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IN APPELLO CONDANNA CONFERMATA PER FOGLIANO MENTRE ASSOLTI TRIUNFO ED IL COLLEGIO DEI REVISORI

Chiusa la pagina passata del danno erariale, resta aperto il caso dell’attuale presidente Priore con la Regione attiva con Roma per rimuoverlo

Per il defenestrato, dal Ministero dell’Ambiente nel 2018 che poi avviò il Commissariamento, ex direttore del Parco nazionale dell’Appennino Lucano, Vincenzo Fogliano, niente da fare in Appello sul danno erariale della monetizzazione di ferie non godute dall’entità di 18mila e 474 euro, pari alla differenza tra la somma complessiva erogata a tale titolo dall’Ente, comprensiva degli oneri riflessi, e la somma effettivamente percepita dallo stesso Fogliano: l’accusa ha retto, sentenza confermata. Da ricordare che per le altre imposte di danno, relative all’indebita corresponsione di buoni pasto, agli a indebiti rimborsi di missione, all’indebito uso di autovettura e al danno derivante da comodato autovettura, Fogliano già prima della sentenza di primo grado aveva provveduto, via bonifici, a restituire oltre 20mila euro Ad ogni modo, a distanza di oltre 2 anni dalla condanna emessa dalla Corte dei Conti della Basilicata nell’ottobre del 2020, dal verdetto di Appello, un’importante novità. Il ricorso di Fogliano sul risarcimento in favore del Parco della cifra di oltre 18mila euro, costituita dalle ritenute fiscali e contributive trattenute dall’Ente e versate all’Erario sulla maggior somma di euro 42mila e 584 euro corrisposta all’ex direttore a titolo di indennità delle ferie non godute, è stato ritenuto infondato, ma il collegio giudicante è approdato a diversa conclusione, invece, sulla vicenda che ha visto coinvolti Vittorio Triunfo, in veste di componente del Consiglio direttivo del Parco, e Ciro Di Iorio, Decio Scardaccione e Francesco Giovanni Tucci quali componenti del Collegio dei Revisori. Questi, tutti difesi dall’avvocato Luca Di Mase, sono stati assolti in Appello.

L’ASSOLUZIONE PER TRIUNFO E PER IL COLLEGIO DEI REVISORI

Nei loro confronti, in riforma della sentenza di primo grado, il collegio giudicante ha dichiarato «l’insussistenza della responsabilità amministrativo contabile» sulla vicenda del danno erariale derivante dall’illegittimo conferimento a Fogliano, risalente al 2015, del ruolo di Direttore-Dirigente, e, di conseguenza, alla non dovuta indennità di posizione derivante dalla retribuzione correlata all’incarico di “Direzione” del Parco. Il risarcimento in favore dell’Ente di 24mila e 789 euro fu addebitato, dalla Corte dei Conti regionali, nella misura del 40% all’allora presidente proponente Domenico Totaro, mentre nella misura del 7% ciascuno ai componenti del Consiglio direttivo e del 6% ciascuno ai componenti del Collegio dei Revisori. La condotta gravemente colposa dei componenti del Consiglio direttivo e del Collegio dei Revisori dell’Ente era stata individuata dalla Corte dei Conti di Basilicata nell’avere attribuito in via temporanea all’architetto Fogliano le funzioni proprie del Direttore del Parco, poi confermato in tale posizione, in assenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore: Fogliano non era iscritto all’Albo nazionale degli idonei. Incarico affidato «per il tempo strettamente necessario e, comunque, fino alla nomina del Direttore» che era l’unica figura dirigenziale prevista nella dotazione organica dell’Appennino lucano. In Appello, per comprendere la concretezza dell’urgenza, vagliata la cronistoria dell’Appennino lucano. Il Parco nazionale, istituito nel 2007, era entrato in funzione solo a seguito della nomina del Presidente, il Ministero dell’Ambiente scelse nel 2012 Domenico Totaro, del Consiglio Direttivo, i relativi decreti ministeriali sono del 2014 e del 2015, e, infine, del Collegio dei Revisori dei conti, nominato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2014. La procedura di nomina del Direttore, fu avviata con atto del 2016, ma, dopo, nel corso degli anni, sospensioni, Commissariamento e riedizione, è «tuttora in corso». In estrema sintesi, per Triunfo che espresse voto favorevole all’incarico a Fogliano e per il Collegio dei revisori, che non ha partecipato alla votazione, in Appello sono caduti gli elementi della colpa grave, essendo stata prevista, nell’atto di conferimento, l’applicazione delle norme del Contratto collettivo nazionale del lavoro per il biennio economico 2008- 2009, relativo all’area VI della dirigenza, e l’eroga- zione «dell’indennità di posizione da rapportarsi, ovviamente, alla durata dell’incarico e con l’applicazione dell’aumento del 20% giusta circolare del Ministero dell’Ambiente, mentre quella di risultato rimane fissata tra il 30% e il 50% della indennità di posizione». Ciò anche alla luce dello specifico riferimento normativo contenuto nel Decreto legislativo 165 del 2001, «il trattamento economico può essere integrato da una indennità commisurata alla specifica qualificazione professionale, tenendo conto della temporaneità del rapporto e delle condizioni di mercato relative alle specifiche competenze professionali».

PASSATO CHIUSO, PRESENTE APERTO: IL CASO PRIORE

Con l’Appello della Corte dei Conti, Fogliano condannato, Triunfo e il Collegio dei Revisori assolti, chiusa una pagina della pregressa gestione del Parco dell’Appennino lucano. Resta aperta, invece, l’attuale questione che ha come protagonista, in negativo, il presidente in carica del Parco, Giuseppe Priore. La sua scalata, da sub Commissario a Commissario e poi presidente, continua così tanto a non convincere sia nella forma, da ricordare la nomina a futura memoria dell’allora Ministro Costa, e sia nella sostanza, in riferimento tanto agli atteggiamenti poco istituzionali, post sessisti e ingerenze nel gruppo lucano di protezione civile, ha qui ricoperto l’incarico apicale per un esteso lasso temporale, quanto soprattutto ai risultati gestionali, che proseguono, da parte della Regione, le interlocuzioni romane volte alla destituzione dall’incarico ricoperto al Parco dell’Appennino lucano

Ferdinando Moliterni

3807454583

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