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REGIONALI, LA VISIONE BINOCULARE

Candidato csx, né il genere e né la provenienza geografica: per Santarsiero basta che sia «competente». Dopo la Bit, Bardi ritorna in Basilicata passando da Roma e ritirando il biglietto per il bis

Dopo le elezioni politiche dello scorso 25 settembre 2022, che hanno premiato il centrodestra e Fratelli d’Italia come primo partito nel panorama italiano, il primo banco di prova del governo Meloni sono state le elezioni Regionali del 12 e 13 febbraio 2023 in Lazio e Lombardia. Prova superata dall’esecutivo che ha riconfermato il governatore lombardo Attilio Fontana e conquistato la massima poltrona nel Lazio con Francesco Rocca. Ma a stupire sono principalmente le sfumature del voto, che aprono a scenari politici non indifferenti. Se da una parte c’è un centrodestra che deve fare i conti con i nuovi equilibri dato il ruolo egemonico di Fratelli d’Italia, dalla parte del centrosinistra c’è invece l’ennesimo flop del Movimento 5 Stelle e il Pd, che si trova senza leader, che riesce a sbracciarsi bene nella sconfitta. Dati che ogni regione prova ad analizzare in modo attento e scrupoloso per prepararsi, in casa propria, nel migliore dei modi alle elezioni in vista. La Basilicata non è rimasta certo a guardare l’esito di Lombardia e Lazio e per provare a mettere in campo una sfida all’ultimo voto per le elezioni regionali del 2024 in Regione serve mettersi già all’opera. È vero, per molti la distanza di un anno dalle prossime competizioni regionali appare un lasso di tempo esageratamente lungo. Ma non è così se consideriamo un centrodestra che fino ad oggi si è mostrato poco coeso e molto, ma molto litigioso, e un centrosinistra che arranca non poco. Il dibattitto su quello che sarà il futuro della Basilicata negli ambienti politici è già cominciato. Dopo la provocazione lanciata dal Commissario dell’Udc di Matera Angelino di individuare il prossimo presidente della Regione Basilicata nel territorio Materano. Per Angelino la “diatriba” sul prossimo governatore non si pone su un candidato uomo o donna (come la vorrebbero impostare in molti perché probabilmente convinti che un rinnovamento della politica stia solo in quello ndr.) ma sulla territorialità. Considerando che non c’è un presidente di Regione materano dal lontano 2000. A fargli eco il presidente del centro La Scaletta Stasi che appoggia volentieri l’idea di una donna e dell’alternanza territoriale ma ad una sola condizione: «Un presidente che porti avanti una politica comune di unità. La Regione deve essere al di sopra di tutti e del territorio ». Ad avere le idee chiare sull’identikit del prossimo governatore lucano è anche Vito Santarsiero. Politico di lungo corso tra le fila del Partito democratico, già presidente della Provincia di Potenza, già sindaco del capoluogo di regione per ben due mandati, e nella scorsa legislatura consigliere regionale e anche presidente del parlamentino lucano. Santarsiero parte da una valutazione ben preciso: «Le rivendicazioni di genere e territoriali sono tutte legittime ma è evidente che abbiamo bisogno di un presidente che sia all’altezza del ruolo». Per il dem il candidato governatore deve avere una caratteristica irrinunciabile: «Deve conoscere il territorio e le sue problematiche ». Santarsiero amministratore di esperienza traccia una linea netta: «Non ha senso puntare su un presidente scelto in funzione di altro che non sia la competenza e la capacità. È un ruolo così importante che non può prescindere dalle capacità e anche da una storia personale fatta di radicamento oltre alla capacità di visione. Altrimenti ci ritroviamo candidati improvvisati che non aiutano la Regione come sta succedendo adesso». Anche se in modo garbato Santarsiero è chiaro che in questa ultima frase lancia una frecciatina al centrodestra lucano che ha scelto di candidare nelle scorse elezioni Vito Bardi che pur essendo nato in Basilicata e avendo passato parte della sua infanzia a Filiano ha poi trascorso il resto della sua vita in Campania per poi tornare 4 anni fa in regione dopo aver vinto le elezioni. Santarsiero non entra nel merito di genere o territoriale, si dice aperto ad ogni possibilità ma nello stesso tempo in conclusione lancia un avvertimento: «Mancano ancora 15 mesi ma è chiaro che bisognerà lavorare per trovare la soluzione migliore. Il lavoro della classe dirigente dovrà essere scrupoloso altrimenti se non è in grado di individuare il nome ci ritroveremo ancora nel dover prendere presidenti in “prestito” da altre parti».

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