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UNESCO, PISTICCI UNITO PER IL RIONE “DIRUPO”

«Un luogo capace di parlare al mondo, che rappresenta un modello di città e un modo di essere comunità»

L’antico Rione Dirupo a Pisticci, è al centro della candidatura Unesco. A darne notizia l’Amministrazione comunale che spiega: «Il primo piccolo ma importante passo è stato fatto. Il Consiglio Comunale, nella seduta dello scorso 15 dicembre, si è espresso all’unanimità a favore dell’attivazione della procedura che potrebbe condurre a candidare il “Dirupo” all’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco».

Si tratta di un percorso lungo e complesso. «È un passo importante e dall’altissimo valore simbolico. L’Organo diretta espressione della volontà cittadina si è espresso unanimemente a favore di un’iniziativa che potrebbe portare il territorio all’attenzione di scenari mondiali. È quindi importante che sia stato il Consiglio – e non solo una parte politica – a farsi formalmente promotore e sostenitore dell’iniziativa. Il voto unanime reso dal Consiglio è in questo senso un primo segnale importante. Un segnale di unità lanciato alla cittadinanza tutta che, speriamo, possa essere raccolto. Insieme alla comunità occorre ora credere e lavorare alla realizzazione del risultato».

Il percorso però non è semplice e prevede alcune tappe, che dalla Casa Comunale illustrano: «La prima tappa intermedia è la candidatura alla cosiddetta Lista Propositiva (o Tentative List). La Lista Propositiva è un “inventario” che ciascuno Stato fa dei beni esistenti all’interno dei suoi confini che possano considerarsi patrimonio culturale e/o naturale con potenziale valore universale e pertanto risultino idonei alla successiva iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale. È appunto da tale “inventario” che gli Stati possono poi attingere per proporre beni da candidare al Patrimonio Mondiale».

L’obiettivo non è meramente velleitario. Al contrario, «sebbene non scontato, ha concrete possibilità di essere centrato -incalzano li amministratori- Il Dirupo – al netto di problemi pur esistenti – per storia e caratteristiche architettoniche, urbanistiche e paesaggistiche, presenta molteplici elementi che sembrano integrare uno o più dei criteri che sono il presupposto dell’inclusione nel Patrimonio Mondiale (deve essere infatti dimostrata la ricorrenza di almeno uno dei dieci criteri dettati dall’Unesco). La storia di resilienza del sito, la tipologia edilizia della “Lammia”, il modello urbanistico – architettonico delle case “a schiera”, il rapporto armonico e di integrazione con il contesto ambientale (si pensi all’uso esclusivo di materiali a chilometri zero), lo stretto nesso esistente con una civiltà contadina ormai scomparsa, rendono il Dirupo un luogo capace di parlare al mondo. Un luogo che rappresenta un modello di città – e, quindi, un modo di essere comunità – espressione di valori di portata universale che meritano di essere salvaguardati e riconosciuti».

 

Si tratta del Rione più caratteristico del centro urbano pisticcese. Una nefasta frana risalente al 1688, ricordata come La notte di Sant’Apollonia, lo distrusse assieme al limitrofo rione Purgatorio causando la morte di molte persone. Nonostante ciò però, la popolazione si rifiutò di abbandonare il luogo per trasferirsi a valle, così in memoria di quanto accaduto fu deciso di costruire casette filari realizzate con materiali di scarto e di risulta dagli stessi abitanti che si rifiutarono di abbandonare il luogo. Il risultato finale fu la creazione di un nuovo rione che si contraddistingueva da tutti gli altri per la presenza di queste “casedde” filari bianche.

Il progetto dell’Amministrazione Pisticcese è ambizioso, ma non impossibile, l’Italia è difatti il paese che detiene il maggior numero di siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco. «Sono 58 quelli riconosciuti “patrimonio dell’umanità” -spiegano dalla Casa Comunale- Tra questi ci sono i “nostri” Sassi di Matera».

Emanuela Calabrese

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