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LA MAFIA NON ESISTE, ANZI ESISTE

TACCO&SPILLO

Alla fine la cattura di Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss della mafia stragista, è servita anche da nemesi storica contro i detrattori delle intercettazioni e su cui s’è abbattuta la furia del procuratore capo Maurizio De Lucia durante la conferenza stampa a Palermo che, per gli onori della cronaca, ha visto campeggiare anche il generale dei carabinieri Rosario Castello, una vecchia e felice nostra conoscenza come della Basilicata. Ora lasciamo stare il pulpito che questo centrodestra d’indagati anima ovunque per riscrivere secondo convenienza le schifezze etiche di cui s’è macchiato e che conosciamo grazie alle intercettazioni pubblicate, ma l’arresto del latitante e la sua rete di complicità con imprenditoria e politica serve anche a riprendere l’occhio sui grandi affari che proprio la criminalità ha in Basilicata nel riciclaggio, nel traffico illecito dei rifiuti, perfino nell’eolico e su cui speriamo la DIA possa darci evidenza. Eppure mentre dalle parti della Regione si cinguetta di tutto, compresa la giornata contro la corruzione poi si rimane in silenzio assordante dinnanzi all’aumento vertiginoso delle interdittive antimafia emanate dalle Prefetture per contrastare l’illegalità. Scrive don Pino Puglisi:“La mafiosità si nutre e diffonde la cultura dell’illegalità.”

 

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