EUROPA, DAL RATTO ALL’UTOPIA POLITICA
L’approfondimento di Antonella Pellettieri
Europa è un nome di cui si ha testimonianza sin dalle prime fonti letterarie che ci sono state tramandate: nel VIII secolo a.C. Omero ne parla nell’Iliade come de la figlia del glorioso Fenice, / che mi partorì Minosse e Radamanto pari agli dèi: a parlare era Zeus, re degli dei, che amò Europa. Ma solo con il Catalogo delle donne di Esiodo riusciamo a capire come nacque e si sviluppò questo amore. Successivamente il mito si riempì di particolari con gli scritti di Pindaro, Euripide e Apollonio Rodio ma fu solo con le Metamorfosi di Ovidio che questo mito ebbe tanta fama e fu trasmesso all’ Età Medievale e Moderna . Così scriveva Ovidio “Non vanno d’accordo, non stanno insieme maestà ed amore: lasciata la gravità dello scettro, il padre e signore di tutti gli dèi, che ha la destra armata di fulmini a tripla punta, che scuote il mondo con il suo cenno, assume l’aspetto di un toro, e muggisce in mezzo alle giovenche, e cammina, bellissimo, sull’erba tenera. Ha il colore della neve che non è mai stata calcata dalla pianta di un duro piede, né sciolta dall’Austro piovoso. Il collo è gonfio di muscoli, dalle spalle pende la giogaia, ha corna piccole, però che sembrano fatte a mano, e sono più lucide di una gemma pura. Nessuna minaccia in fronte, lo sguardo non fa paura, il muso è in pace. Lo contempla la figlia di Agenore, come è bello, e non minaccia battaglie; ma, per quanto mite, ha paura a toccarlo dapprima, poi gli si accosta e porge fiori davanti al candido muso. Ne gode l’innamorato e, in attesa del piacere che spera, le bacia le mani. A stento riesce a rinviare il resto, e ora scherza e le salta intorno sull’erba verde, ora stende il candido fianco sulla sabbia bionda e, tolto un po’ alla volta il timore, le offre il petto da toccare con la mano virginea, e le corna da inghirlandare di fiori freschi. La figlia del re osa anche, senza sapere chi è, sedergli in groppa, e il dio si allontana senza parere dal lido, mettendo sulla battigia le sue false orme; poi va avanti e si porta la preda in mezzo al mare. Lei guarda terrorizzata la spiaggia che si allontana, e tiene con la destra un corno: l’altra mano sta sulla groppa e le vesti tremando si gonfiano al vento.” Europa verrà portata a Creta dove sarà amata da Giove che per dimostrare il suo amore chiamò Europa quell’isola e formò una costellazione di stelle dal colore bianco con le sembianze di un toro che pose fra i segni dello zodiaco. La principessa Europa partorirà tre figli: Minosse che diventerà re di Creta, Radamanto e Sarpedone che saranno adottati da Asterio che, in seguito, sposerà Europa. Prima di tornare sull’Olimpo, Zeus lasciò tre doni ad Europa: un gigante di bronzo di nome Talos guardiano di Creta, Lealaps che era un cane addestrato e un giavellotto dalla mira infallibile. La bellissima principessa fenicia, figlia di Agenore e Telefessa, fu cercata a lungo dai tre fratelli e dalla madre ma nessuno la trovò. Durante questi viaggi alla ricerca di Europa, il fratello Fenix fondò la Fenicia, Celix, arrivòin Asia Minore e divenne re dei Cilici. Cadmo arrivò invece in Grecia e fondò la città di Tebe; a Cadmo è attribuita la trasmissione dell’alfabeto dalla Grecia in Fenicia, la Fenicia era ubicata dove oggi c’è il Libano in una stretta lingua di terra fra l’Asia e l’Africa. Anche Orazio nelle Odi scrive che la dea Venere, dopo il rapimento, ricorda a Europa il grande privilegio che avrà poiché una parte del mondo porterà il nome Europa. Ed è proprio Orazio a far intendere il modo ambivalente con cui Europa vive il rapimento “se uno consegnasse ora alla mia rabbia il toro infame farei di tutto per straziare e troncare col ferro le corna del mostro che ho amato poco fa”. Il grande Orazio che sa descrivere la colpa, la rabbia ma anche l’amore! Questo bellissimo mito è pieno di simboli che bisogna saper