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PER FORTUNA NON MI OCCUPO DI POLITICA ATTIVA MA UNA COSA È CERTA ADESSO MI DOMANDO E CHIEDO REALMENTE SAPETE TUTTO DI ELLY SCHLEIN ?

La nuova leader del Partito Democratico Elly Schlein fa parlare molto di sé. Una delle critiche che le vengono rivolte è quella di avere tre cittadinanze e tre passaporti. Infatti, Elly Schlein è cittadina italiana, svizzera e statunitense. Questo ha scatenato qualche critica nei suoi confronti

ELLY SCHLEIN

leader del Partito Democratico Elly Schlein

PER FORTUNA NON MI OCCUPO DI POLITICA ATTIVA MA UNA COSA È CERTA ADESSO MI DOMANDO E CHIEDO REALMENTE SAPETE TUTTO DI ELLY SCHLEIN ?

leader del Partito Democratico Elly Schlein
Elly Schlein criticata perché ha tre passaporti, ma la legge non lo vieta
leader del Partito Democratico Elly Schlein

La nuova leader del Partito Democratico Elly Schlein fa parlare molto di sé.
Una delle critiche che le vengono rivolte è quella di avere tre cittadinanze e tre passaporti.

Infatti, Elly Schlein è cittadina italiana, svizzera e statunitense
Questo ha scatenato qualche critica nei suoi confronti.

Elena Ethel Schlein, detta Elly (IPA: /ˈɛlli ˈʃlain/; Lugano, 4 maggio 1985), è una politica italiana con cittadinanza statunitense naturalizzata svizzera, segretaria del Partito Democratico dal 12 marzo 2023.

Avere più di una cittadinanza non è certo una cosa illegale

Alcuni Paesi ammettono la possibilità di avere più di una cittadinanza e più di un passaporto. Ci sono degli accordi tra Stati che lo permettono.

Ciò è permesso anche dalla nostra stessa Costituzione

Semmai, qualche problema si potrebbe porre se Elly Schlein diventasse premier.
In questo caso, avere le due cittadinanze di due Paesi stranieri {per di più non facenti parte dell’Unione Europea 🇪🇺}potrebbe non essere opportuno.
Infatti, potrebbe essere posta qualche questione se, nella veste di premier italiana, ella andasse a parlare con il presidente americano o con quello svizzero.

Elly Schlein, un po’ di Svizzera nella politica italiana

Nata e cresciuta in Ticino, Elly Schlein, già parlamentare europea, è stata la candidata che ha ottenuto più preferenze alle scorse elezioni regionali dell’Emilia-Romagna.
La sua passione per la politica – ereditata dal nonno materno ed esplosa all’Università di Bologna – e il suo recente exploit elettorale, l’hanno trasformata nel personaggio politico del momento.

Tvsvizzera.it: Alle scorse elezioni in Emilia-Romagna è stata la candidata che ha ricevuto più preferenze (22’098) tra l’altro di una lista appena nata. C’è un segreto dietro a questo successo?

Elly Schlein: Diciamo che ci sono stati più di un fattore che hanno giocato: noi abbiamo girato incessantemente tutti i territori facendo tre volte il giro delle province dell’Emilia-Romagna chiedendo alle persone di aiutarci ad arrivare dove non saremmo potuti arrivare da soli e di farsi portavoce delle nostre stesse proposte. E questo secondo me ha pagato molto ed è stata una vittoria collettiva.

Poi c’è stata una raccolta della semina del lavoro fatto a Bruxelles e che ogni fine settimana venivo a spiegare direttamente nel territorio emiliano-romagnolo. In tutto ciò ha giocato un ruolo anche la visibilità social dovuta ad un video di qualche giorno fa in cui chiedevo personalmente a Salvini come mai non si fossero mai presentati a ben 22 riunioni convocate a Bruxelles sulla riforma del Regolamento di Dublino.

Elly Schlein, all’anagrafe Elena Ethel Schlein, nasce a Lugano il 4 maggio 1985 da madre italiana e padre statunitense entrambi professori universitari. Dopo le scuole ad Agno e la maturità al Liceo cantonale di Lugano, si trasferisce a Bologna dove frequenta dapprima il Dams e, successivamente, Giurisprudenza in cui, dopo essere stata eletta per due volte rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà, si laurea con il massimo dei voti.

