AttualitàBasilicataBlog

IL VERO VOLTO DELL’UNIBAS

Tra 10 anni festeggia mezzo secolo, ma se la tendenza non verrà rovesciata suoneremo “Funeral Party”. Una festa gloriosa con Mattarella ma l’ombra di scarsa attrattività e calo di iscritti resta: far finta non servirà ad invertire la rotta

Di Paride Leporace

Ugo La Malfa, azionista e leader del Partito Repubblicano nella Prima Repubblica, era chiamato “la Cassandra”, perché come il personaggio della classicità greca predicava sventure che poi avvenivano, ma non era mai ascoltato. Nella sua lunga attività ricordiamo il libro del 1974 “La Caporetto economica” in cui aveva capito i rischi della spesa pubblica e per riparo invitava a salvaguardare i redditi. Di stesso tenore la “nota aggiuntiva” in cui nel 1962 lanciava moniti sul boom economico e per primo parlava di rischio spopolamento al Sud, fenomeno anche questo molto attuale. Purtroppo, senza l’autorevolezza di La Malfa padre, sono costretto a indossare anch’io i panni di Cassandra a pochi giorni delle celebrazioni dei 40 anni dell’Università di Basilicata. Tutto molto comprensibile, il clima di festa, l’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella e di due ministri hanno fatto pigiare i tasti della propaganda e del quanto siamo bravi in questo ateneo. Certo 18000 laureati negli ultimi 25 anni hanno contribuito a rinnovare l’ascensore sociale di una regione che ha per lungo tempo formato classe dirigente fuori dai suoi confini, permettendo finalmente a famiglie più povere di poter accedere a titoli di studio che mai si erano visti in questo numero per studenti provenienti da ceti subalterni. Ma quell’onda oggi si è fermata. I dati sono schiaccianti. Nella sua prolusione, il magnifico rettore Ignazio Mancini ha detto: «Nel 2022 si sono iscritti ai primi anni 1400 studenti, per il 25% provenienti da altre regioni: non un incremento significativo, ma una sostanziale tenuta dell’attrattività; un dato che non ci soddisfa a pieno, ma un buon risultato in linea con le dinamiche demografiche che caratterizzano il Mezzogiorno». Erano 1424 gli immatricolati un decennio addietro, su una popolazione complessiva di 8000 studenti. Oggi la comunità studentesca somma circa 5000 presenze. Le immatricolazioni segnano 20 studenti a singolo corso di laurea, in altre regioni sono a circa 50. Gli studi demografici legati alla crisi delle nascite ci dicono che nel 2040 la popolazione giovanile lucana in età universitaria, se non avvengono clamorose inversioni di tendenza, si ridurrà del 33 per cento. La nostra Università, motivata e giovane di 40 anni di storia, attrae troppo poco da fuori regione, quasi per nulla dall’estero. Devo confessare che non sono riuscito a capire la programmazione del futuro che ha esaltato. Per fortuna, il rappresentante degli studenti intervenuto all’inaugurazione sventolando la copia del Mattino con il celebre “Fate presto” invocato per il terremoto del 1980, ha portato un buon senso di realtà, che infatti non è sfuggito a Mattarella. Poche residenze universitarie, assenza di una Casa dello studente a Matera, l’Università nella Capitale europea della Cultura addirittura non ha una biblioteca, come a voler dire una banca senza soldi. Il giovane Davide Di Bono ai Golia della politica e dell’accademia lo ha spiegato quando ha scandito «in una regione in emergenza demografica fate presto» altrimenti i già pochi laureati saranno costretti ad andare a cercare altrove il loro futuro. Nella giornata dei “bene, bravi, bis” qualcuno si è distinto per spirito critico. Eustachio Follia, rappresentante di Volt, che da tempo cerca di far aprire gli occhi su quello che accade sull’Università ha ricordato che recentemente sono stati assegnati 271 milioni di euro a 180 dipartimenti universitari italiani in base ai risultati valutati da un’agenzia. Neanche un dipartimento lucano ne è stato beneficiato. Va dato atto anche al senatore Gianni Rosa di Fratelli d’Italia che a mio modesto parere ha colto il nocciolo della questione in una sua analisi in cui afferma: «Le criticità che tutti i piccoli Atenei hanno a causa delle allocazioni delle risorse stanziate possono essere solo superate da una grande attrattività dell’Unibas». Un’attrattività che oggi è molto bassa, e che ogni anno accademico vedrà diminuire iscritti, popolazione studentesca, laureati. Far finta di non vedere la tendenza di numeri e risultati ci assegna una triste patente di traditori della Basilicata e del destino delle nuove generazioni. La politica lucana di ogni colore e ruolo ha il compito di intervenire per sovvertire lo stato delle cose lasciato in mano agli interessi di piccolo cortile delle baronie accademiche, tra l’altro completamente assenti dal dibattito pubblico in Basilicata. Nel 2033 l’Unibas festeggerà mezzo secolo. Verrà a Potenza un nuovo presidente della Repubblica, parlerà un altro studente, inviteremo Davide che tornerà da chissà quale parte di mondo, e se la tendenza non sarà rovesciata mi vedrò costretto ad ascoltare da qualche parte “Funeral party” dei Cure per riflettere su quanto è inutile mettersi a recitare il ruolo di Cassandra.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti