. In ufficio troppo brainstorming”.