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BASILICATA, ALTRO CHE RESIDUALE

TACCO&SPILLO

Non vogliamo riprendere la retorica della paura che la sinistra meridional-vittimista di Emiliano e De Luca usa a convenienza contro l’autonomia differenziata e la sua ingombrante iconografia ministeriale di Calderoli, non proprio un fan del Sud, ne tantomeno vogliamo infierire sulla firma facile del governatore Bardi, peraltro bersagliato dalla dialettica appassionata che a Matera ha finalmente restituito Francesco Somma ad una renaissance politica ormai destinata a far parlare sempre di più, ma la partita sull’autonomia rischia davvero di rotolare sul futuro d’Italia. Ora però è la Basilicata il vero campo di sfida di questo centrodestra che nella sua voglia obbediente d’autonomia dovrà scegliere tra la via della geoeconomia delle risorse d’interesse globale come gas, petrolio e acqua e quella di fronteggiare l’arretramento demografico a dir poco apocalittico. Eppure tanto per farci un’idea ragionata è stata la CGIA a mostrare quanto sia ancora essenziale il cosiddetto “residuo fiscale” cioè il rapporto dare-avere che esiste tra lo Stato e le Regioni. Così si scopre che le appassionate Regioni dell’autonomia come Veneto e Lombardia “danno” più di quanto “prendono” al contrario di quelle del Mezzogiorno dove i flussi finanziari “ricevuti” dallo Stato sono nettamente superiori alle risorse economiche “versate” allo Stato. La Basilicata, ad esempio, evidenzia un saldo pro capite pari addirittura a +5.181, il secondo più alto d’Italia. Canta Fedez:“Perché un residuo di valore ha un suo valore residuo”. 

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