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TRIBUNALE DI PESCARA SENTENZA 1º GRADO CON RITO ABBREVIATO PER TRAGEDIA RIGOPIANO

PM: CANCELLATO IL REATO DI DISASTRO COLPOSO

Rigopiano, la sentenza: tutti assolti (tranne il sindaco)

In aula le urla e le lacrime dei parenti:

«Vergogna»

PESCARA Rigopiano, il giorno della verità: tutti assolti perché

«il fatto non sussiste»


Tranne lievissime condanne, come i due anni all’ex sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta per la mancata pulitura della strada (e a due funzionari della Provincia)

Ecco la sentenza del processo con rito abbreviato sulla tragedia dell’hotel travolto sei anni fa, il 18 gennaio 2017, da una valanga che provocò 29 morti. In aula le lacrime dei parenti.

E le urla: «Vergogna»

In tutto erano stati chiesti 150 anni di condanna per i 26 imputati — tra politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’hotel —: dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli, ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire.

I reati ipotizzati erano: dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio.

Alle 12.30 il gup di Pescara Gianluca Sarandrea si era ritirato in camera di consiglio.

In aula i parenti avevano posizionato le foto di tutte le vittime.

Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria aveva auspicato «una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia». Quasi tutti gli avvocati difensori, invece, puntavano sull’assoluta imprevedibilità dell’evento. È passata la loro linea.

L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali deputati a gestire l’emergenza maltempo, chiamando in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati.

A fine dicembre 2018 c’è anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo — per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara — con altri sette indagati.
A dicembre del 2019 i vertici regionali escono dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile.

La condanna più pesante, 12 anni, è stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo; tra le altre richieste di condanna ci sono gli 11 anni e 4 mesi chiesti per il sindaco, in carica, di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, i sette anni e otto mesi per il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, i sei anni per l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Sul fronte del depistaggio in Prefettura, 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo; due anni per Giancarlo Verzella.

Il processo ha riproposto i temi della prevenzione e del rispetto delle leggi ambientali, dopo le sentenze sulla strage di Viareggio o quella sull’operato della Commissione Grandi Rischi a pochi giorni dal sisma che sconvolse L’Aquila: ancora una volta al centro del dibattito l’operato dell’uomo nelle vesti del funzionario pubblico, che dovrebbe garantire la sicurezza ai cittadini, sia nel rispetto delle normative esistenti, sia nella fase emergenziale dei soccorsi.

Sullo sfondo, e non è un fatto trascurabile, la lentezza della giustizia italiana: al di là della sospensione per Covid e dei 15 rinvii registrati sembrano troppi i 1.318 giorni intercorsi tra la prima udienza, 16 luglio 2019, e oggi, giorno della sentenza, a fronte della media italiana di 1.600 giorni per i tre gradi di giudizio nel processo penale, considerando anche che si tratta di un rito abbreviato.

Tragedia di Rigopiano, quasi tutti assolti: cinque condanne su 30 imputati

Lacrime e sdegno dei parenti:

“Vergogna, ingiustizia è fatta”

Il giudice rischia l’aggressione

La sentenza a tre anni dall’avvio del processo: i familiari hanno appoggiato su 29 sedie altrettante magliette bianche con le immagini dei loro parenti morti

Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne decise del gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone.

I 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

Lacrime e sdegno dei parenti delle vittime dopo la sentenza: tra le persone assolte ci sono l’ex sindaco di Farindola, Massimiliano Giancaterino, e l’ex prefetto del capoluogo adriatico, Francesco Provolo.

Tra i cinque condannati c’è invcece (2 anni e 8 mesi) il sindaco Ilario Lacchetta

Ventinove persone persero la vita quando l’hotel di Farindola fu travolto da una valanga. Undici i superstiti.

La sentenza arriva a tre anni dall’avvio del processo

Per assistere alla sentenza, oggi, i familiari delle vittime hanno appoggiato su 29 sedie altrettante magliette bianche con le immagini dei loro parenti morti nel disastro. 

Tensione altissima dopo la pronuncia della sentenza.

«Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo»

gridano i parenti di chi è morto.

Lacrime e urla tanto da richiedere l’intervento di poliziotti e carabinieri, costretti a bloccare la tentata aggressione al giudice, blindato in aula.

