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L’AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE COSTERÀ ALLE IMPRESE LUCANE 60 MILIONI DI EURO

Caro prestiti, secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre il rialzo sarà più marcato nel Potentino rispetto al Materano

Nel tentativo di raffreddare la spinta inflazionistica, l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale europea (Bce) comporterà, tra il 2023 e il 2022, un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro. A segnalarlo è l’Ufficio studi dell’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia Mestre. Quasi due terzi dei 15 miliardi di maggiore costo del denaro che le aziende dovranno farsi carico l’anno prossimo saranno riconducibili alle imprese del Nord. Ciò poiché le regioni più penalizzate da «questo ritocco all’insù» dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito: vale a dire la Lombardia (+4,33 miliardi di euro), il Lazio e l’Emilia Romagna (entrambe +1,57 miliardi), il Veneto (+1,52 miliardi) e il Piemonte (+ 1 miliardo). Nella classifica nazionale, la Basilicata si piazza al 18esimo posto: il maggior costo per interessi è stato stimato come pari a 60 milioni di euro. A seguire, la Valle d’Aosta (+39 milioni di euro) e il Molise (+29 milioni di euro). La stima è stata “costruita” ipotizzando un aumento medio dei tassi di interesse del 2 per cento tra il 2023 e il 2022. Pertanto, applicando un tasso di incremento degli interessi medio del 2 per cento ai 749,2 miliardi complessivi di consistenze degli impieghi erogati alle imprese al 30 settembre scorso, l’anno prossimo queste ultime subiranno un aumento del costo del denaro pari a 14,9 miliardi di euro. Per la Basilicata, l’aumento è stato tarato per l’appunto sugli impieghi alle imprese al 30 settembre scorso, ovvero sulla cifra di poco più di 3 miliardi di euro. L’aumento dei costi per interessi sui prestiti alle imprese nel 2023, è stato stimato anche a livello provinciale. Il rialzo è più marcato per la provincia di Potenza che in quella di Matera. Il Potentino, al 79esimo posto su 107 province italiane, si stima farà registrare +37 milioni e 100 mila euro, mentre il Materano, al 94esimo posto, +23 milioni e 100 mila euro. Chiudono la graduatoria a livello nazionale Enna con maggiori costi pari a 9,7 milioni, Isernia con 9,5 e Vibo Valentia con 9,3 milioni di euro. Mentre invece, a livello territoriale, Milano sarà la provincia più “penalizzata” d’Italia: le imprese ubicate nel capoluogo regionale lombardo dovranno farsi carico nel 2023 di un maggior aggravio dovuto all’aumento dei tassi di interesse pari a 2,3 miliardi di euro. Seguono le provincie di Roma con 1,4 miliardi, Torino con 567,5 milioni di euro, Brescia con 524,3 milioni e Bologna con 403,9 milioni di euro. Gli aumenti dei tassi di interesse, come precisato nello studio della Cgia di Mestre, «avranno anche delle ricadute negative sulla spesa delle famiglie, sugli investimenti delle imprese e sul costo del nostro debito pubblico: i nuovi aumenti dei tassi, quindi, potrebbero contribuire a frenare una crescita economica che l’anno prossimo in Italia dovrebbe attestarsi sullo 0,3-0,4 per cento». Se confermato, tra il molto probabile e l’inevitabile anche le ricadute negative sull’occupazione.

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