Nel 2008 e nel 2012 in occasione delle elezioni presidenziali americane, vola a Chicago a fare da volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama. Il 25 maggio 2014 viene eletta al Parlamento europeo con 54.802 preferenze nelle liste del PD.

Si candida alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna del 26 gennaio 2020 dove risulta la più votata con 22.098 voti.

Il suo nonno materno è Agostino Viviani, membro del Comitato di Liberazione Nazionale e successivamente senatore socialista tra il 1972 e il 1979.

leader del Partito Democratico Elly Schlein

Lei è una donna che si è affermata in politica, un settore dove in Italia – ma anche altrove – le donne sono sempre minoritarie rispetto agli uomini. Come si colma questo gap?

Serve un cambiamento culturale per superare una certa cultura sessista, si devono conciliare meglio i tempi di vita con quelli del lavoro anche e soprattutto per chi fa politica. E ciò porta ad avere più donne nei luoghi dove si decide sia in politica che nell’economia. Ci sono interventi da fare sui sistemi democratici di rappresentanza ed elettorali. E ci sono varie soluzioni possibili: in Emilia-Romagna, per esempio, abbiamo appena votato con un sistema in base al quale chi esprime due preferenze deve per forza darle a due persone di genere diverso. Ma ci sono altre possibilità.

Le donne in politica sono un valore aggiunto e nella mia esperienza ciò si è verificato per esempio nella riforma del regolamento di Dublino. Sono sicura che, se non fossimo state tutte donne tranne il relatore, non saremmo riuscite a ottenere un compromesso così alto tra culture politiche e posizioni così distanti.

Parlando di questo: nei giorni scorsi il Tribunale amministrativo federale ha dichiarato l’Italia paese non sicuro per accogliere i migranti vulnerabili a causa del decreto sicurezza bis, smentendo ciò che dice il Regolamento di Dublino e trattenendoli in Svizzera. Di cosa c’è bisogno per risolvere questa questione?

Nel 2017 abbiamo fatto approvare dal Parlamento europeo con una maggioranza storica dei due terzi, la riforma del regolamento per superare quel criterio per me ipocrita del primo paese d’accesso, che ha bloccato migliaia di richiedenti asilo nei paesi ai confini caldi della Ue, tra cui l’Italia, e ha messo a dura prova i sistemi di accoglienza.

Se siamo una unione è giusto condividere le responsabilità sull’accoglienza. Noi abbiamo cancellato quel regolamento e abbiamo messo in campo un meccanismo permanente di ricollocamento che obbliga tutti i paesi europei pro quota (secondo i criteri di Pil e popolazione) a fare la propria parte sull’accoglienza. L’abbiamo fatto valorizzando i legami significativi di quei richiedenti asilo con i diversi paesi europei in cui hanno ottenuto un titolo di studio o dove vive un famigliare, per limitare al massimo quei flussi di persone che vogliono provare a spostarsi attraversando autonomamente i confini.

Quanto e come influisce nella sua visione politica il suo background e la sua provenienza da un paese federalista e a democrazia diretta come la Svizzera?

Direi moltissimo. Quello svizzero è un sistema politico diverso in cui bisogna dialogare e trovare la mediazione. Io ho provato a portare un po’ di questo nella politica italiana dove non sempre è facile perché il sistema italiano è molto polarizzato e c’è molta politica urlata.

Dalla Svizzera prenderei la capacità di mediare tra posizioni politiche e partiti molto diversi tra loro. Mentre dall’Italia porterei la vivacità nel dibattito e nel confronto per chiarire le diverse visioni.

I sistemi politici italiano e svizzero sicuramente sono molto diversi: ma che cosa del sistema federale svizzero potrebbe essere applicato in Italia o che lei vorrebbe prendere? E viceversa

Prenderei dalla Svizzera la capacità di mediare tra posizioni politiche e partiti molto diversi tra loro. Mentre dall’Italia porterei la vivacità nel dibattito e nel confronto per chiarire le diverse visioni.

Come vede le relazioni Svizzera-Europa e il ruolo della Svizzera nell’ambito europeo?

La Svizzera è immersa nel cuore dell’Europa ed ha relazioni commerciali fondamentali ma anche storiche culturali e geografiche. Un rapporto non facile segnato da alcune votazioni come il referendum di alcuni anni fa (l‘iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa, ndr.).

