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QUATTRO AMICI AL BAR

TACCO&SPILLO

Che la politica abbia ribassato di molto i suoi ideali pur d’acchiappare strapuntini e poltrone è cosa nota e trasversale a tutti, ma nessuno mai poteva immaginare che in questa sua verticalizzazione del peggio riuscisse così velocemente anche a perdere l’anima comunitaria che pure gli faceva muovere folle con le virtù belle ed indomite della nuova cittadinanza e dell’etica pubblica. Ora che la democrazia rappresentativa sia così malridotta da essere continuamente offesa da astensioni, trasformismi e minoranze governanti dovrebbe far impallidire tanto i moralisti della sinistra quanto i sovranisti del palazzo ed invece ci si specchia in vanità e leggerezza perfino quando le piazze sono vuote e pervase da passioni tristi. Prendete la Basilicata che per la crisi tripolare di destra, centro e sinistra pare l’iconografia perfetta della confusione agitata e della perdita di partecipazione che si respira in tutt’Italia. Nemmeno una battaglia campale come l’autonomia e la protesta sotto il balconcino del governatore riescono nel miracolo di resuscitare ciò che è finito al campo santo per l’opera sciagurata di Amendola, La Regina, Speranza, Lomuti. Se però PD e M5S non gioiscono, aria da funerale si respira anche dalle parti della Lega che inaugura sì la sede di Acerenza, ma s’accorge che non bastano Pepe, Polese, Fanelli e Merra per avere qualcosa di minimamente degno d’una platea. Analogo se non più misero destino tocca anche a Forza Italia che nella tappa a Matera del ministro Casellati non le risparmia nemmeno la figuraccia di farle trovare, seppure in adorante ovazione, poco più d’una decina di forzisti. Canta Gino Paoli:“Eravamo quattro amici al bar…”.

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