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L’IDEA DI CITTÀ DI GUARENTE TRA TONI “FORTI” E DIBATTITO POLITICO “SCIALBO”

Un capoluogo morto e immobile, su cui il primo cittadino pare non avere alcuna progettualità

Si veste da terminator il sindaco Guarente e, commentando su fb i danni subiti dal bagno chimico del cantiere di Montereale dichiara che non vede l’ora che siano installate le telecamere già ordinate «per dare letteralmente la caccia a questi inetti e imbecilli che ogni giorno distruggono e imbrattano la nostra città!». Il tutto condito con una minaccia «vi prenderemo tutti, uno ad uno, e farò di tutto per farvi pagare economicamente, con gli interessi, tutto lo schifo che fate!» ed un auspicio «spero che abbandoniate questa città, che decidiate di andare a vivere in qualche eremo o pascolo isolato perché solo quello è il posto che meritate».

UN TONO POCO ISTITUZIONALE

Certo coloro i quali hanno distrutto il bagno chimico nel cantiere per la riqualificazione di Montereale non meritano nessuna forma di comprensione ma ci chiediamo se sia il caso che un sindaco minacci di andarli a prendere ad uno ad uno come in un rastrellamento, sperando che se ne vadano in qualche pascolo. Un tono da fight club che risponde alla violenza con la violenza, alla stupidità con la stupidità e che è stato immediatamente stigmatizzato da Luciano Petrullo, storico e nobile esponente della destra lucana che, con il suo solito coraggio e la sua solita arguzia non ha mancato di evidenziare che quel faccia a faccia sul piano della violenza “implica un ring tra pari”.

IL SONNO DELLE IDEE GENERA MOSTRI

Ci sentiamo di far nostro il ragionamento dell’avvocato Petrullo, cui non è addebitabile l’utilizzo massivo di sociologia spiccia né di un perbenismo perdonista, che evidenzia come sia assolutamente senza senso pretendete il rispetto delle norme scritte e non scritte dai giovani se chi amministra scende sul piano della protervia senza fornire alcun valore. Potenza appare una città morta, immobile, seduta su se stessa senza uno straccio di idea. Non ci uniremo mai a quelli che dicono che i vandali vanno compresi, che è una risposta comprensibile e tutto sommato giustificabile alla noia ma certamente un interrogativo sulle alternative che questa città offre andrebbe posta.

IL CAPODANNO DEL NULLA

In Basilicata ogni Comune si è messo in moto per organizzare qualche evento pubblico nella notte dell’ultimo dell’anno, la città che si fregia del titolo di capoluogo ha preferito dormire. Piazza Prefettura deserta, svuotata da ogni evento è la bandiera del fallimento di qualsiasi idea per la città. Del capodanno Rai non è rimasto niente, neanche la lezione da apprendere sulla capacità degli eventi di smuovere economia e cultura. La chiusura di Corso Garibaldi per qualche iniziativa dei commercianti della strada, un pomeriggio con i cavalli a Piazza Sedile e, poi, silenzio come in un film post apocalittico, come in un day after tomorrow casereccio.

DEBITI, PASSIVITÀ E CONTI DELLA SERVA

Il dibattito politico, scialbo come quello di una riunione condominiale, verte sui debiti pregressi e presenti e su poco altro mentre la città langue nella spazzatura, nel disordine e nell’immobilismo. A distanza di quattro anni dall’insediamento del sindaco leghista ci chiediamo quale sia l’idea di città che traspare dalle scelte amministrative, l’unica novità è un autovelox e qualche post violento. Ci sentiamo, per l’ennesima volta, di prendere in prestito le parole di Luciano Petrullo che, commentando la frase di Guarente ed il nullismo della sua attività amministrativa, ha evidenziato come il rispetto delle istituzioni sia altro e che non traspaia neanche minimamente nei cantieri fermi, nei nastri rossi ovunque, negli annunci apodittici cui non fa seguito l’azione e, soprattutto, la conclusione. Un richiamo al giovane Guarente che viene da un signore, un autentico galantuomo della destra che fu, di quella che non avrebbe mai ingaggiato un incontro di boxe nel fight club della politica ma sicuramente un’idea di città sarebbe stata in grado di esprimerla e realizzarla. Evidentemente Dio ha dato il pane del consenso a chi non ha i denti della progettualità.

Di Massimo Dellapenna

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