RESTAURATI GLI AFFRESCHI A SAN CHIRICO RAPARO
Cirigliano: «Il “Pic Synthesis”, ha restituito grandi risultati anche al patrimonio storico e devozionale»
Erano iniziati il 15 dicembre scorso i lavori per il restauro degli affreschi della grotta presso l’Abbazia di Sant’Angelo al Monte Raparo, dei quali Cronache aveva dato notizia, seguendo il progetto che vedeva interessate le pitture in questione.
Ora l’Amministrazione comunale a mostrare il prima e il dopo di uno degli affreschi all’ingresso della grotta.
«Il progetto Synthesis di Porta Coeli Foundation, ha restituito grandi risultati anche per gli investimenti a tutela del patrimonio storico e devozionale di San Chirico Raparo -spiega il Sindaco Vincenzo Cirigliano- Abbiamo deciso di porre rimedio a una emergenza che, se non risolta, avrebbe certamente prodotto la perdita definitiva della più antica traccia del monachesimo della nostra area. Sarebbe stato un imperdonabile delitto nei confronti della nostra identità, della nostra cultura e della nostra storia. La grande professionalità delle maestranze, della restauratrice e il lavoro sinergico tra Armento, San Chirico Raparo e la Regione Basilicata, hanno consentito di restituire la straordinaria suggestione degli affreschi millenari posti all’ingresso della grotta presso l’Abbazia di Sant’Angelo al Monte Raparo. Finalmente rileggibili nelle parti ancora esistenti – conclude Cirigliano- gli affreschi tornano a comunicarci la grandezza, la speranza e l’orgoglio di una devozione che profuma di religiosità, di arte e di storia. Fare cultura è anche e soprattutto questo: prendersi cura».
Edificata sulla grotta, l’Abbazia è stata dichiarata Monumento Nazionale nel 1927. È stata oggetto di lunghi e complessi lavori di restauro, che hanno interessato sia il corpo di fabbrica che la grotta sottostante.
Il complesso monumentale rientra, inoltre, tra i siti di interesse ambientale del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. La grotta conserva un affresco raffigurante San Michele, nonché numerose gallerie e vasche rituali, bagnate dalla fonte Trigella, ed è caratterizzata dalla presenza di stalagmiti e stalattiti.
Si tratta di una «testimonianza possente del monachesimo italo-greco nel Mezzogiorno, l’abbazia che si trova nel cuore della Basilicata, a circa sei chilometri dall’abitato di San Chirico Raparo. L’insediamento monastico venne fondato nel X secolo ad opera di un gruppo di monaci basiliani, che utilizzarono la grotta di Sant’Angelo al Monte Raparo come primo rifugio, per i riti legati al culto di San Michele, fondandovi il cenobio originario».
Ora, il restauro conservativo degli affreschi grazie al PIC “Synthesis” che vede protagonisti i comuni di Armento e San Chirico Raparo, uniti dal culto e dalle tracce italo greco. I due comuni, infatti, detengono elementi di rara importanza riferibili alle migrazioni di San Vitale da Castronovo e San Luca di Demenna (o di Armento), entrambi siciliani che hanno fondato o sviluppato presidi in Basilicata e qui sono scomparsi, lasciando le proprie tracce e generando il culto.