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LA SANITÀ SENZA ARTICOLO 32

TACCO&SPILLO

Non sappiamo quanti politici dalle parti di via Verrastro abbiano a mente l’art. 32 della Costituzione, senza peraltro immaginare il maquillage celtico che sta mettendoci sopra il ministro Calderoli, in particolar modo sui LEP, di cui qualche giorno fa ne è nato finanche un burocratico Comitato dall’acronimo poco rassicurante di CLEP, ma almeno ci si aspettava che si conoscessero i princìpi fondamentali del nostro servizio sanitario di universalità, uguaglianza, equità. Ora nonostante le spillate appioppate al menefreghismo del governo più che del “cambiamento” degli gnavi, la questione ritorna in tutta la sua drammatica urgenza con lo sprofondo finanziario dei bilanci degli enti sanitari e su cui, prima o poi, qualcuno si dovrà beccare le sue cattive responsabilità e ritorna anche in triste moda con l’ultimo report della Fondazione GIMBE sulla mobilità passiva secondo cui quando i lucani non rinunciano a curarsi vanno a fare le valigie per avere altrove cure mediche che siano adeguate e sopratutto tempestive. Eppure puzza di bruciato si doveva pur sentire ed in invece mentre si reclutavano a proprio piacimento manager made in Naples la Basilicata colava inesorabilmente a picco, zavorrata da ben 64 milioni di euro di debito, solo per riferirsi al 2022. Canta Alex W:“Dire, fare, curare. Dimmi che errori evitare”.

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