Il rapporto della Svizzera con l’Europa deve ritrovare linfa e deve ritrovare equilibrio nel rispetto reciproco e nell’interesse di entrambe le parti. Né l’Europa può fare a meno della Svizzera che è al centro del suo cuore, né la Svizzera può fare a meno dell’Europa per mille ragioni. Credo che sia il tempo di uno sguardo nuovo e credo che anche in Svizzera ci sia consapevolezza che le più grandi sfide sulle quali dobbiamo dare una risposta alle nuove generazioni sono sfide che nessun paese per quanto ricco di esperienza, competenza e risorse può affrontare da solo. Sull’emergenza climatica, così come sulla gestione dell’emigrazione e sulla questione fiscale, si può fare molto in Svizzera ma bisogna assicurarsi che intorno a te gli altri paesi rispettino gli standard vincolanti.

Il tema dell’ambiente sta diventando sempre più importante a livello mondiale. Come mai secondo lei in Italia non c’è mai stato un forte partito ecologista a differenza di altri paesi europei e anche della Svizzera con l’ultimo exploit dei Verdi e dei Verdi liberali?

Diciamo che il successo dei partiti ecologisti in Europa è dovuto in parte ad una capacità di rinnovamento sia della propria classe dirigente che ha inserito tante persone giovani (come i verdi tedeschi), sia ad un rinnovamento nei linguaggi e nella proposta senza dimenticare l’importanza del radicamento sul territorio. Io credo che in Italia, dove ci sono state importanti mobilitazioni di giovani e giovanissimi in questo senso con i “Fridays for future”, serva una ricostruzione dell’intera area progressista, ecologista e della sinistra attorno alle due sfide sulle quali ci giochiamo il futuro.

L’emergenza climatica da una parte e quindi la transizione ecologica necessaria alle nostre economie che vuol dire salvare il pianeta rilanciando un’occupazione di qualità. Dall’altro lato la lotta alle diseguaglianze sociali, territoriali ed economiche per un lavoro dignitoso; la lotta contro ogni discriminazione di genere, contro le discriminazioni razziste per una buona accoglienza diffusa sul territorio in piccole soluzioni abitative che crea inclusione sociale. E contro ogni discriminazione per orientamento religioso o sessuale.

La neosegretaria Pd. Infanzia in Svizzera, volontaria per Obama: chi è Elly Schlein

Per quanto avversa alla «sinistra delle ztl» (il copyright è suo), la biografia di Elena Ethel Schlein, “Elly” per gli amici, sembra avere davvero poco a che fare con periferie e marginalità, fatta eccezione, forse, per la laurea in Giurisprudenza conseguita con il massimo dei voti a Bologna, la città che le ha regalato il successo politico di cui gode oggi.

La neosegretaria del PD è nata e cresciuta nel 1985 a Sorengo, piccolo comune svizzero nel distretto di Lugano, ma possiede anche la cittadinanza americana.

Suo padre, Melvin Schlein, è professore di Scienze politiche alla Franklin University, sempre a Lugano, dove l’ex eurodeputata ha frequentato il locale Liceo Cantonale, prestigioso istituto fondato, tra gli altri, da Carlo Cattaneo.

Il nonno paterno, Herschel, era di origine ebraica e nacque nel 1892 a Zolkiew, cittadina ucraina poco distante da Leopoli, per poi emigrare negli Stati Uniti.

La madre è invece docente di diritto all’Università dell’Insubria, mentre il nonno materno, Agostino Viviani, è stato senatore socialista.

Il fratello Benjamin è un apprezzato matematico, professore all’Università di Zurigo e Susanna, la sorella, è primo consigliere dell’ambasciata italiana ad Atene, dove è scampata a un attentato di matrice anarchica nel dicembre scorso.

La prima esperienza politica matura oltreoceano nel 2008, a Chicago, dove si impegna come volontaria per la vittoriosa campagna di Barak Obama.

Ma è con l’antirenzismo che l’astro di Schlein inizia a brillare, con la partecipazione alle proteste della base dopo il fallimento della “candidatura” di Romano Prodi al Colle (per mano dei famosi 101 franchi tiratori) e la partecipazione a #OccupyPd, campagna promossa dalle nuove leve in dissenso alla formazione del governo di larghe intese nel 2013 (premier Enrico Letta).

