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LA POLITICA FINITA IN CIAMBOTTA

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Non ci vuole granché per cogliere l’indicibile di questa tornata amministrativa e cioè che la politica è finita in ciambotta. Non è un caso, infatti, che nei Comuni chiamati al voto non ci sia nemmeno lo straccio di un simbolo di partito, nonostante il refrain ossessivo di Bardi sia quello di strombazzare l’unità del centrodestra, magari per acchiappare un bis sempre più improbabile. Ora spulciando tra le liste si trova davvero di tutto. C’è la sfida fratricida tra Lega e FdI a Lavello come a Muro Lucano c’è il piccio di FI di suonarle ai meloniani municipali che nel frattempo flirtano con qualche dem e così via a Vaglio e Ruvo del Monte. Andrebbe invece meglio a Scanzano Jonico dove il centrodestra è messo bene ed unito, ma Cariello, misteriosamente candidato sindaco, proprio non la vuole far sventolare la bandiera della Lega. Sprofondo rosso anche per il PD che non esiste a Ripacandida, Atella, Lagonegro, Lavello e quando esiste rimane miseramente accucciato in filiera equivoca. Se il PD piange il Terzo Polo però non ride. Azione è alle prese con lo psicodramma Lagonegro tra ricusazioni, veleni e ricorsi persi mentre Italia Viva usa il camouflage per stare a Genzano col centrosinistra e a Ruvo del Monte col centrodestra. Dice un antico proverbio:“Paese che vai ciambotta che trovi”.

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