
Il 13 gennaio ricorre la Giornata mondiale per il dialogo tra religioni e omosessualità. Istituita per la prima volta nel 1999, l’anno successivo alla morte di Alfredo Ormando, un intellettuale e poeta siciliano, che si tolse la vita dandosi fuoco in piazza San Pietro a Roma, per protestare contro omofobia espressa in quegli anni dalle gerarchie vaticane.
Da allora questa data è stata scelta per riflettere sul complesso rapporto che le fedi religiose e i loro rappresentanti hanno con le persone LGBT.
La riflessione sul rapporto tra le fedi e i diversi orientamenti sessuali di ognuno ed ognuna di noi rimane aperta, attuale oggi come nel 1998. Il dibattito si sviluppa attraverso aperture (più o meno timide e confermate), rinnovate condanne e prospettive di accoglienza.
Una giornata per diffondere consapevolezza su quanto c’è ancora da fare nella lotta a qualsiasi forma di discriminazione.
Il problema, nella maggior parte dei casi, non risiede nelle singole dottrine, quanto soprattutto nella loro estremizzazione. E poi Ignoranza, diffidenza e pregiudizi hanno prodotto spaccature profonde.
Non si tratta di un problema legato al passato. Purtroppo ancora oggi le cronache raccontano di omicidi efferati legati a motivi di fede. A più di vent’anni dì distanza dal forte gesto di Alfredo Ormando, in cui gridò tutta la sua disperazione di credente e omosessuale togliendosi la vita, alcune confessioni religiose hanno manifestato segnali di apertura, ma continuano contemporaneamente in altre gli atteggiamenti di condanna e esclusione.
Una delle questioni maggiormente dibattute è stato, ed è ancora, il concetto di famiglia e la possibilità, per persone dello stesso sesso, di contrarre matrimonio o di succedere nell’eredità del partner anche in considerazione dell’apertura del rito civile verso l’unione tra persone dello stesso sesso.
Da maggio 2020, il matrimonio ugualitario è permesso in ventotto Paesi del mondo.
Rispetto alla posizione della Chiesa cattolica, di recente, Papa Francesco ha dimostrato un’apertura verso l’unione tra omosessuali dichiarando, come è emerso anche dal docufilm «Francesco» del regista russo Evgeny Afineevsky che “gli omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente”.
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«Mi chiedo se un uomo già morto possa essere considerato un suicida. Mi rendo conto che il suicidio è una forma di ribellione a Dio, ma non riesco più a vivere, in verità sono già morto, il suicidio è la parte finale di una morte civile e psichica».
Queste le ultime parole che l’intellettuale siciliano Alfredo Ormando scrive ad un amico prima di darsi fuoco in Piazza S.Pietro.