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«HO NEMICI INTORNO E GALLINE SGOZZATE DAVANTI CASA» L’AVREBBE RACCONTATO PUCILLO IN PAESE

Scomparsi il cellulare e il giubbotto: prende piede la pista degli affari dell’allevamento podolico e dei dissidi sui terreni

Un rancore profondo sarebbe quasi certamente alla base dell’omicidio di Lorenzo Pucillo, il medico di Pescopagano, sparato a colpi di fucile e rinvenuto nei terreni della sua azienda agricola. Le piste battute si sono mosse sul piano del litigio per questioni legate proprio a terreni e al pascolo delle mucche podoliche, poi si è fatta strada l’ipotesi della vendetta “passionale”, ma nelle ultime ore pare si stia rivalutando la tesi legata a dissapori per motivi legati all’azienda agricola che aveva messo in piedi da qualche anno, nella quale allevava oltre una 70ina di capi bovini di razza. Azienda dai terreni molto ampi pare, addirittura, confinanti con la vicina Campania giacché Pescopagano, come avevamo evidenziato qualche giorno fa, è l’ultimo paese della Basilicata, al confine con la regione Campania e il territorio irpino. Un ambiente da entrambi i versanti vocato prevalentemente al pascolo più che all’agricoltura, in cui l’allevamento della razza bovina Podolica, sarebbe particolarmente redditizio grazie alla notevole quantità di latte giornaliero prodotto, alla sua qualità con cui si produce il rinomato “caciocavallo podolico” e alle carni particolarmente apprezzate che hanno permesso alla specie di entrare a pieno titolo tra le razze italiane di pregio.

PUCILLO AVREBBE GIÀ RICEVUTO IN PASSATO AVVERTIMENTI E MINACCE

Parrebbe, stando a quanto raccontano in paese, che Pucillo stesso avesse riferito di aver subito qualche anno addietro “minacce” e “avvertimenti”, avendo trovato due galline sgozzate (o decapitate) sul davanzale e sull’uscio della porta di casa. Anche su questo si dipanano dubbi: potrebbe essere questo indizio legato all’omicidio, e quindi un rancore maturato nel tempo, oppure essere due eventi non collegati tra loro e anzi appartenere ad autori e mani diverse. Fatto sta che avrebbe ammesso di avere persone che lo ritenevano ostile e “nemico”. Eppure tutti lo ricordano in paese per il suo essere sempre sorridente, scherzoso, amico e compagno di chiacchierate. Pescopagano, che conta poco più di 2000 anime, è ancora incredulo nonostante i funerali, svoltisi il 4 aprile, che hanno raccolto intorno al feretro la famiglia, gli amici, i conoscenti e quanti gli erano vicino.

IL MISTERO DEL CELLULARE E DEL GIUBBOTTO SCOMPARSI NEL NULLA

Quando il cadavere di Pucillo è stato ritrovato, è saltato all’evidenza che non indossasse un giubbotto, eppure Pescopagano è un paese di entroterra, in montagna, soggetto anche ad abbondanti nevicate. Come sarebbe possibile dunque recarsi nei campi senza coprirsi? L’ipotesi più accreditata collegherebbe la mancanza del giaccone al trascinamento del cadavere (anche questo spiegherebbe i pantaloni trovati abbassati): probabilmente chi ha ucciso e poi spostato il corpo di Pucillo, lo ha fatto trascinandolo proprio dal giubbotto, lasciando potenzialmente tracce sull’indumento che per questo sarebbe stato portato via. Oppure, qualora vi fosse stata una colluttazione, sulla giacca potevano esservi tracce dell’aggressore. Il secondo punto interrogativo riguarda invece il cellulare della vittima: solitamente è uno dei primi oggetti ad essere sequestrato e perquisito in cerca di telefonate, contatti, documenti, scambi di messaggi, per verificare se avesse appuntamenti quella mattina, o se avesse ricevuto o inviato chiamate nel range di ore precedenti all’arrivo in azienda agricola. Ma nulla, neppure il telefonino è stato rinvenuto. Poco attendibile l’ipotesi che non l’avesse con sé: difficilmente oggigiorno si esce di casa senza, soprattutto se si sa di dover rientrare solo dopo molte ore. Possibile dunque che anche questo oggetto personale sia stato portato via, proprio per occultare eventuali tracce? C’è poi il mistero dell’accendino: il medico non fumava, ma vicino al corpo è stato rinvenuto un accendino, forse perso dall’assassino mentre tentava di occultare il cadavere oppure era in quel punto già da tempo e non è collegato all’omicidio.

LE ULTIME ORE: L’ARRIVO IN AZIENDA SUL TRATTORE POI L’AGGUATO MORTALE

Dopo il caffè al bar nella piazza antistante il Municipio in cui era solito recarsi intorno alle 6:30,aveva proseguito verso l’azienda agricola alla guida della sua auto, lasciata poi nei pressi di una masseria dove ha invece avviato il trattore per recarsi nel terreno in cui ha poi trovato la morte, in località Cucumiello. Aveva ormai fatto dell’allevamento la sua passione e lavoro primario. Chi si è recato sul posto con l’intento di ucciderlo conosceva bene il luogo: l’azienda ha un territorio molto vasto e soprattutto per raggiungerla si possono percorrere tre strade diverse, tutte abbastanza isolate e prive di controlli di videosorveglianza. Insomma si arriva solo se ci si sa muovere bene sul territorio. Chi ha sparato al torace di Pucillo, l’ha colpito a bastonate e poi sparato al collo, era dunque giunto sul posto con intenzioni precise. Armato di un fucile da caccia a pallettoni. Probabilmente l’attendeva in agguato quella mattina del 21 marzo non per avvertirlo, non per minacciarlo, ma per ucciderlo. Dal giorno del ritrovamento del cadavere non ci sono indagati, il fascicolo resta a carico di ignoti. Un «omicidio volontario e feroce», l’ha definito il procuratore capo di Potenza Francesco Curcio «chi sa parli» aveva lanciato l’appello, ma parrebbe che ad oggi nessuno abbia parlato nel luogo preposto, mentre le voci si susseguono in paese. Le indagini dell’Arma dei Carabinieri proseguono, curate dai militari della stazione di Pescopagano, della Compagnia di Melfi e del Nucleo Investigativo di Potenza.

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