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L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA A FORMA DI PD

TACCO&SPILLO

Non vogliamo sparare sulla croce rossa e darci sotto con la retorica facile del come s’è ridotto il PD, soprattutto dopo che per accidenti lunari è rotolato nelle mani sciagurate di Enrico Letta, segretario che è stato un bene perderlo più che ritrovarlo, ma bisogna pur capire che il suo futuro non è una questione d’iscritti e gazebi double face perché alla fine riguarda la possibilità stessa d’avere sale ed alternanza nella democrazia e perfino qualche laccio in più contro il delirio d’onnipotenza del centrodestra. Ora però è successo l’indicibile della politica e cioè che sull’onda lunga e blaterante dell’autonomia differenziata e a furia di drammatizzare la geografia d’Italia in scenette d’antagonismo sociale s’è spaccata pure la bandiera nazionale del PD venuta fuori da queste primarie congressuali di coltello e cravatta col plebiscito sinistro della Schlein dal Nord fin quasi alla Svizzera e con la resilienza sudista dei riformisti del governatore Bonaccini. Perciò prima d’occuparsi degli enigmi di Lep e competenze statali, il PD si riprenda innanzitutto la scena intera e nazionale, togliendosi di dosso la lingua doppia e biforcuta di questa infelice immaginetta bicolore delle primarie. Cantano i 99 Posse:“Nuje simm’e l’autonomia e se tu cercherai nel tuo cuore troverai l’autonomo che c’è in te”.

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