Sempre nel 2013, per le primarie che incoroneranno Renzi, sostiene la candidatura di Pippo Civati e viene eletta in direzione nazionale.

L’anno successivo corre invece per le europee ottenendo un seggio a Strasburgo.
Come eurodeputata continua a farsi notare grazie all’impegno a favore dei migranti e per la riforma del Trattato di Dublino, ma dopo un anno abbandona il Pd in contrasto con la linea del segretario Renzi.

Il 2020 è l’anno della consacrazione con l’elezione al Consiglio regionale dell’Emilia Romagna in una lista sostenuta da Art.1, Si e altre realtà.

Schlein fa il pieno di preferenze, oltre 22mila, un record mai raggiunto prima in Regione, prendendo più voti di tutti i big del suo ex partito.
Da vice del suo futuro sfidante, Stefano Bonaccini, e assessora al Welfare, porta avanti le battaglie che l’hanno resa nota, in particolar modo contro i decreti Salvini, a favore dei diritti Lgbt (è dichiaratamente bisessuale e ama una donna, esponendola il meno possibile alla vita pubblica) e per la tutela dell’ambiente.
Nelle elezioni anticipate del settembre 2022, pur non essendo iscritta al partito, si candida e viene eletta con i dem alla Camera.

Elly Schlein e le sue tre cittadinanze

Non si vuole certo mancare del dovuto riguardo al cosmopolitismo, ma sommessamente sollevare solo un dubbio: non sarebbe stato opportuno che Elly Schlein nel momento in cui è diventata segretaria del Pd annunciasse di rinunciare alle due prestigiose cittadinanze delle tre che ha, quella statunitense e quella svizzera, decidendo quindi di accontentarsi della certamente meno accattivante cittadinanza italiana?

Oggi la Schlein è a capo del principale partito d’opposizione, ma domani, chissà, grazie a qualche imprevedibile terremoto politico-parlamentare qui da noi però sempre possibile, potrebbe magari trovarsi a essere addirittura in corsa per la Presidenza del Consiglio. «Sta bene» mi chiedo — adopero volutamente questa categoria dell’etichetta: dal significato alquanto indefinibile eppure chiarissimo — che una persona in una tale condizione oltre che cittadina italiana sia anche cittadina svizzera e americana?
Cioè da un lato dell’unico o quasi Paese europeo che non fa parte dell’Unione e dall’altro di un paese come gli Usa con il quale è inutile sottolineare la complessità dei rapporti che intratteniamo sia come italiani che come europei? «Sta bene», ancora, che un giorno, mettiamo, i governanti di Berna o di Washington incontrandola possano chiedersi se l’italiana che si trovano davanti abbia votato per loro o per i loro avversari?

Ma la storia è fatta così. Spesso si compiace di paradossi. Per dirne uno, quello per cui accade che proprio il partito i cui lontani antesignani furono tra i maggiori apostoli della categoria del nazional-popolare, non stancandosi di proclamare ad ogni occasione le proprie radici italiane contro chi polemicamente li voleva «asserviti allo straniero», proprio quel partito si ritrova oggi a essere guidato da una donna che con i suoi tre passaporti non esita a mostrarsi italiana ma anche svizzera e americana.

“Ha tre passaporti, scelga con chi stare”

È polemica sulla Schlein

La leader Pd è cittadina italiana, statunitense e svizzera.

“Una condizione di evidente incompatibilità”

secondo l’avvocato Tirelli, che ha chiesto dalla deputata dem di scegliere: il Nazareno o la tripla nazionalità

La uno, la due o la tre?

Elly Schlein ha l’imbarazzo della scelta: può infatti vantare ben tre cittadinanze. Italiana, statunitense e svizzera.

Un dettaglio già diventato motivo di polemica, rispetto al quale c’è infatti chi ha sollevato persino una questione di opportunità.

Anzi, di più: un presunto “conflitto d’interessi”

A qualcuno la rimostranza potrà sembrare pretestuosa ma non la pensa affatto così Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito “Libertà, Giustizia, Repubblica”

In una nota, l’avvocato ha contestato alla nuova segretaria dem di trovarsi

“in una condizione di evidente incompatibilità”

“Ha tre passaporti, a chi darà ascolto?”

Secondo Tirelli, infatti, Schlein

“non può fare politica ad alti livelli in Italia con in tasca i passaporti statunitense e svizzero”

Se la deputata Pd si trovasse a ricoprire incarichi istituzionali – ha domandato in una nota l’avvocato – cosa accadrà?