riconoscere: è la storia imprevedibile di un viaggio nello spazio e nel tempo. Anche l’arte lo raffigura di frequente nel corso dei secoli: la prima testimonianza risale al 580 a.C. ed è stata ritrovata nel tempio di Selinunde: ritrae Europa che seduta sul toro attraversa il mare verso la Grecia. Mi preme segnalare che oltre i famosi dipinti di Rembrand, Tiziano, Botero e tantissimi altri artisti di grande fama vi è un vaso denominato il vaso più bello del mondo che è stato realizzato a Paestum da Assteas nel IV secolo a.C. come possiamo leggere dalla firma sul vaso. Si tratta di un cratere a figure rosse alto 70 cm. e largo 60 cm. che solo da qualche anno è stato recuperato dai Carabinieri in seguito al furto di una organizzazione criminale che dalla Svizzera lo ha venduto al Getty Museum: oggi si può ammirare presso il Museo Nazionale del Sannio sito presso il Castello di Montesarchio. Il cratere di Assteas, simbolo dell’identità europea, ha rappresentato l’Italia nella mostra presso il Quirinale “Capolavori dell’arte europea” in occasione del cinquantenario della firma dei Trattati di Roma. Il mito di Europa è stato utilizzato politicamente nel corso dei secoli in mille modi diversi. In questa rappresentazione si vuole evidenziare una donna che è capace di unire l’Oriente all’Occidente e fondere le tradizioni per creare una nuova civiltà. Non è un caso che sia rappresentata sulla moneta da due euro del conio greco mentre galoppa sul toro: Europa è il ponte fra Oriente e Occidente e quanto sono antiche le nazioni europee, tanto antica è l’Europa. E ben si evidenzia subito il concetto che l’Europa è composta da molti paesi del passato e recenti che nascono, crescono e si trasformano nel corso dei millenni e arrivano ad una unione economica e finanziaria solo nel XXI secolo: faticosamente si sta unendo negli altri aspetti. Forse l’identità culturale dell’Europa può avere sede solo nel pluralismo culturale e nella diversità. Chabod la descrive con parole degne di nota “L’Europa dei letterati, degli uomini uniti nel culto della intelligenza, dei dotti, che apportano luce di civiltà là dove altrimenti non sarebbe se non barbarie: è un elemento d’importanza fondamentale per la storia del concetto di Europa, dell’Europa morale e civile di cui andiamo cercando l’origine”. Risulta complicato, complesso e ritengo inutile cercare di sintetizzare la storia dell’Europa in un articolo giornalistico: per chi vuole approfondire segnalo la Storia d’Europa che a me piace di più, quella di Giuseppe Galasso uscita nel 2001 per i tipi Laterza. E comunque ho scritto tutte queste parole per sottolineare che Europa è stata rapita dal re degli dei dell’Olimpo perché era bella e pura, non può essere rapita, nuovamente, da burocrati e politicanti senza scrupoli e privi del potere e della autorevolezza di Giove. Chi decide di farsi eleggere presso il Parlamento Europeo deve avere ben chiaro che porta sulle spalle la storia, le tradizioni, l’arte e la bellezza dei tanti popoli che da millenni hanno abitato questi territori dai confini labili e diluiti spesso dalle guerre e le successive spartizioni territoriali. Lo aveva avvertito con chiarezza già Catullo quanto la guerra potesse essere nefasta per questo continente utilizzando come esempio la guerra di Troia “Troia (nefas!) commune sepulcrum Asiae Europaeque”. Oltre l’attuale guerra in corso ancora ai confini verso l’Oriente, esiste la corruzione che attraversa mari e monti e minaccia le fondamenta del sogno europeo. Un sogno che esiste da sempre a prescindere dai desiderata privi di conoscenza e cultura di chi crede che far parte dell’Europa è una scelta politica: noi siamo parte dell’Europa che è uno spazio geografico e che per essere unita ha bisogno ancora di rodaggio e trasformazioni e non di ladroni con i sacchi pieni di soldi sulle spalle come la Banda Bassotti di disneyana memoria.
Di Antonella Pellettieri