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CASO CLAPS, CHE NE PENSANO I POTENTINI?

Le interviste di Cronache nel capoluogo sulla Fiction, la speranza: «Bisogna cercare di far luce». Tra favorevoli e qualche dubbioso, nessun contrario: «Importante conoscere, vicenda drammatica» 

L’ annuncio delle riprese a Potenza per la fiction “Il caso Claps” e l’inizio della lavorazione con la ricerca delle comparse per la serie in 6 puntate che Rai fiction ha prodotto per il suo palinsesto, ha certamente suscitato interesse e curiosità, ma anche sentimenti opposti. Una serie internazionale girata sul più rilevante caso giudiziario di cronaca nera della Basilicata, non è un fatto da poco. Soprattutto se si tratta di un evento che ha scosso il capoluogo, qualcosa da cui la città non si è mai veramente “ripresa”. Vuoi per l’innocenza di Elisa, una ragazzina che poteva essere figlia, sorella, di ognuna delle famiglie potentine, vuoi per il dolore con il quale la famiglia Claps ha dovuto convivere per circa 17anni, quando fu “casualmente” ritrovato il corpo, o meglio le spoglie di ciò che era Elisa, nel sottotetto della Chiesa della Trinità nel centro storico di Potenza, quando alcuni operai fecero l’amara scoperta in fondo al sottotetto della chiesa dove la stessa Elisa si era recata il giorno della scomparsa, e non ne era più uscita. L’ultima volta che “vedrà” la luce della sua città, sarà in una bara bianca, il 2 luglio 2011 in piazza Don Bosco: la fa- miglia ha voluto una cerimonia all’aperto, fuori dalle mura della chiesa e una Messa officiata da don Marcello Cozzi, il coordinatore della rete Libera Basilicata, e da don Luigi Ciotti. La piazza gremita, una folla stretta in un abbraccio a lei e alla famiglia. Eppure, nonostante i funerali 18 anni dopo la scomparsa, e poi a 30 anni dall’accaduto, si sono susseguiti sempre dubbi e tormenti, la verità è sempre stata torbida. In forte contrasto con il sorriso limpido di Elisa.

I COMMENTI DEI POTENTINI SULLA FICTION

Sarà per tutto ciò che la città di Potenza ha un rapporto irrisolto con la scomparsa e il suo barbaro omicidio. Dunque ci siamo chiesti come vivono i potentini questa incursione di telecamere per raccontare al mondo questa storia feroce? L’abbiamo domandato direttamente a loro, in giro per la città, e le risposte sono state le più diverse. Qualcuno ha dubbi in merito: «Non so se davvero, in generale le fiction, possano riprodurre la situazione reale che è avvenuta; secondo me non potrà dire la verità sul caso di Elisa Claps, seppure si sa già quasi tutto ormai. È un episodio di cronaca negativa della nostra città, ma è giusto pure che si possa cercare di far luce anche attraverso una fiction se questo può essere utile». Dagli anziani forse le risposte più amareggiate sulla questione: «Non so cosa fa- ranno, è passato molto tempo. Povera ragazza. Quando uscirà la fiction la guarderò con interesse, perché certe cose dispiacciono troppo. E poi dentro una Chiesa, sono cose che non si fanno». Qualcuno alla nostra domanda preferisce invece non rispondere. Altri viceversa hanno opinioni ben precise: «Ho sentito parlare della fiction. Sono veramente felice che questa storia purtroppo così negativa, possa essere trasformata in una opera che faccia rivivere questa vicenda che ha fatto molto male a noi della Basilicata ma anche a tutta Italia. Spero che non si verifichino più episodi simili, anche se sfortunatamente sentiamo ancora la storia di Emanuela Orlandi e altre vicende. Noi l’abbiamo vissuta anche molto da vicino, l’ambiente è piccolo, ed anche se non sono di Potenza, tutti sapevano di questi retroscena, ma purtroppo tutto era sempre coperto da una “mancanza di trasparenza”, chiamiamola così, negli atti che venivano portati avanti». Tra i passanti, fermiamo casualmente anche un uomo, che ci dice essere il padre di uno dei ragazzi che ha preso parte alle selezioni per le comparse nella fiction: «Anche mio figlio ha partecipato al casting, spero che si possa far luce, che possa emergere un po’ di verità, anche se non tutta». Qualcuno dice di non conoscere bene la storia, ma esprime comunque una opinione in merito: «Ho segui- to poco la vicenda, non so- no molto al corrente, ma sicuramente sarà una cosa positiva perché parla di una storia vissuta, molto doloro- sa per la città di Potenza». Poi finalmente una donna: «Non so se può essere una cosa positiva o negativa. Potrebbe essere interessante conoscere tutti i risvolti effettivi, reali, però non mi sento di dare un giudizio in merito». Poi c’è ancora un uomo, anziano, che scinde la Chiesa intesa come edificio, dalle persone che ne fanno parte, e ci dice: «Penso che i guai li abbiano fatti in passato, però bisogna pure aprirla questa Chiesa della Trinità. I fabbricati non centrano niente secondo me, hanno sbagliato i preti, se hanno sbagliato. Certo, Elisa va rispettata per quel che è successo, povera figlia». Qualche altro si discosta dalla trama, e pensa che «sarà una opportunità per dare lavoro a qualcuno che vuol fare questa esperienza». Ed ancora: «Chissà magari mette in luce il capoluogo di regione che è un po’ dimenticato. Per il resto spero che stimoli qualcuno a fare un po’ di più contro la violenza sulle donne, ma concretamente però». Il sentimento e l’opinione più comune restano tuttavia il senso di giustizia: «È una buona idea questa fiction, almeno un po’ di storia verrà a galla, viste le cose che sono state nascoste». Insomma, girando per Potenza, l’opinione generale è di profonda tristezza per una vicenda mai dimenticata. Sa- rà anche il portone chiuso della Chiesa della Trinità, come ci ha detto qualcuno, che come una spada resta inflitta a testimonianza del- l’orrore. Sarà che, come tan- ti chiamano Elisa utilizzan- do la parola “figlia”, la sua storia è diventata un po’ la storia di tutti. I 30 anni che hanno accompagnato i potentini nel per- corso dalla scomparsa di Eli- sa al ritrovamento, ai funerali, alla dichiarazione del colpevole, passando però per infinite traversie, strade buie e lastricate di “non buone intenzioni”, hanno certamente contribuito a rendere l’abominio ancora più deplorevole. Le riprese della fiction cominceranno dunque e c’è da scommettere che l’attesa della messa in onda crescerà col tempo.

 

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