Sconvolto e infuriato in particolare Alessio Feniello, papà di Stefano, arrivato simbolicamente in bici da Verona.

Le richieste erano state molto alte: la condanna più pesante, 12 anni, è stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo; tra le altre richieste di condanna ci sono gli 11 anni e 4 mesi chiesti per il sindaco, in carica, di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, i sette anni e otto mesi per il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, i sei anni per l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco.

Sul fronte del depistaggio in Prefettura, 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo; due anni per Giancarlo Verzella.

Due anni e otto mesi al sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta. Questa la sentenza di condanna appena pronunciata dal gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea per la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti.

L’accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all’epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi.   

 Assolti, invece, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco.

Caos in aula dopo la lettura della sentenza.

Molti parenti urlano e contestano la decisione del giudice che ha assolto 27 imputati su 30.

 “Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo”. Queste le urla dei parenti delle vittime alla lettura della sentenza.

Alcuni parenti delle vittime sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine.

Rigopiano, tutti assolti tranne il sindaco

Al sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta due anni e otto mesi. Assolti l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco

Due anni e otto mesi al sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta. Questa la sentenza di condanna appena pronunciata dal gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea per la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti.

L’accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all’epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi.


Assolti, invece, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco.

Caos in aula dopo la lettura della sentenza.

Rigopiano: 25 assolti, condannati il sindaco e altri 4.

La rabbia dei parenti: “Vergogna”
DA SX, ALTO: Jessica Tinari, Marinella Colangeli, Roberto Del Rosso, Cecilia Martella, Ilaria Di Biase, Pietro Di Pietro, Marco Vagnarelli e Paola Tomassini.
DA SX, SECONDA RIGA: Alessandro Riccetti, Luciano Caporale e Silvana Angelucci, Stefano Feniello, Marco Tanda, Marina Serraicco e Domenico Di Michelangelo.
DA SX, TERZA RIGA: Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Claudio Baldini e Sara Angelozzi, Linda Lanzetta, Gabriele D’Angelo, Nadia Acconciamessa.
DA SX, QUARTA RIGA: Alessandro Giancaterino, Valentina Cicioni, Faye Dame, Tobia Foresta e Barbara Iudicone, Sebastiano Di Carlo, Barbara Nobilio. Roma, 27 gennaio 2017. 

 

Pescara è stato letto il verdetto nel procedimento di primo grado. L’hotel di Farindola venne travolto da una valanga il 18 gennaio 2017 e morirono 29 persone.

Erano 30 gli imputati

A oltre 6 anni di distanza dalla tragedia, è giunto a conclusione il processo di primo grado per la TRAGEDIA di RIGOPIANO in cui l’hotel di Farindola venne travolto da una valanga il 18 gennaio 2017 e morirono 29 persone.

Poco dopo le 17, il gup del Tribunale del capoluogo adriatico, Gianluca Sarandrea, ha letto la sentenza.

Sono 25 gli assolti e cinque i condannati

Fra le assoluzioni, anche quelle dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e dell’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Condannato, invece, a 2 anni e 8 mesi, il sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta. 

Caos in aula e proteste dei parenti delle vittime  

Caos in aula dopo la lettura della sentenza: molti parenti hanno urlato e contestato la decisione del giudice:

“Vergogna, vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo”

Alcuni dei famigliari delle vittime sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine. Mentre un superstite, Giampaolo Matrone, che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli, ha minacciato: “Giudice, non finisce qui

I tempi lunghi

Sullo sfondo, rimane la lentezza della giustizia italiana: al di là della sospensione per Covid e dei 15 rinvii registrati sembrano troppi i 1.318 giorni intercorsi tra la prima udienza, 16 luglio 2019, e il giorno della sentenza, a fronte della media italiana di 1.600 giorni per i tre gradi di giudizio nel processo penale, considerando anche che si tratta di un rito abbreviato.

Le inchieste e l’iter giudiziario

L’inchiesta sul disastro si è conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali deputati a gestire l’emergenza maltempo, chiamando in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati. A fine dicembre 2018 c’è anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo – per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara – con altri sette indagati.


A dicembre del 2019 i vertici regionali escono dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. 

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