“Stati Uniti e Svizzera, infatti, sono due nazioni che non fanno parte dell’Unione Europea, con propri interessi e proprie visioni politiche che non necessariamente devono coincidere con quelli italiani. Come risponderà la Schlein quando si ritroverà a dover trattare dossier che coinvolgono gli Usa o la Svizzera?”, ha proseguito Tirelli in un comunicato stampa.

E ancora:

“La Schlein a chi darà ascolto considerato che ha la cittadinanza italiana, quella americana e quella svizzera?”

Da un punto di vista formale, è giusto precisare che la deputata luganese è stata regolarmente eletta e ricopre in modo del tutto legittimo il proprio incarico, per il quale la legge prevede anche il possesso di una cittadinanza plurima.

Secondo Tirelli, tuttavia, ci sarebbero elementi per contestarla.

“Sarà capace di essere autonoma nelle decisioni, difendendo le nostre posizioni, o sceglierà di allinearsi alle scelte dei Paesi extra Ue?”

ha chiesto l’avvocato, facendo riferimento alla guerra in Ucraina:

“In qualità di cittadina americana perorerà a tutti costi la causa statunitense e del suo presidente Biden contro una visione magari meno interventista e meno coinvolgente dal punto di vista militare dell’Italia e dell’Ue oppure si svincolerà dall’agenda di Washington? Sarà libera di optare per una posizione piuttosto che per un’altra rischiando di non essere ben vista Oltreoceano?”

“Scelga tra il nazareno e le altre due nazionalità”

Secondo il presidente di “Libertà, giustizia, Repubblica” saremmo quindi di fronte “a un quadro tipico del conflitto d’interesse”, rispetto al quale Schlein sarebbe tenuta – sempre a suo avviso – a fare una scelta:

“O rinuncia all’incarico al Nazareno o dice addio alle altre due nazionalità”

In caso contrario – ha sostenuto ancora Tirelli

“potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di un politico che contribuisce a ridimensionare se non azzerare la sovranità del nostro Paese”

Elly Schlein, chi è la prima segretaria donna del Partito Democratico

Già Europarlamentare e vicepresidente della Regione Emilia Romagna, è stata eletta alla Camera. Diritti sociali e civili, attenzione al cambiamento climatico e diritto alla casa: questi i capisaldi del suo programma ‘Parte da noi’

Bologna, 26 febbraio 2023 – La paladina dei diritti.

ELENA ETHEL SCHLEIN per tutti solo “ELLY” classe 1985, è nata a vicino a Lugano e vive da sempre immersa nel mondo della politica, con un’attenzione particolare ai diritti civili e al tema dei migranti.

Ha triplice cittadinanza: svizzera, italiana e statunitense.

I risultati in diretta a Bologna e in Emilia Romagna

Ha sfidato alle primarie del Pd Stefano Bonaccini figura più “establishment”, già amministratore rodato e identificato più come “uomo del partito”

All’interno delle consultazioni nei circoli Pd delle scorse settimane ha ottenuto il 34,85 delle preferenze (dietro Bonaccini, che ha guadagnato il 52,85%), ma molti restano convinti possa essere artefice di una rimonta puntando soprattutto sul ruolo dei tanti indecisi che, domenica, potrebbero recarsi alle urne.

Elly Schlein, chi è: biografia e curiosità

Il padre di Elly – Melvin Schlein – è professore emerito di Scienza della politica e Storia alla Franklin University di Lugano; la madre, Maria Paola Viviani, è professoressa ordinaria di Diritto pubblico comparato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi dell’Insubria. Non solo: Elly è nipote dell’avvocato antifascista Agostino Viviani, senatore del Partito socialista e già presidente della Commissione giustizia in Senato.
Dopo aver masticato politica da sempre, dunque, si iscrive alla
facoltà di Giurisprudenza di Bologna, dove si laurea con il massimo dei voti nel 2011.

