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LA FINE DELLA STRANIEROFILIA

TACCO&SPILLO

Dobbiamo confessare, non senza una punta civettuola d’orgoglio anche per gli auspici fatti, che siamo saltati di gioia per la ramazzata della Befana che ha portato via quasi tutta la truppa napoletana, variante colorita della stranierofilia, con cui pure il governatore Bardi s’era incaponito per colonizzare la Regione con la parlata borbonica. Ora lasciamo stare il file rouge giudiziario che ha unito gli highlander campani Calenda, Grauso, Ferrara, Esposito nella sorte ingloriosa delle dimissioni come lasciamo stare che c’è sempre tempo per farsi avanti con le scuse ai lucani, ma la revoca di Giuseppe Fiengo da commissario liquidatore del Consorzio industriale Asi di Potenza a vantaggio della nomina di Luigi Vergari, è un segnale davvero importante, almeno per invertire la marcia della stranierofilia e restituire finalmente onore e merito alla Basilicata con la scommessa sui valori indomiti e belli del genius loci. Eppure anche qui, come in tutte le cose da fare per arieggiare un po’ l’etichettatura conta qualcosa, soprattutto per evitare la decimazione del cambiamento con le bontà per tutte le stagioni, comprese quelle parentali. Scrive Maurizio Manco:“Non ci siamo. Poi ci siamo. Poi non ci siamo più. È tutto”.

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