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BASILICATA TERRA DI EMIGRATI

Ma per fortuna cresce anche la popolazione straniera residente: ora ha superato il 4%. Sono in aumento i lucani che decidono di trasferirsi al Nord ed anche all’ estero.

Articolo di Livia Graziano

Dirompenti nella società moderna sono stati, senza dubbio, gli effetti legati alla mobilità, grazie a mezzi di trasporti in continua trasformazione tecnologica. Se in precedenza per compiere un viaggio da Roma a Berlino occorreva qualche giorno di un interminabile e pericoloso viaggio, attualmente con un volo low cost le distanze arco temporali sono diminuite così come si è ampliata, d’altro canto, la possibilità di viaggiare a fasce vastissime delle popolazione.

Su tale fenomeno, molti sono gli studiosi che rivelano aspetti negativi in quella che definiscono iper- mobilità, ovvero una trasformazione della società contemporanea, con risvolti negativi dal punto di vista sociale e ambientale. Considerando ad esempio il Covid-19, uno dei principali fattori che ha contribuito alla diffusione globale è stata la mobilità; basti pensare che il “paziente zero” proveniente in Europa dalla Cina, ha innescato una miccia che in pochi mesi ha provocato la diffusione del virus in tutto il vecchio continente.

Certamente, però, la mobilità presenta aspetti soprattutto positivi. Immaginiamo ad esempio l’opportunità per coloro che, per cause di for- za maggiore, e spinti da diversi motivi, quali la povertà, l’insicurezza, le situazioni ambientali, le persecuzioni, hanno la possibilità di spostarsi dal proprio luogo di origine. Una mobilità di enormi masse che, dalle scoperte delle Americhe, ha interessato pressoché tutti i continenti, con flussi in entrata o in uscita che si sono modificati nel tempo, a seconda delle evoluzioni economiche e geopolitiche mondiali.

La nostra epoca vede, fra le 20 principali destinazioni dei flussi migratori anche il nostro Bel Paese, al decimo posto, preceduta al primo posto dagli Stati Uniti d’America, al secondo dalla Germania, al terzo dall’Arabia Saudita. I due terzi del “popolo dei migranti” proviene dall’Asia (India in testa); a seguire, troviamo l’Europa (soprattutto i paesi dell’Est) e quindi l’Africa.

Per quanto riguarda l’Italia, negli anni 70, da Paese di sola emigrazione, inizia a diventare anche un Paese di immigrazione. Emblematico è l’episodio, nell’estate del 1991, dell’approdo nel porto di Bari della nave Vlora che trasportava 20.000 albanesi in fuga da una grave crisi politico-economica. Un episodio che vide l’Italia completa- mente impreparata a fronteggiare un simile fenomeno che, nel corso degli anni non si è attenuato. Attualmente, secondo le ultime rilevazioni statistiche, gli stranieri residenti in Italia sono l’8,8% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa proviene dalla Romania, seguita dall’Albania e dal Marocco, mentre il 9,1% della popolazione italiana risiede all’estero, soprattutto in Paesi come l’America, la Germania, il Belgio.

In Basilicata, secondo gli ultimi dati riportati dall’Istat, al 1 gennaio 2022, la popolazione straniera residente in regione è di 22.184 unità, più o meno equamente distribuite fra maschi e femmine, e rappresentano il 4,1% della popolazione residente. Un dato che risulta essere in lieve aumento rispetto al 2021 ma in forte diminuzione rispetto al 2020, dove si registravano 22.569 immigrati residenti in Basilicata. Più precisamente, la città di Matera presenta un numero più elevato di cittadini stranieri rispetto al capoluogo di regione. La comunità straniera più numerosa proviene dalla Romania, seguita dall’Albania e dal Marocco. I settori di maggiore impiego sono i servizi con il 45,3 per cento (commercio e lavoro domestico in prevalenza), seguito dall’agricoltura (34,4 per cento) e industria (20,4 per cento).

Sul versante opposto, quello dell’emigrazione, probabilmente i lucani tendono a compiere tale scelta soprattutto per motivi lavorativi, economici, ma anche per ragioni legate alle aspirazioni professionali. Per cui, semplificando, ci si sposta a Milano, capitale della moda, piuttosto che a Londra o New York per lavorare nell’alta finanza. Ma, per una migliore comprensione del fenomeno, l’Università delle Donne, in collaborazione con il corso di Sociologia economica e il Laboratorio Snalab del Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Salerno ha lanciato un’indagine che prevede di analizzare in modo chiaro e dettagliato la situazione lucana. L’indagine si sviluppa in cinque sezioni che mirano a spiegare i motivi della migrazione, l’attuale condizione professionale, l’eventuale propensione a fare rientro in Basilicata e altri aspetti di comparazione tra il territorio dove si risiede ora e quello lasciato, oltre alle motivazioni.

Sul fenomeno migratorio, non deve passare inosservato che stiamo vivendo un’epoca dove le società sono estremamente globalizzate e la popolazione è attratta dalla sperimentazione di nuove esperienze e da nuovi luoghi da visitare ma anche da vivere. E’ il fenomeno del cosiddetto nomadismo, molto diffuso nel mondo del digitale ma non solo. Un fenomeno, quindi, che potrebbe essere colto dalla nostra regione che dovrebbe impegnarsi nel diventare una meta attrattiva sia per le condizioni di vita (indubbiamente la Basilicata è interessata da una minore criminalità sia spicciola che organizzata) ma anche per le possibilità professionali che può offrire, soprattutto in quei settori dove l’economia primeggia quali quello delle estrazioni petrolifere, dell’automotive ma anche dell’agricoltura.

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