La carriera politica di Elly Schlein

Dopo aver partecipato ad alcune mobilitazioni negli Stati Uniti per supportare la candidatura a presidente di Barack Obama, continua il proprio impegno politico in Italia nel 2013 avviando la campagna di mobilitazione ‘Occupy PD’: un’azione partita dalla base giovanile del partito in merito alla scelta dei vertici nazionali nel dar vita al governo Letta, sfociata nell’occupazione di alcune sedi piddì. Dopo aver sostenuto Pippo Civati alle Primarie Pd del 2013, viene eletta nella direzione nazionale del partito.
Nel 2014 si candida con i dem al Parlamento europeo – in molti ricorderanno l’hashtag virale
#siscriveschlein -, dove viene eletta con oltre 53mila preferenze. Ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della delegazione alla Commissione parlamentare di stabilizzazione Ue-Albania ed è stata membro della Commissione per lo sviluppo. Nel 2015 lascia il Pd e aderisce a ‘Possibile’, partito fondato da Civati.
Non si ricandida alle Europee del 2019, ma viene eletta
vicepresidente della Regione Emilia-Romagna alle Regionali nel 2020 con la lista ‘Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista’, iniziando a ricoprire la carica di sostituto proprio di Bonaccini. Elly Schlein, con quasi 23mila preferenze, è la candidata di lista più votata nella storia dell’Emilia-Romagna.
Alle scorse elezioni Politiche viene
candidata alla Camera dei Deputati come indipendente tra l liste del Pd e successivamente eletta, con conseguenti dimissioni dalla carica di vicepresidente della Regione. A seguito delle dimissioni di Enrico Letta, lo scorso novembre, ha annunciato attraverso una diretta social, su Instagram, la volontà di candidarsi come nuova segretaria del Pd.

“Parte da noi”: il programma di Elly Schlein

“Giustizia sociale e climatica sono inscindibili”: è l’incipit del programma di Elly Schlein in vista delle Primarie, dal titolo “Parte da noi”. Lotta alle fragilità, attenzione ai diritti sociali e civili, sanità pubblica, tasse e grandi patrimoni, diritto alla casa e rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, superamento della legge 194 attraverso la garanzia di una percentuale di medici non obiettori: questi, tra gli altri, i punti cardine della sua candidatura.

“Perché chi è più colpito dall’emergenza climatica in corso sono le persone più fragili e impoverite dalle crisi, sia a livello globale che nel nostro Paese”, continua il programma. E ancora: “Diritti sociali e diritti civili sono inscindibili, chi ne fa gerarchie di solito vuole negarli entrambi”.
Schlein insiste anche sull’
incompatibilità tra “incarichi di partito e funzioni pubbliche e amministrative

Chi ricopre un ruolo all’interno del Pd, in sostanza, dovrebbe abbandonare gli altri incarichi, valorizzando l’aspetto dell’autonomia del partito.
“La destra è andata al governo, fa la destra e vince purtroppo le elezioni regionali – ha detto Schlein all’ultimo confronto con Bonaccini su Sky -. E io credo che dobbiamo fare la sinistra, che oggi non può che essere
ecologista e femminista insieme. Serve un Pd che torni al fianco dell’Italia che oggi fa più fatica, che è rimasta più indietro e schiacciata in questi decenni di scelte politiche che hanno aumentato le disuguagliane e rischiano di distruggere il pianeta”

“Faccio appello ai tanti militanti che hanno voglia di riscatto e di ritrovarsi intorno a un’identità chiara – ha proseguito Schlein -. Se volete aiutarci a cambiarlo, venite a votare il 26 febbraio, perché se il Pd cambia per davvero, cambia anche l’Italia”

Chi l’ha sostenuta: da Muccino a Levante

Da Paola Turci a Raffaella Zuccari (moglie di Francesco Guccini, che invece supporta la candidatura di Bonaccini), dall’attore Claudio Amendola alla cantante Levante, fino a Gabriele Muccino e Lino Guanciale, diventato primo sostenere della mozione di Schlein in Abruzzo: sono tanti i vip che hanno sostenuto la candidata perché “realmente di sinistra”. E ancora l’ex giocatore della Virtus Bologna, ora con l’Olimpia Milano, Giampaolo Ricci, che su Instagram ha espresso il proprio sostegno a Schlein.

