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LAVORO, I DATI LUCANI: «NEL 2022 SONO CESSATI OLTRE 18MILA INDETERMINATI»

Regione, tutti i numeri della rilevazione sull’ultimo triennio

Una conferenza stampa dedicata al lavoro e alle sue proiezioni attraverso la presentazione dei dati occupazionali in Basilicata rilevati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro regionale nel triennio 2019-2022. È quella che si è svolta nella matti- nata di ieri nella sala Inguscio della Regione in via Verrastro a Potenza alla presenza dell’assessore regionale alle Attività produttive – Lavoro – Formazione – Sport Alessandro Galella e al Project Manager di Ett S.p.a. – la società che ha progettato il sistema informativo dell’Osservatorio regionale – Marco Velludo. Quello che emerge dalla proiezione dei dati è un quadro piuttosto dettagliato seppur parziali dell’andamento dei flussi di assunzioni, cessazioni e saldo dei rapporti di lavoro pre-Covid nonché durante e dopo la pesante flessione dovuta alla pandemia. L’Osservatorio del Mercato del lavoro Regionale ha avviato un focus per genere, per età, per tipologia di contratto a tempo determinato o indeterminato, per settore produttivo, per motivazioni delle cessazioni – che ne delinea un evidente fenomeno sociale in corso – e per Provincia di Potenza e Matera. «Il mercato del lavoro in Basilicata – ha affermato Marco Velludo, Project manager della Ett S.p.a. – è in linea con l’andamento nazionale», sottolineando- ne «la positiva dinamicità del territorio regionale che ha reagito, specie nell’ultimo anno di riferimento alle varie situazioni».

COSA DICONO I NUMERI

In Basilicata i contratti di lavoro a tempo determinato battono i contratti a tempo indeterminato. L’agricoltura è il comparto che predilige i contratti a termine, al contrario del commercio e dell’industria dove si preferisce assumere a tempo indeterminato. E nella comparazione dei territori, la provincia di Matera è decisamente più dinamica, della provincia di Potenza. «La differenza per provincia – ha commentato l’assessore regionale Alessandro Galella – evidenzia nel 2022 il saldo attivo tra avviamenti e cessazioni nel Materano, con 1.880 unità in più, mentre nel Potentino si registra un saldo negativo di 542 unità, in pratica con una velocità tripla». Nello specifico, agli oltre 18 mila cessati nel 2022 da contratti a tempo indeterminato, vanno aggiunti anche i 32.918 fuoriusciti da accordi a tempo determinato, nei quali ha inciso particolarmente (per il 47 per cento) la modifica del termine inizialmente fissato. Il focus sulle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a indeterminato ha evidenziato un trend di crescita: nel 2022 sono stati 4.745 (1.783 per il Materano, 2.962 per il Potentino) con la maggiore stabilizzazione nel settore del commercio. Per i contratti a tempo indeterminato, dove si passa da 24.030 movimenti del 2019 ai 18.936 del 2022, il settore maggiormente coinvolto è quello del commercio e dei servizi; mentre per i contratti a tempo determinato, dove l’oscillazione è tra i 149.587 e i 146.420, è l’agricoltura a farla da padrone, con percentuali che in ogni anno di riferimento si avvicinano molto alla metà dei movimenti. Nello stesso anno sono stati stipulati 20 mila contratti a tempo determinato contro i 146 mila a tempo indeterminato. Per quanto riguarda la cessazione dei rapporti di lavoro nel 2022 sono cessati 18 mila contratti a tempo indeterminato “per giustificato motivo oggettivo”. Dunque, questi dati altro non so- no che un primo passo. Cifre da cui partire per avviare una con- creta progettazione per ampliare ed elaborare il punto di osserva- zione a cui affiancare magari e integrare dati riguardanti i lavoratori con partite Iva, diffusi dall’Inps e Istat per diventare argomenti di discussione e indirizzo dell’Osservatorio del Lavoro che si proietti nella concreta realtà regionale. Una sorta di faro per avviare una fattiva Politica del Lavoro regionale. «Al di là dei pareri campati in aria è da questi dati che dobbiamo partire. Il nostro progetto – evidenzia Galella – ora è quello di interpretare i dati con l’aiuto degli esperti, cosa che faremo a stretto giro, per assumere le decisioni più idonee e aderenti alla realtà. Una delle criticità è sicuramente la forte disparità che traspare nelle aree del territorio. Abbiamo la possibilità di capire quali sono gli elementi che incidono negativamente su questo quadro e intervenire con investimenti mirati. Nello stesso modo – conclude Galella – possiamo pensare a progetti e incentivi da attivare negli altri settori più “critici” e a bandi per il reinserimento dei lavoratori dai 45 ai 53 anni, fascia di età in cui il numero dei cessati sopravanza il numero degli avviati».

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