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BPB, SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA

La riflessione parti sociali in lotta per difendere, al di là dei numeri, i dipendenti. L’insostenibile accordo, gabbie salariali e diritti lavoratori: clima pesante nelle filiali

La Banca Popolare di Bari era un colosso italiano ed è ancora molto radicata in Puglia ma anche in Basilicata. Una gestione familiare degli ultimi anni a dir poco zoppicante ha colpito più di 70000 azionisti. La trasformazione in Spa dell’azienda e l’aumento di capitale ha salvato la banca dal fallimento con l’intervento del governo Conte che l’ha affidata al controllo di Mediocredito centrale; l’operazione di salvataggio ha visto nei dipendenti i principali protagonisti riuscendo a mantenere un rapporto con clienti, enti e aziende con la loro professionalità abnegazione e conoscenza del territorio. Per senso di responsabilità nel giugno del 2020 sono stati chiamati a sottoscrivere un accordo per mantenere in vita la Banca e rilanciarla attraverso una complessa operazione di riduzione dei costi in particolare di quelli del lavoro a carico dei dipendenti. La conseguente nascita del Gruppo Mediocredito ha messo il sindacato nelle condizioni di chiedere l’equiparazione con i nuovi colleghi almeno sui tassi variabili che vedono condizioni differenti a svantaggio sempre dei colleghi della Bob Tutto molto bizzarro. E da tempo i bancari della Popolare di Bari sono sul piede di guerra. I manager e i comunicatori strombazzano cambi di passo per la banca, ma per i dipendenti i sacrifici ed il clima aziendale sono sempre più pesanti. E’ stata scritta una lettera aperta firmata da tutti i sindacati aziendali con la quale chiedono una giusta discussione sull’accordo figlio dell’emergenza e divenuto oggi insostenibile e inappropriato. Quell’accordo prevede una riduzione talmente gravosa dell’orario di lavoro, caso unico in Italia per il settore bancario, che non pochi problemi ormai sta creando ai dipendenti sia in termini di stipendio reale che in termini organizzativi del lavoro. Particolarmente combattivo il Coordinamento della First Cisl interno che ha prodotto un documento in cui si legge: “Mentre in altre aziende si erogano benefit e contributi per sostenere l’aumento del costo della vita, mentre l’UE invita l’Italia ad aumentare i salari per contrastare l’inflazione, mentre nella Capogruppo Mediocredito si concedono ai dipendenti apprezzabili recenti interventi di welfare aziendale, nulla ad oggi è stato restituito ai dipendenti della Banca Popolare di Bari in termini di dignità personale, professionale e di sostenibilità del lavoro, dimenticando il ruolo centrale delle risorse umane per un reale rilancio di una azienda che, al di là dei numeri, non ci è dato intravvedere”. I manager di Mediocredito fanno orecchie da mercante e alle richieste di incontro dei Sindacati, anzicchè rispondere ai come corrette relazioni sindacali vorrebbero, segue solo il silenzio. La first Cisl con tutte le altre sigle sindacali aziendali ha ritenuto di rispondere con le assemblee dei lavoratori in tutte le sedi “per condividere le azioni legittime e necessarie per la tutela dei diritti dei dipendenti e per la riaffermazione territoriale di una importante Banca del Mezzogiorno d’Italia”. Che tradotto del sindacale significa confrontiamoci altrimenti siamo costretti a scioperare. Bancari in conflitto come lavoratori socialmente utili. Con lavoratori di serie A e di serie B nello stesso gruppo. Le gabbie salariali allo sportello non le avevamo ancora preventivate.

Di Paride Leporace

 

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