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UNIBAS, LUCE ALMENO PER UN GIORNO

Il presidente Mattarella agli studenti: «Siate protagonisti del vostro futuro». Il Ministro Bernini: «L’Ateneo deve essere più centrale». La politica lucana s’accoda e riflette sul rilancio

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è atterrato alle 10 di ieri mattina all’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia per poi dirigersi – con un elicottero che ha sorvolato il cielo della Basilicata – a Potenza dov’era atteso per la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023 dell’Ateneo lucano, nato 40 anni fa con la legge sulla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 1980. Con il Capo dello Stato hanno partecipato alla cerimonia anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e la ministra per le Riforme istituzionali, Maria Alberti Casellati. Ad accogliere Mattarella il rettore dell’Unibas, Ignazio Marcello Mancini, il sindaco Mario Guarente, il presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, il prefetto Michele Campanaro, il presidente della Regione, Vito Bardi, e centinaia di studenti dell’Ateneo, e degli istituti scolastici del capoluogo con i quali Mattarella si è soffermato per un saluto e una foto di gruppo. Poi, col suo fare cordiale e accolto da un lungo applauso, Mattarella ha fatto ingresso nell’aula Quadrifoglio del polo universitario del Francioso bardata a festa, come le cerimonie ufficiali richiedono.

L’INTERVENTO DI MATTARELLA

Nel suo intervento il Capo dello Stato ha ribadito la crescita dell’Ateneo lucano: «Il passaggio da nove a trentacinque corsi di laurea è un risultato di grande rilievo, così come l’apertura recente della Facoltà di Medicina. I diciottomila laureati degli ultimi venticinque anni sono un grande contributo, ogni anno rinnovato dai novecento circa che si laureano », ha evidenziato Mattarella che ha esortato gli studenti «ad essere protagonisti del futuro». E proprio in questo dovrebbe esserci il ruolo decisivo dell’Università. «Questo Ateneo – ha proseguito il presidente della Repubblica – è motore di crescita e di speranza per molti giovani, con un ruolo decisivo per trasmettere il sapere ed educare alla libertà di pensiero e di ricerca. L’Ateneo è un luogo in cui si esercita la democrazia, in cui si sviluppa la libertà. È questa la funzione della trasmissione del sapere, dell’amore per la ricerca ». Questa considerazione è stata sottolineata dal rappresentante degli studenti anche come un’ancora di salvezza – come ha detto – dell’Università, che consente di esercitare il diritto allo studio.Ha anche sottolineato, come sia bene e opportuno, e come ovunque, in varia misura, nei vari Atenei del nostro Paese, che vi sono «molte sfide ancora da raccogliere, affrontare e superare». Il presidente Mattarella lo ha ringraziato pubblicamente di questo anche e soprattutto per l’espressione con cui ha concluso: quel «fate presto» che, come evidenziato dal Capo dello Stato «è un elemento essenziale in qualunque dimensione nel nostro Paese. Fare presto, oggi, – enfatizza – è un elemento essenziale di richiamo, perché i ritmi della vita sono profondamente cambiati; cambiano velocemente, sempre più velocemente. E le risposte, per essere efficaci, devono essere tempestive, altrimenti giungono in ritardo, inutilmente». «Gli atenei sono sì parte di un sistema del nostro Paese, prezioso, e sono tutti raccordati in questa rete cha fa crescere il Paese», ha detto poi Mattarella che si è soffermato sulla tragedia Cutro: «Ha coinvolto la commozione intera del nostro Paese» ma ora «il cordoglio deve tradursi in scelte concrete e operative da parte di tutti: dell’Italia per la sua parte, dell’Unione europea e di tutti i Paesi che ne fanno parte». Sergio Mattarella nei giorni scorsi aveva reso omaggio alle vittime della tragedia avvenuta sulle coste della Calabria e ieri da Potenza ha lanciato il suo appello. «Questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto », ha insistito. Il Presidente della Repubblica ha anche riportato alla mente le immagini degli afgani che due anni fa, dopo il ritorno al potere dei talebani, presero d’assalto l’aeroporto di Kabul implorando un passaggio aereo per mettersi in salvo e «quanto il nostro Paese ha fatto per portare in Italia tutti i cittadini afgani che avevano collaborato con la nostra missione. Non abbiamo lasciato nessuno li abbiamo accolti tutti ». Quelle scene di disperazione, ha aggiunto, «ci fanno comprendere perchè intere famiglie, persone che non vedono un futuro, cercano di lasciare, con sofferenza come sempre avviene, la propria terra per cercare un avvenire altrove, una possibilità di un futuro altrove». E rispondendo all’attivista Pega Moshir Pour, il Capo dello Stato ha poi scandito parole di condanna nei confronti del regime che governa l’Iran, «che soffoca i propri figli », ha ricordato come «in qualunque comunità, la libertà non è effettiva se non è appannaggio di tutti» e che «il mondo intero è sempre più una comunità raccolta, senza distanza effettiva, interconnessa, dentro la quale la mancanza di libertà in un luogo colpisce tutti ovunque».

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