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L’UNICO SOPRAVVISSUTO, CIFARELLI SOTTO PROCESSO?

Congresso Costituente, Il Lucano De Filippo Nella Commissione Nazionale

Un partito strutturato sviluppa la sua azione su più livelli, un centro strategico, una rappresentanza istituzionale a livello centrale e una ramificazione territoriale articolata in eletti negli enti locali e in rappresentanti cittadini. Lo sa bene chi studia il partito politico, lo sapeva bene il Partito Comunista Italiano e anche la Democrazia Cristiana che sempre sono riusciti nel difficile compito di far remare verso la stessa direzione tutte le varie componenti logiche e dialettiche di un Partito Politico. Il Partito Democratico, nato dalla fusione della struttura democristiana con quella comunista, ha ereditato per anni questa capacità di far muovere come un corpo unico la direzione strategica, la rappresentanza istituzionale regionale e la ramificazione territoriale. Una capacità che era il frutto di mediazioni di interessi e di differenti posizionamenti.

LA FINE DI UN’EPOCA

Il Documento sottoscritto da vari amministratori locali del Partito Democratico lucano è il certificato chiaro e palese della fine di un’epoca. «Come amministratori locali delle province di Potenza e di Matera ci stiamo organizzando per partecipare a questa fase congressuale e mettere a disposizione di questa comunità esperienza e passione partendo proprio dai territori, affinché il nostro partito possa rimettersi in cammino rispetto alle prossime elezioni” scrivono i rappresentanti del territorio del Pd e, per chi sa leggere tra le righe, questo appare un vero e proprio segnale di sfiducia nei confronti della classe dirigente centrale dei Dem di Basilicata, accusati neanche troppo velatamente di essere responsabili dei personalismi che hanno fatto perdere al Partito 40.000 voti. Chi conosce le dinamiche ordinarie dei congressi, infatti, sa bene che gli eletti negli enti locali, i rappresentanti dei territori si schierano a supporto di questo o di quel “capo corrente”, rispondendo alla chiamata alle armi di chi li rappresenta nelle logiche di Partito e nelle Istituzioni. Per intenderci, e per riprendere lo schema organizzativo classici del Partito Politico che abbiamo riportato all’inizio dell’articolo le varie anime della Direzione Strategica (Dirigenti apicali di Partito, Capi Corrente, Deputati, Senatori, Consiglieri Regionali etc…) si misurano sulle linee strategiche, la struttura periferica per appartenenza o per convinzione si schiera nelle rispettive correnti. Con questo documento gli amministratori locali sfiduciano tutto il blocco della classe dirigente attuale del Pd per immaginare un «partito che riesca nuovamente a radicarsi tra le persone e nella società, superando le correnti, i litigi, e quelle dichiarazioni “gratuite” che molto spesso si fanno solo a danno del nostro partito».

CIFARELLI SOTTO PROCESSO?

Volendo analizzare la situazione attuale del PD non si può non dedurre come l’unico possibile oggetto degli strali della struttura del Partito sia il Capogruppo Cifarelli, unico sopravvissuto della classe dirigente del PD di Basilicata. In realtà Roberto Cifarel- li ha tante colpe e tante volte è stato oggetto di critiche da parte nostra ma sicuramente non è aduso a dichiarazioni gratuite anzi si è sempre tenuto fuori dalle polemiche di partito. Dopo il commissariamento di La Regina, l’uscita di Marcello Pittella, la mancata elezione di Vito De Filippo e Salvatore Margiotta, però, Cifarelli potrebbe essere ritenuto responsabile per l’unica colpa di essere l’ultimo sopravvissuto della generazione che ha guidato il Partito Democratico nella continua emorragia elettorale degli ultimi anni.

LA LEZIONE DAL TERRITORIO

Chiunque sia l’oggetto della polemica degli amministratori locali è evidente la frattura sempre più marcata tra il Pd degli enti locali e la classe dirigente centrale. Del resto se il Centrosinistra e il Pd vincono le elezioni provinciali e perdono le elezioni regionali e politiche, è anche perché alle elezioni provinciali votano soltanto le centinaia di eletti negli enti locali che rappresentano l’ultima spina dorsale della sinistra in Basilicata e che costituiscono la base senza vertice che rischia di perdere ogni appuntamento in cui serve maggiore strategia. Evidentemente questa base ha deciso di diventare vertice o, almeno, di provarci. La classe amministrativa degli Enti Locali in una Regione come la nostra è costituita da gente che viene eletta in piccoli comuni, conosce il territorio e ha dimostrato più volte la capacità di rappresentarlo e di sapere unire le mille differenza anziché dividersi in mille rivoli. Nei piccoli comuni a turno unico si vince se si riesce a trovare motivi per stare insieme e se si candidano persone credibili nelle rispettive comunità. Il Pd degli enti locali questo molto spesso riesce ancora a farlo, a livello centrale non riesce più da tempo. Questa iniezione di un nuovo metodo potrebbe essere un tentativo di superare questo gap. Sempre che i signori delle tessere, i potentati del Partito non riescano a stoppare questo cambiamento di prospettiva. A quel punto per il Pd non resterebbe che prendere atto dell’essersi chiuso in una elites autoreferenziale che è poi la causa della sconfitta permanente della sinistra.

Di Massimo Dellapenna

 

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