26 feb 2023

Primarie Pd 2023, Elly Schlein prepara la sua squadra (con tanta Emilia)

Prima donna e la più giovane segretaria: ecco i dati definitivi della vittoria. Il suo discorso: “Cambiare metodo e visione”

Bologna, 27 febbraio 2023 – La prima donna, la più giovane (ha 37 anni) e la prima dichiaratamente bisessuale: ecco chi è ELENA ETHEL SCHLEIN per tutti solo “ELLY” la nuova segreteria del Pd, incoronata dalle prima di ieri.
Lei parla di una “
piccola grande rivoluzione”, il suo avversario STEFANO BONACCINI l’ha incoronata quando ancora i numeri ufficiali stentavano ad arrivare. 

Alla fine l’esito del voto le dà un vantaggio ampio ma non schiacciante: su 1 milione e 98mila votanti, il 53,75% ha scelto lei il 46,25% per il governatore. Comunque abbastanza.

Ha espugnato anche BOLOGNA ma non la regione Emilia Romagna.

Poco dopo ha parlato anche lei, da Roma: “Cambiare davvero metodo e visione” con una “linea chiara contro precarietà, la disuguaglianza e per  un lavoro di qualità e dignitoso”, senza dimenticare l’emergenza climatica.

 L’intento è quello di

Ricostruire la fiducia spezzata”

E promette:

“Saremo un bel problema per il governo di Giorgia Meloni perché da oggi daremo un contributo a organizzare l’opposizione in parlamento in tutto il paese, a difesa di quei poveri che il governo colpisce e che non vuole vedere”

Secondo Schlein si è creato “ponte intergenerazionale – ha detto – .Mi hanno colpito le donne di 100 anni che aspettavano da 90 anni di votare una segretaria. Voglio pensare anche ai tanti giovani che hanno espresso primo voto e messo loro impegno, è il momento di ringraziare”

E chiude con un “messaggio forte e caloroso a Stefano Bonaccini: complimenti per confronto. Lavoreremo insieme nell’interesse del Paese”

Tanta Emilia nella squadra di governo di Schlein

Il passaggio di consegne con Enrico Letta è storia, ora la ex vicepresidente della Regione Emilia Romagna (ed vice proprio di Bonaccini) sta preparando i nomi per la squadra di governo del Partitone.
I nomi che circolano sono tanti: si parte da quello di
Dario Franceschini, ferrarese, che viene da molti indicato come il padre della sua candidatura. Ed è la moglie di Franceschini, la deputata Michela Di Biase, ad essere per molti in prima fila. certo è che l’apertissimo sostegno ricevuto dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore, certamente ha avuto un peso. E infatti si parla molto del bolognese Mattia Santori, assessore della giunta Lepore ed ex leader delle Sardine che scortò Bonaccini alla vittoria alle ultime elezioni regionali. Poi circolano anche i nomi di Andrea Colombo (ex assessore di Bologna), quello di Mery De Martino, la segretaria del circolo del Pratello, nel cuore della Bologna da bere, o Antonio Mumolo, avvocato di strada, da sempre vicinissimo a Elly. Spunta poi un altro nome emiliano: quello del modenese Stefano Vaccari. 

Primarie Pd: i dati definitivi in Emilia Romagna

Stefano Bonaccini esce sconfitto dalla sfida con Elly Schlein, ma la ‘sua’ Emilia  Romagna non tradisce il governatore: sui 150.634 voti espressi a livello regionale, infatti, Bonaccini ne incassa 84.957 (56,4%) contro i 65.677 (43,60%) della neo segretaria dem.

Schlein conquista anche Bologna

Sotto le Torri già lo chiamano ribaltone. Elly Schlein ha conquistato la Federazione di Bologna con il 52,12 per cento (21.339 voti) e già il suo comitato esulta per la “svolta” al circolo Bolognina, dove Schlein ha preso la tessera Pd. Bonaccini, invece, si assesta sul 47,88% (19.602 voti)

Buona l’affluenza che arriva a quota 41.261 in città metropolitana. Leggermente in calo rispetto al 2019 (era stata oltre 48mila), ma risultato comunque centrato.Voti validi 40.991.

Bonaccini ‘tiene’ la sua roccaforte

A Campogalliano, nel Modenese, dove ha votato il Governatore, i votanti sono stati 665: 593 per Bonaccini, che ha letteralmente staccato Elly Schlein (71) e una scheda è risultata nulla. Nel dettaglio, a Modena, l’affluenza definitiva si assesta su 24.477.

Anche a Ravenna i voti definitivi vedono Bonaccini vincente 8.100 voti (59,41%), Elly Schlein 5.533 (40,59%).

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