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DA LATRONICO L’IDEA DI ARTE PUBBLICA

L’approfondimento di Maria De Carlo

Pensando ai nostri “centri storici” e al loro fascino simile ad un museo a cielo aperto, ci viene incontro un’esperienza meravigliosa che mette insieme arte, natura, relazioni, creatività, bellezza, benessere, apertura… e l’elenco potrebbe continuare, ma lascio a voi la scelta. Mi riferisco al progetto-associazione “A cielo aperto in una stanza”, a Latronico, il borgo panoramico dei calanchi, il luogo della natura e del Monte Alpi e del pesce fossile di 30 mila anni fa. Latronico è conosciuto dai più per le Terme, per le sue acque bicarbonato calciche sulfuree e per il suo Museo del termalismo. Ma di particolare interesse è l’opera “Earth Cinema” dell’artista Anish Kapoor, un’opera (nella zona verde termale) che rappresenta il “cinema di terra” cioè un taglio scavato nella terra che permette da parte del visitatore l’entrata dai due lati e, come al cinema, poter vedere l’interno delle viscere del terreno. Come pure interessante è il Palio rionale di san’Egidio. Ma mi fermo. Voglio portare l’attenzione su un interessante progetto di arte pubblica –“A cielo aperto in una stanza”- che, come si legge nel sito dedicato vuol essere “un’occasione per fare il punto sul senso e sui possibili sviluppi dell’arte in relazione al territorio e alle sue specificità”. Un’idea nata dal duo artistico Bianco-Valente (Giovanna Bianco e Pino Valente) e Pasquale Campanella, con l’intento di recuperare il territorio attraverso la narrazione, la storia, le memorie di chi vi abita e/o di chi vi è abitato. Un’attività svolta in sinergia con l’associazione culturale Vincenzo De Luca. La novità è aver dato vita ad un incontro-invito con gli artisti che per un breve periodo si fermano nel borgo di Latronico. Dall’incontro con il posto, con gli abitanti nasce qualcosa di bello. Apertura, accoglienza e dialogo con gli artisti. Questa la carta vincente. Una meraviglia! Facciamo spazio agli artisti. Cerchiamoli e amiamoli. Gli artisti vedono dove noi ancora non riusciamo ad arrivare, a loro il dono di accompagnarci lungo le vie dell’immaginazione e di sostituire l’impossibile al possibile, l’invisibile al visibile. Gli artisti rendono presente, attraverso il simbolico e l’immateriale nuovi incontri, nuove vite, nuove relazioni, nuovi luoghi. Forse bisogna ripartire dall’incontro con loro per realizzare nuovi pensieri e nuovi visioni. Sarà interessante ripartire da questi “incontri” tra storia, arte e natura animati dalle relazioni perché è nella relazione-dialogo autentico una possibile vitalizzazione dei luoghi che abitiamo, al di là dei grandi numeri (che stanno divenendo sempre più esigui). Non è la quantità quello che ci aiuta a riappropriarci delle nostre esistenze, bensì la qualità che ci restituisce bellezza e dignità. Ed è nella relazione tra artisti e donne e uomini semplici del posto che si costruiscono nuovi percorsi di una presenza felice nel qui e ora. Un appello dunque ai sindaci dei nostri Comuni, a trovare pur nella propria specificità e identità uno spazio per gli artisti di ogni dove.

Di Maria De Carlo

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