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«STEREOTIPI E TRISTI LUOGHI COMUNI»

La consigliera regionale di parità sulla frase del patron del Potenza calcio «sembravamo femminucce». L’intervista, Pipponzi: «Ha attivato processi di disinformazione che danneggiano, aspetto le scuse»

Non fare la femminuccia. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Non solo nella quotidianità, ma anche nei film, nelle serie tv, nelle canzoni. Insomma, ovunque. Non fare la femminuccia, parafrasato: non fare il debole, non essere timido, tira fuori il coraggio, fai l’uomo! Invito sempre declinato al maschile, perché è solo ai maschi che viene rivolto. O meglio, imposto. Con la convinzione che la “debolezza” sia un sostantivo da declina- re unicamente al femminile, cronicizzato in uno stereotipo non solo linguistico. Tant’è, è bastata una battuta, o meglio, una parola del presidente del Potenza Calcio Donato Macchia, a far incalzare l’ennesima polemica mediatica sulla questione: «I nostri giocatori erano delle femminucce in campo». Poteva già bastare così, però, il patron della squadra rossoblù ha anche chiosato: «Ed è giusto dire questo». Deluso dal risultato dei suoi calciatori – che hanno perso 4 a 2 in casa – nel post partita con l’Avellino si è quindi reso protagonista del commento sessista sottolineato, neanche troppo tra le righe, quanto sia ancora forte e radicata l’idea che, nonostante la lotta per la parità dei sessi, ci sia ancora una grande fetta di persone figlie di una tradizione patriarcale e maschilista. La frase – com’era facilmente prevedibile – è diventata virale facendo il giro dei social network e sul presidente del “Leone rampante” si sono riversati un mare di commenti e insulti. A far notare la gravità di tali affermazioni è la Consigliera di Parità Regionale effettiva della Regione Basilicata Ivana Pipponzi che interviene su Cronache in merito all’increscioso episodio.

Consigliera, a poche ore dalle dichiarazioni, andate poi in onda al Tg regionale della Basilicata, del presidente Macchia lei ha commentato attraverso un post social, citando le parole del patron “sembravamo femminucce” e definendole come un esempio lampante di stereotipo si genere.

«Innanzitutto, bisogna stare attenti alle parole e all’uso che di queste si fanno, perché le parole sono importanti. Le parole fanno cultura o subcultura. Nelle parole del presidente Macchia non voglio coglierci la malafede, però bisogna ammettere che ha peccato di superficialità. Affermare “sembravamo delle femminucce in campo” – in primo luogo – trascura che ci siano tante ragazze e donne calciatrici, professioniste e non, che a giocare a calcio siano anche molto brave. Quindi, forse, sarebbe stato il caso di leggere la realtà per quel che fattivamente è stata e Macchia poteva limitarsi a dire che il suo Potenza non aveva giocato bene nella sfida casalinga contro l’Avellino o, al limite, che i suoi giocatori si sono dimostrati incapaci o non all’altezza degli avversari. Non rimbalzando, erroneamente, su narrazioni stereotipate cadendo così nel solito, tristissimo luogo comune, secondo il quale la “femminuccia” è un essere inferiore, non brava, o cosa? Giustificando e sminuendo, in tal modo, il rimprovero sessista. Direi anche alla luce di questo episodio che le parole sono importanti, soprattutto quando provengono da persone – come nel caso del presidente Macchia – che hanno anche un notevole rilievo non solo regionale. Consegnare, perciò, questa frase che ritengo eufemisticamente infelice per descrivere la brutta presta- zione offerta dai suoi giocatori significa poi attivare dei processi di disinformazione e che fanno male invece a quelle tante istituzioni – come ad esempio quella che rappresento dell’Ufficio Regionale di Parità – che tanto si battono proprio per una diffusione della cultura paritaria, necessaria nella nostra società perché dove ci sono stereotipi spesso vi è ancora radicato del sessismo e vi si annidano discriminazioni nei confronti specie delle donne. Per questo mi sento di raccomandare una grande attenzione, soprattutto quando si parla attraverso i media».

Ecco, lei ha fatto riferimento agli stereotipi di genere, ancora troppo evidenti nel nostro Paese. Secondo lei, si limitano ad essere preconcetti meramente linguistici, detti con leggerezza; oppure dietro si annida un fare sociale maschilista che resta ancora da sdoganare?

«Non conosco personalmente il presidente Donato Macchia, mi auguro che la sua frase sia stata soltanto una “buccia di banana” su cui è scivolato con estrema leggerezza. Non voglio coglierci altro, insomma. Ribadisco il concetto che le parole sono importanti. È davvero un attimo che queste vengano travisate oltre che rinforzano un preconcetto che esistano sport per uomini e sport per donne, lavori per uomini e non per donne. E così via, in un linguaggio stereotipato non corretto che potrebbe trascinarsi all’infinito causandone tanti altri ragionamenti che non è giusto fare e tanto meno alimentare».

Per il momento, Macchia, non si è ancora scusato né ha commentato la questione. Dopo tutta questa attenzione mediatica, secondo lei cercherà di porre rimedio al suo scivolone?

«Voglio credere quella del presidente del Potenza sia stata una mera caduta di stile effetto di un commento a caldo di un post-partita finita male. Ma mi aspetto le scuse da parte di Macchia per quella che è risultata comunque una frase infelice»

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