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FOTOVOLTAICO, MAXI TRUFFA IN BASILICATA

Dalla corte dei conti del Veneto stangata sull’intreccio internazionale da Lussemburgo al materano. Il danno erariale sfiora i 39milioni di euro: condannate 8 persone e 41 società

Nel contesto di un intreccio internazionale, la Basilicata al centro di una maxi truffa fotovoltaico: la Corte dei Conti del Veneto ha condannato, a vario titolo, 41 società e 8 persone per un danno erariale complessivo di 38 milioni e 903 mila euro, disponendo la conversione a pignoramento definitivo di beni immobili e denaro già oggetto di sequestro conservativo. Schema a mosaico, società madre e società figlie: da Lussemburgo a Bolzano fino alla Basilicata e alla provincia di Matera, passando da Padova: un progetto imprenditoriale ambizioso, ma che se rea- lizzato a norma di legge, o più specificatamente in difetto del riconoscimento delle incentivazioni, avrebbe rappresentanto una «operazione “in perdita secca”». Ma poichè l’ammissione alla tariffa incentivante è condizionata dalla potenza nominale dell’impianto di cui è stabilito un tetto massimo, così come avviene per il prezzo minimo garantito superiore a quello praticato dal mercato, per il quale, inoltre, è stabilito un tetto di produzione annua e sono previsti limiti e condizioni di cumulabilità con altre forme di incentivazione, il “mascheramento”, definito «artato frazionamento della potenza degli impianti aventi tutti potenza inferiore a 50 kW al fine dell’ammissione ai benefici» economici. L’accusa contabile è consistita nel contestare che le società chiamate a rispondere del danno, avessero beneficiato indebitamente di tariffe agevolate e del cosiddetto prezzo minimo garantito per un’attività di gestione di beni privati, impianti fotovoltaici, realizzati nella regione Basilicata. L’istruttoria erariale cui la sentenza si riferisce riguarda il filone veneziano dell’inchiesta relativa a una condotta criminale, volta a perpetrare una truffa aggravata ai danni dello Stato, posta in essere dagli amministratori di un gruppo societario italiano, controllato una società di diritto lussemburghese, che aveva fraudolentemente ottenuto incentivi pubblici finalizzati a promuovere l’energia rinnovabile da fotovoltaico. Successivamente alle indagini penali avviate dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Bolzano, sono state intraprese le conseguenti indagini erariali, finalizzate ad accertare eventuali correlati profili di danno derivanti dall’indebita percezione delle predette erogazioni da parte delle società investigate.

LO SCHEMA A MOSAICO E GLI IMPIANTI LUCANI

Pertanto, su delega della Procura della Corte dei Conti veneziana, i finanzieri dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia e Bolzano, hanno svolto congiuntamente i pertinenti accertamenti, che hanno permesso di accertare che la società capogruppo italiana, con sede originariamente a Padova e successivamente trasferitasi a Bolzano era proprietaria di 9 parchi fotovoltaici in Basilicata, di cui 6 con potenza superiore a 1 megawatt e 3 con potenza inferiore a detto limite, su particelle catastali contigue, per una superficie totale di 290.000 mq, pari a 40 campi di calcio e aveva locato i 9 parchi a 40 società veicolo, aventi tutte la stessa denominazione, medesimo indirizzo, prive di uffici, organizzazione imprenditoriale e dipendenti, interamente partecipate dalla stessa capogruppo, in modo da dividere i parchi in 246 impianti fotovoltaici e far risultare, mediante false dichiarazioni rese al G.S.E. (Gestore dei Servizi Energetici), che ciascuno dei suddetti parchi fosse di potenza inferiore a 50 kilowatt. Dei siti produttivi, il nome geografico: “Impianto fotovoltaico Craco” (loc. Franchi e loc. San Lorenzo), “Impianto fotovoltaico Pian di Spina”, “Impianto fotovoltaico Balcone”, “Impianto fotovoltaico Recisa Viggiani”, “Impianto fotovoltaico Mangaduscio”, “Impianto fotovoltaico Macchia”, “Impianto fotovoltaico Paolone” e “Impianto fotovoltaico Tempa”.

L’ARTIFICIO DELLE 40 SOCIETÀ

Attraverso tale artificio, le 40 società veicolo erano riuscite a percepire gli incentivi pubblici riservati esclusivamente ai piccoli parchi fotovoltaici, per un importo complessivo segnalato alle due Procure Erariali di 65 milioni di euro. Le somme percepite dalle società veicolo sono state poi dalle stesse retrocesse alla capogruppo, “mascherate” come pagamento dei canoni di locazione degli impianti medesimi. All’esito delle attività di polizia erariale, la Guardia di Finanza di Venezia e quella di Bolzano ha segnalato un danno erariale pari all’importo complessivo dei contributi illecitamente percepiti a carico della società capogruppo, delle 40 società e di 8 persone fisiche italiane e tedesche, di cui circa 45 milioni di euro di competenza territoriale della Procura contabile di Venezia e i restanti 20 milioni di euro di quella di Bolzano. A garanzia dell’Erario, è stato proposto ed ottenuto e quindi eseguito dalla Guardia di Finanza il sequestro conservativo emesso dal dalla Corte dei Conti di Venezia, che aveva interessato beni immobili, costituiti da 246 impianti fotovoltaici ubicati in provincia di Matera nonché da abitazioni situate in Germania, diritti di superficie e liquidità su conti correnti per circa 40 milioni di euro. Ulteriori 7,8 milioni sono stati cautelati, come sequestro conservativo in corso di causa, come cre- diti Iva nel frattempo maturati a favore delle società del Gruppo. L’attività di servizio posta in essere dalla Guardia di Finanza di Venezia e Bolzano evidenzia, ancora una volta, il presidio operato dal Corpo, quale forza di polizia economico-finanziaria, a tutela della spesa pubblica, con particolare riguardo all’erogazione di ingenti contributi pubblici in settori tanto innovativi quanto strategici per una crescita sostenibile del sistema Paese e, nei casi di distrazione fraudolenta degli incentivi, all’efficace azione di recupero anche all’estero dei patrimoni da vincolare a tutela dell’Erario in tutte le sue forme. I nomi dei citati in giudizio: Francesco Agresti, classe ‘65, nato a Policoro e ivi residente, il romano Mauro Di Fiore, i tedeschi Stefan Hohannes Hochbruck, Frank Pollmer, Matthias Filippo Altieri, Marko Andrè Detlef Schulz, Moritz Stolle e Costantin Von Wassershleben. Come società, la Qcii Basilicata srl e con numeri romani crescenti dalla Qcii Basilicata I Srl alla Qcii Basilicata XL Srl. Nel corso dell’istruttoria è emerso come QCii Basilicata Srl e le società Qcii Basilicata Srl da I a XL, la prima aveva, poi, ceduto, a sua volta, con singoli contratti di locazione, i 246 impianti fotovoltaici realizzati a 40 società di identica denominazione , costituite nel 2008 e dalla stessa controllate al 100%, le quali assumevano la veste di soggetti responsabili e, come tali, divenivano percettori dei contributi erogati dal Gse, dichiarassero nei rispettivi bilanci di esercizio, di appartenere al gruppo tedesco quotato Q-Cells Se, e dal 2013 al gruppo lussemburghese Ikav Globla Energy Sarl.

Di A. Carponi

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