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FICTION CLAPS, ONERI E ONORI

Tra responsabilità non dimostrate, verità giudiziarie e voci cittadine: comprensione senza divisioni

Il “Caso Elisa Claps”, ovvero le vicende che riguardano l’assassinio della giovane potentina scomparsa nel 1993, il cui cadavere è stato ritrovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità a Potenza nel 2010, diventerà una fiction. Nel solco dei grandi film d’inchiesta, la Rai si prepara a raccontare l’episodio della morte della giovane potentina, delle indagini e del tardivo ritrovamento del cadavere 17 anni dopo la sua morte.

BLOOD ON THE ALTAR – IL CASO CLAPS

Sull’omicidio Claps si sono consumati fiumi di inchiostro e di racconti di retropensieri, tanto da favorire la nascita di un comitato che condiziona la Curia e la politica nella volontà di non aprire la Chiesa della Santissima Trinità. Non siamo in grado di anticipare la lettura che la fiction Rai darà alla vicenda che ha colpito la famiglia Claps e l’intera città di Potenza ma certamente il titolo lascia immaginare una lettura della storia nella quale si evidenzino responsabilità, non dimostrate ma oggetto di pettegolezzo e chiacchiericcio, da parte della Chiesa, del Clero e della Curia. Responsabilità che, se non di- rettamente legate all’omicidio, sarebbero quanto meno collegate o collegabili alle presunte coperture da parte delle strutture ecclesiastiche. È opportuno ricordare che la calunnia è un venticello sottile e le chiacchiere ripetute non si trasformano in fatti né tanto meno in verità. La vicenda giudiziaria che ha riguardato l’omicidio Claps non ha fatto emergere a nessun livello e in nessun modo le responsabilità della Chiesa o di qualsiasi ecclesiastico e, gettare oggi la croce addosso a Don Mimì che non può più difendersi, non è né lecito né corretto.

LA RIDDA DI VOCI

Potenza è stata per troppo tempo oggetto di voci e di pettegolezzi che hanno riguardato tutti e a tutti i livelli. Se ad “Oltre il Giardino” Michele Cannizzaro ha ricordato di essere stato al centro per anni al centro di pettegolezzi e voci maliziose che addirittura lo vo- levano complice dell’omicidio o dell’occultamento del cadavere, sono in tante le persone che sono state colpite dalle narrazioni sull’omicidio Claps. La Città è stata descritta come omertosa, la sua gente come complice o silenziosa testimone, in tanti hanno costruito carriere e fortune su racconti privi di fondamento e di riscontri oggettivi.

LA VERITÀ GIUDIZIARIA

Sulle scale che costeggiano lo storico ristorante di “fuori le mura”, fino a qualche anno fa campeggiava una targa di marmo che ricordava che in quel punto era stata vista Elisa per l’ultima volta. Quella targa non esiste più perché evidentemente, il ritrovamento del cadavere nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità esclude la veridicità di quel racconto. La verità giudiziaria attribuisce al solo Danilo Restivo la responsabilità dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere, senza che sia mai emersa nessuna responsabilità o complicità della Chiesa o di chiunque altri nella vicenda. Questo fatto è incontrovertibile sino a nuovi elementi che chiunque ne fosse in possesso avrebbe il dovere di sottoporre al vaglio della magistratura. Per quanto possa essere lacunosa, infatti, la verità giudiziaria è l’unica che si forma in un corretto contraddittorio tra le parti nella quale l’accusato può difendersi e l’accusatore ha il dovere di portare elementi oggettivi sui quali confrontarsi e misurarsi. Altre storia, altre descrizioni non hanno questa opportunità e si costruiscono come unilaterali, senza contraddittorio, senza possibilità di difesa e senza nessun vaglio terzo. La televisione ha si il diritto di produrre un’opera di fantasia ma ha il dovere di distinguere le ricostruzione fantasiose dalle verità emerse nelle aule di giustizia, in mancanza si limita a fare calunnie e storie.

CHIUDERE LA VICENDA

Potenza non è una città abituata a fatti di cronaca nera, è una cittadina di provincia e, in quanto tale, vive della serena e pia illusione che nel suo centro non si perda neanche un bambino. La morte violenta di una ragazza che andava in Chiesa e il suo ritrovamento nel sottotetto della Chiesa stessa, giustamente, distrugge queste certezze e cancella una sicurezza fatta di prassi lasciando una Città senza risposte e nello sgomento di quello che non si immaginava che sarebbe potuto mai accadere. L’omicidio Claps è stato sicuramente un dramma per la famiglia, ha stroncato una giovane vita e ha lasciato sgomenta la città ma è arrivato il momento che tutti noi riusciamo a capire che non esistono posti esenti dal dramma della morte violenta, che non esistono luoghi intoccabili. La fiction Rai sarà una grande opportunità per tutti se riuscirà a far capire ciò, rischia di diventare l’ennesima frattura in una comunità che sulla questione si è lacerata, se racconterà per l’ennesima volta retroscena clericali mai provati, complicità smentite dalle sentenze dando fiato e forma a pettegolezzi di provincia.

Di Massimo Dellapenna

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